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Politica & Istituzioni

Lollo, il cognato d’italia che voleva essere Attila

Giorgia Meloni non ha saputo circondarsi da qualcuno che andasse oltre la sua cerchia personale. Prigioniera della sua stessa fratellanza. O di un cognato tanto ignorante, quanto sgangherato

di Maurizio Crippa

Cognato d’Italia. I casi personali della vita certe volte si trasformano in autentici destini. Così, non bastasse da sé come memoria segnaletica quel cognome fin troppo Hollywood sul Tevere, ha sposato la sorella, la sorella che aveva nel destino di diventare la sorella d’Italia. Alessia, la sorella di Giorgia. E lui, gajardo militante del Fronte della Gioventù che forse si immaginava una vita da Attila Fratello di Dio, s’è ritrovato appiccicato quel soprannome indelebile, cognato d’Italia. Uno di quei nomignoli che le circostanze ritagliano su misura, che escono dal circolo della politica, diventano vox populi. Cosicché Francesco Lollobrigida, ora addetto all’Agricoltura e al sacro cibo naturaliter sovrano, potrà anche diventare re, un giorno: ma per il popolo sempre resterà il Cognato d’Italia.

Irruente è irruente, casinista come un capoclasse, tonitruante come un capomanipolo. Insomma di uno di quegli sbadati linguistici (e politici) che si dimenticano sempre di lasciarsi una porta aperta dietro le spalle, una via di fuga per la retromarcia. “Lollo” la spara sempre grossa, per primo, come se non ci fosse un futuro. In questo, più che alla cognata Giorgia, alla sorella d’Italia che ha fatto dell’attenzione una virtù politica, Francesco Lollobrigida somiglia più a Matteo Salvini: l’irrefrenabile coazione a spararla grossa, a caso.

L’ultima, la orribile — poiché non c’è nessuno che non veda che non è una “gaffe”, è il rutto di una cattiva digestione profonda — è la sparata sulla sostituzione etnica. Così grossa e plateale che in un Paese normale sarebbe bastata. Non fosse che in Italia l’opposizione è una massa gassosa parolaia pavloviana, che permette al presente governo di dormire sonni tranquilli. Ma Lollo è così, più ignorante o più sgangherato non sapremmo dire (una laurea in giurisprudenza in Italia non si nega a nessuno), e non si è accorto, no, che “sostituzione etnica” è un mito nazista, anzi di esoterismi razziali che vengono da più lontano ancora. Che è una tragedia mussoliniana, e oggi una bandiera dei peggiori complottisti da social e dark web.

Monica Guerzoni del Corriere gli ha gettato un salvagente: «Davvero un ministro del suo calibro non sa nulla del piano Kalergi, che trova credito nell’estrema destra sovranista?». Ma lui petto in fuori però non l’ha raccolto e ha continuato ad annaspare nelle sue perigliose acque: «Nelle mie parole non c’era alcun riferimento a visioni ben lontane dalla mia formazione. Non credo sia corretto definirmi ignorante perché fino a ieri non sapevo chi fosse il signor Kalergi. Ho letto molto nella vita, ma non perdo tempo con folli e complottisti a cui la sinistra dedica molta attenzione». Usare le parole dei complottisti senza manco saperlo. Non proprio una grande scuola politica. E via così, si potrebbero enumerare sparate irriflessive d’ogni tipo, dall’Europa che vuole farci mangiare carne di plastica alla virtù contadina. Per onorare il 25 Aprile, nel vano tentativo di zittire La Russa, se n’è uscito con un “basta con il fascismo degli antifascisti” da far cadere le braccia a chi sperava in una citazione non diciamo di De Felice, ma almeno Bruno Vespa.

Eppure va così. Una vita da militante, tutta una carriera interna alla politica. Vent’anni al fianco di Giorgia, fedele e sodale. Tanto che adesso c’è chi perfidamente nota che sia lei, Giorgia, la “cognata” e lui il vero caporione.

Non sapremmo dire, ma senza dubbio Lollo incarna un doppio equivoco, e un unico problema. C’è nella traiettoria politica di Fratelli d’Italia una mancanza di costruzione e di selezione di una classe politica, dirigente, di qualità o almeno di accettabile preparazione: i leader di oggi, erano i ragazzi di Colle Oppio di ieri. Giorgia, la sorella d’Italia, non ha saputo circondarsi dì qualcuno che andasse oltre la sua cerchia, familiare o amicale. Prigioniera di una fratellanza. O di un cognato.


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