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Il governo partecipato di Pienza

Non arriva a 2mila abitanti, ma conta oltre un milione di visitatori in un anno. Pienza, sogno della Val D'Orcia, raccontata dal suo sindaco, Manolo Garosi, 42 anni, farmacista, che fin dal 2009 partecipa al governo del piccolo comune toscano e che dal 2019 guida "la città ideale" patrimonio Unesco

di Gabriella Debora Giorgione

Dopo Barolo, Pienza. È casuale, vogliamo dirlo. Ma in qualche modo, mentre continua il nostro viaggio nei piccoli Comuni italiani, questa tappa a Pienza riprende la narrazione dei Comuni che son talmente famosi da farti dimenticare che sono anche Enti locali con i loro atti e procedimenti amministrativi, i problemi, le risorse, i sogni ancora da realizzare.

Anche il numero di cellulare è sul sito: scriviamo, risponde. È un attimo. Ci sentiamo, fissiamo l'intervista. Manolo Garosi, 42 anni, farmacista, è il sindaco di Pienza, provincia di Siena. Più che un Comune, un'icona della Toscana: vino, formaggio, patrimonio Unesco, selfie al tramonto a staglio sulle colline verdi che sembran finte. Praticamente, il sogno italiano più sognato in ogni continente. Ma pur sempre un piccolo comune italiano di neanche 2mila abitanti che negli ultimi dieci anni ne ha persi 200.
Arriviamo a casa Garosi che la piccola Cora giochicchia tra divano e sala: biondissima e vivace, ci lascia tutto il tempo dell'intervista e si agita felice solo al rientro a casa della mamma, ingegnere di origine tedesche che oggi è responsabile dell'area tecnica del Comune di San Quirico d'Orcia, storicamente rivale di Pienza. Si sono conosciuti perché lei, in precedenza, aveva avuto un incarico al Comune di Pienza e lì galeotto fu il Consiglio comunale…

Lei era già in Consiglio comunale prima di essere sindaco, vero?
Sì, sono stato consigliere di maggioranza per dieci anni: dal 2009 al 2014 e dal 2014 al 2019, anno della mia elezione a sindaco. Avevo delega all’ambiente, ai rifiuti, alle energie alternative. Con alcuni amici che erano stati svariati anni nella minoranza in consiglio comunale volevamo imprimere un cambiamento nella situazione amministrativa del nostro comune. E così mi sono lasciato trascinare nell’impegno attivo, ma d’altra parte io arrivavo anche da una militanza in ambito universitario prima come consigliere del Comitato della didattica, poi in consiglio di Ateneo.

Cosa volevate cambiare a Pienza?
L’esigenza principale del cambiamento era di fare in modo che le decisioni politiche importanti per la nostra comunità fossero prese a livello locale e coinvolgendo i cittadini, rispetto all’abitudine di scelte politiche prese a livello partitico sovracomunale che venivano sentite dai cittadini come imposte dall'alto. Soprattutto nell'amministrazione precedente alle nostre c’erano state molte scelte non condivise con i cittadini e questo ha fatto scattare diciamo la molla a tante persone che ci hanno chiesto di impegnarci per questo cambiamento.

Come vi siete organizzati?
Inizialmente il luogo di ritrovo era un'osteria si trovava dietro il Comune…

Beh, bel luogo per le riunioni politiche…
Sì, decisamente…era un'osteria di un nostro amico consigliere comunale e si trovava, guarda caso, nella piazza antistante il comune dove c’era l’archivio di atti, di documentazione e di regolamenti comunali. Dopo la chiusura serale dell’osteria, lui ci informava su tutto. Eravamo a volte in tre, a volte in sei. Abbiamo fatto dei gruppi di lavoro per la stesura dei programmi elettorali a cui hanno partecipato sia cittadini liberi che associazioni e imprenditori: ogni settore, la sua proposta. Tutte le proposte sono state portate nell'assemblea composta da tutti i cittadini che avevano preso parte ai gruppi di lavoro e a maggioranza si è votato se accettarle nel programma elettorale oppure no.

Pecorino, Orcia Doc e democrazia partecipata, bello! Ma fuori dalla battuta: di cosa soffriva Pienza?
Mancava una presenza capillare dei vari delegati dell'amministrazione nei vari settori. E questa volontà di cambiamento è testimoniata dal fatto che la prima volta abbiamo vinto con il 52% e la seconda con oltre il 69%.

Sindaco, a spopolamento come stiamo?
Negli ultimi dieci anni abbiamo perso 200 abitanti. Oggi su circa 2mila abitanti, solo l’8% è composto da giovani.

Pienza è il sogno di milioni di persone, ma perché non restare o venire ad abitarci?
Affitti troppo alti, quindi per le giovani coppie trovare un'abitazione è difficile. Inoltre, gli sbocchi lavorativi sono solo quelli del primario e del terziario, non ci sono imprese o fabbriche, non c’è lavoro che possa essere collegato al titolo di studio, magari universitario, che può avere un giovane.

Quali strategie avete messo in campo?
Quello che il comune può fare è abbastanza limitato: abbiamo cercato di dare gli sgravi fiscali per i primi tre anni di Tari alle aziende che aprono; abbiamo cercato di sostenere il bonus affitti in base all'Isee e abbiamo varato tutta una serie di sgravi sui servizi scolastici. Pienza ha un esteso patrimonio di edilizia popolare residenziale, in tutto una sessantina di appartamenti, ma ne ha diritto chi ha redditi molto bassi, quindi pensionati o persone che hanno bisogno di sostegno economico e sociale, il che mette fuori da questi diritti la fascia media e le giovani coppie. Dal momento che Pienza è legata ad un forte fenomeno di turismo, abbiamo inciso sul divieto, all'interno del centro storico che è sito UNESCO, di variazione della destinazione d’uso delle abitazioni a strutture ricettive e impedito che le attività artigianali diventassero ristoranti, bar e pizzerie.

Qual è stato il picco massimo delle presenze?
Un milione e mezzo di presenze che non hanno pernottato, nel 2021. Per questo tipo di turismo abbiamo imposto una tassa di presenza giornaliera perché è tutto difficilmente sostenibile e dobbiamo raddoppiare raccolta differenziata, gestione delle soste nei parcheggi, pulizia e decoro urbano. Per quelli che, invece, arrivano in autobus, visitano musei e scelgono di pernottare non c’è tassa di sbarco.

Scuole?
Abbiamo la scuola materna, poi una sezione alla primaria ed una sezione alla secondaria di primo grado, oltre a 10 iscritti all’asilo nido comunale, abbiamo 14-15 bambini nuovi nati sia nel 2021 che nel 2022. Le superiori sono a Montepulciano, 12 km da Pienza.

Che sistema di welfare ha Pienza?
Non abbiamo una RSA, purtroppo, perché avremmo avuto pochi posti e con una retta molto alta. Abbiamo centri anziani molto attivi che ci supportano per la consegna a domicilio dei pasti che vengono preparati nella mensa comunale e poi abbiamo una forte presenza dei servizi del Distretto socio-sanitario di Montepulciano che segue i casi di disagio psichico e invalidità.

Regolamento comunale contro il gioco d’azzardo?
Non ce l'abbiamo anche perché abbiamo solo un locale che ha installato le slot machine e non ci sono segnalazioni di particolari casi di ludopatìa.

Conosce i budget di salute?
No. Però abbiamo una presenza di cinque-sei inserimenti socio-terapeutici che vengono fatti a livello comunale: l'assistente sociale della ASL segnala casi di persone che possono prestare attività lavorativa nel comune per la qaule ricevono una mensilità proporzionale al numero di ore della loro attività. È un meccanismo che è gestito a livello della nostra ASL.

Conosce il sistema Sai per l’accoglienza diffusa nei comuni delle persone migranti?
No. Un sistema come lei lo descrive da noi viene gestito con la Prefettura dalla Cooperativa di comunità di Monticchiello che ha avuto dal Comune un’abitazione nella quale risiedono appunto ragazzi che poi hanno inserimenti lavorativi nel settore turistico.

Pnrr: come siamo messi?
Abbiamo presentato un bellissimo progetto sulla riqualificazione del cassero della torre di Monticchiello e del parco intorno alla torre però non siamo stati finanziati. Abbiamo vinto tutti quelli sulla digitalizzazione e tutti quelli sull'efficientamento energetico.

Torniamo al settore primario, sindaco: è la terza volta che vengo a Pienza, ma tutte queste pecore per tutto il pecorino io non le ho viste.
Gli allevamenti locali nel comune di Pienza si possono contare sulla punta di una mano sono tre o quattro. Diciamo che non vede le pecore in Val d'Orcia chiaramente nella campagna prettamente pientina da cartolina perché la Val d'Orcia ha una vocazione cerealicola e quindi non è adibita a pascolo, mentre nei limiti di territorio comunale tra Pienza e Trequanda e tra Pienza e Montepulciano lì ci sono allevamenti di pecore. Una parte della produzione del pecorino di Pienza viene fatta nel comune di Radicofani e anche nel comune di Trequanda e di Montepulciano. Il Comune di Pienza da anni che sta cercando di creare un marchio pecorino di Pienza Doc ma non ci sta riuscendo perché non riusciamo a mettere d'accordo i produttori di latte. C’è stato un tentativo di creare un consorzio, ma non c'è accordo proprio tra i produttori perché ci sono varie tecniche di trattamento e di produzione perché non essendoci disciplinare ogni azienda producendo un pecorino secondo la memoria storica dell'azienda stessa difficilmente si mette d'accordo su un disciplinare preciso che mette dei paletti molto ferrei tali da permettere il riconoscimento di pecorino di Pienza Doc perché ci sarebbe una perdita economica.

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