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Economia & Impresa sociale 

Cooperare&comunicare: usciamo dal recinto delle “buone notizie”

«Il protagonismo della cooperazione passa da una nuova strategia di comunicazione e presenza nella transizione digitale: il futuro è nella radice storica di rottura come a fine anni settanta quando le cooperative aprirono le porte dei manicomi». Il responsabile comunicazione di Legacoopsociali interviene nel dibattito lanciato Andrea Morniroli e Marisa Parmigiani su queste colonne su quale sia oggi il ruolo della cooperazione nella lotta contro le disuguaglianze

di Giuseppe Manzo

Partiamo dalla fine. Nella conclusione del documento “Per un’economia più giusta La cooperazione come argine delle disuguaglianze e abilitatore di giustizia sociale” è scritto: “promuovere un maggiore protagonismo della cooperazione per un contributo significativo ed incontrovertibile sulla società che sia in linea con uno sviluppo equo e sostenibile”. Questo diventa il punto cruciale del dibattito lanciato su Vita.it da Andrea Morniroli e Marisa Parmigiani soprattutto dal punto di vista di chi ha il ruolo di elaborare le strategie di comunicazione per le cooperative sociali di Legacoop. C’è uno spartiacque storico da cui nasce l’esigenza di sviluppare un dibattito che guarda al futuro: la pandemia. I due anni di lockdown e zone rosse hanno determinato gravi conseguenze sociali e sanitarie nel Paese acuendo le fragilità di chi, soprattutto, si trova ai margini. Al tempo stesso dentro questa crisi abbiamo scoperto come il cosiddetto “futuro digitale” era un presente che ha permesso, paradossalmente, di accorciare le distanze senza guardarsi negli occhi.

Il metodo
Le piattaforme nate nel nome del principio di “condivisione” sono diventate strumento di partecipazione: è nato un metodo che ha messo in rete esperienze da tutto il Paese e ha capovolto il paradigma proprio della comunicazione. Da ambito “terminale” del lavoro cooperativo a parte integrante in ogni sua attività, la comunicazione ha fatto rima con partecipazione e non solo. Dalla natura “verticale” della comunicazione a quella, invece, cooperativa per lanciare quel metodo che contribuisce alla costruzione di comunità: quel protagonismo a cui fa riferimento la parte finale del manifesto del Forum Disuguaglianze Diversità e Unipolis. In questi due anni, a cavallo dell’ultimo congresso di Legacoopsociali, abbiamo lanciato un mood: cooperandare. In movimento, dunque, per mettere in rete competenze e strumenti che hanno prodotto diverse direttrici di lavoro scavalcando il rischioso recinto delle “buone notizie”. L’agire cooperativo è diventato il metodo che permette a un prodotto di comunicazione come il magazine periodico nelpaese.it di mettere in rete cooperatori, esperienze e comunicatori da tutta Italia sui singoli temi che nel manifesto sono citati. Di fronte alle conseguenze della pandemia abbiamo posto il problema delle fragilità a partire dal linguaggio in un lavoro cooperativo di mesi da parte di operatori sociali, comunicatori, ricercatori e docenti universitari: è nato un documento aperto e in continua evoluzione come il Glossario Fragile rivolto ai media e alla comunicazione pubblica.

Radici e futuro
Il metodo e la partecipazione sono i pilastri per riprendere “Le radici nel futuro” che è il titolo del libro curato da Eleonora Vanni e Maria Felicia Gemelli sull’economia sociale e cooperativa. Dice Paulo Coelho che “il lavoro è una manna quando ci aiuta a pensare a quello che stiamo facendo”. La cooperazione non deve mai perdere il senso di sè stessa, deve interrogarsi continuamente e aprire alla formazione digitale per catturare i repentini cambiamenti dell’attuale epoca senza mai perdere le “radici”: diritti, lavoro, inclusione, la persona al centro e il modello di impresa per “uno sviluppo equo e sostenibile”. Da questa consapevolezza è possibile raccontare e raccontarsi, eliminando la novecentesca paura della “percezione” mediatica, ed entrare nelle contraddizioni delle piattaforme “condivise” che oggi celebrano il marketing dell’individuo e che invece hanno spazi per rilanciare il modello cooperativo nella transizione digitale.

Non è impossibile
La cooperazione può e deve diventare “rottura” come alla fine degli anni ’70 quando furono spalancate le porte dei manicomi. In questa cesura storica la rottura può essere il ponte con le nuove generazioni digitali affinché possano trovare la libertà creativa e imprenditoriale in una transizione cooperativa per l’ambiente, la parità di genere, le disuguaglianze. Non è stato impossibile 40 anni fa, non è impossibile oggi.

Chi è
Giuseppe "Peppe" Manzo, giornalista professionista e scrittore. Responsabile della Comunicazione di Legacoopsociali, direttore del web magazine nelpaese.it, docente del Master in comunicazione sociale Sociocom di Università di Roma Tor Vergata; redattore del notiziario Giornale radio sociale, ha pubblicato 6 libri tra saggi e narrativa e ha coordinato reportage e inchieste per Rainews e Rsi Radiotelevisione svizzera. Ha vinto i premi giornalistici “Marco Rossi” nel 2013 e “Calcata” nel 2019.


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