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Gli ossimori di don Virginio

Abbiamo chiesto allo psicologo Ugo Morelli di leggere il libro di Andrea Donegà, dedicato allo storico prete sociale ambrosiano che dal novembre scorso ha iniziato una nuova esperienza, Son, “Speranza oltre noi”

di Ugo Morelli

Cosa c’entra la bellezza con la povertà? In un verso di una delle sue più belle poesie, I bambini di Estremadura, il poeta spagnolo Rafael Alberti scrive: «I bambini di Estremadura/ sono tristi./ Chi fu che rubò i loro giochi?»

La povertà non è solo relativa, ma riguarda anche la dignità e l’estetica delle relazioni. Potrebbe apparire uno scandalo sostenerlo. E va bene così. In quanto, forse, lo scandalo fa aprire gli occhi e scosta almeno di poco i veli oppressivi dell’indifferenza. Quello che manca di più a chi è in stato di disagio e povertà, accanto al pane e a una casa, a un nido per viverci, è la possibilità di estendere il proprio mondo interno, le proprie aspettative, i propri sogni. La povertà è prima di tutto mortificazione del senso del possibile. La bellezza allora, se intesa come dovrebbe essere intesa, cioè come possibilità di ampliare, estendere, aumentare le proprie capacità di sentire e vivere le relazioni e il mondo e, quindi, di accedere a spazi di espressione di sé che senza quelle esperienze di bellezza non sarebbero accessibili, può essere un antidoto potente alla povertà e all’emarginazione.

Soprattutto perché genera dignità e sensibilità verso sé stessi, gli altri e il mondo. L’atmosfera che si respira, una riga dopo l’altra, nel leggere il libro che Andrea Donegà ha dedicato a don Virginio Colmegna, ha queste risonanze. L’intero percorso di vita di don Colmegna parla di dignità e bellezza e di determinazione nel perseguirle, affrontando concretamente l’ingiustizia, le disuguaglianze, l’emarginazione, la povertà. Dai pavimenti lucidati con la cera dalla mamma, sui quali bisognava camminare con le pattine, nell’umile casa natale, fino alla creazione di Son, l’ultima nata delle istituzioni di accoglienza, la sobrietà e l’eleganza dell’essenziale distinguono i progetti che don Colmegna ha creato e gestito, come sa chi sia stato almeno una volta alla Casa della Carità.

Del resto, la casa, come istituzione che accoglie e contiene, come ben commenta Elena Granata nella post-fazione del libro, non solo non coincide, ma non è neppure riducibile, alle sue mura. L’istituzione intesa come una istituente continua, se assolve al compito di accogliere ogni differenza, corrisponde bene a quanto don Colmegna dice in occasione dell’inaugurazione di Son (Speranza oltre noi): «È forte in me la convinzione che Son sia sempre esistita negli incontri, nelle storie, negli insegnamenti e nei volti che ho incontrato nel corso della mia vita, in quella che è una meravigliosa storia collettiva». Forza fragile e centro dei margini sono gli ossimori dai quali si sprigiona, dalla Bovisa fino a Son, passando per la Caritas, la Casa della Carità, le cooperative come risposta collettiva, la pastorale del lavoro, la continua ricerca delle condizioni di riscatto degli ultimi.

La molteplicità di esperienze e punti di vista mobilitati da Donegà per comporre questo libro, ne fanno un racconto collettivo che diviene lo specchio di una società generativa, in cui, con il silenzio dell’azione, con la pratica effettiva della solidarietà, si costruiscono forme di vita che risultano l’esatto contrario dell’individualismo liberista fatto di indifferenza, solitudine ed emarginazione, di disuguaglianze e di ingiustizie sistematiche. Un filo rosso, intenso e delicato, emerge dalla narrazione, ed è la presenza del cardinale Carlo Maria Martini, che sostiene, accompagna e contiene un percorso di civiltà e umanità che lascia emergere il meglio dell’umano. “Non smetteremo di esplorare. E alla fine di tutto il nostro andare ritorneremo al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta”, ha scritto Thomas Stearns Eliot, e queste sue parole si presentano alla mente leggendo le poche righe con cui si conclude questo libro che testimonia, tra l’altro, l’Italia e il mondo come potrebbero essere: «Dimenticavo. La Diocesi mi ha dato il nuovo indirizzo di residenza: Milano, via privata Trasimeno 67. Abito qui, a Son. Mi chiamo don Virginio e potete trovarmi dove sono sempre stato».

Don Colmegna: Al centro dei margini
Andrea Donegà
pp. 192, euro 12,35
Homeless Book, Milano 2023


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