Cooperazione & Relazioni internazionali

Mali: a pagare il prezzo più alto i civili

di Giulio Albanese

Le notizie dal Mali sono davvero contrastanti. Mentre le forze ribelli di matrice jihadista si stanno ritirando dalle principali città maliane dell’Azawad, come la celebre Timbuctu, un portavoce del gruppo salafita Ansar al Dine ha definito la manovra “una semplice ritirata di ridispiegamento” . In effetti, continuano, sì, i raid aerei francesi sul nord del Mali, ma i ribelli jihadisti sono anche passati, contemporaneamente, al contrattacco, nel centro del Paese, conquistando la città di Diabaly, sulla direttrice che porta verso la capitale, Bamako. E non solo! Hanno lanciato il loro anatema contro Parigi: “La Francia ha attaccato l’Islam, in nome di Allah noi colpiremo al cuore della Francia”. Intanto, sono decine di migliaia le persone in fuga. Ieri, un portavoce del Palazzo di Vetro, a New York, ha parlato di circa 30.000 sfollati a causa degli scontri, precisando però che il numero potrebbe essere maggiore, in quanto alcuni gruppi ribelli hanno impedito ai civili di muoversi verso le regioni meridionali. Sta di fatto che il ministero dell’interno della vicina Mauritania ha confermato come migliaia di profughi siano in viaggio dal Mali verso il confine. Dal mio punto di vista, la situazione maliana è ancora molto fluida e, come ho già scritto su questo Blog, il rischio è che da quelle parti si possa generare uno scenario bellico simile a quello della Somalia. Se così fosse, sarebbe un disastro per i civili.


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