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Cooperazione & Relazioni internazionali

Sud Sudan: Storie di ordinaria follia

di Giulio Albanese

I donatori internazionali hanno, dunque, promesso aiuti al Sud Sudan per oltre 600 milioni di dollari (oltre 437 milioni di euro). Una decisione presa oggi a Oslo, nell’ambito di una conferenza che ha visto in prima fila il governo norvegese, quello che forse più di altri ha creduto nella nascita del nuovo Stato sud sudanese. L’intento dei donatori è quello di scongiurare una carestia devastante nel Paese africano, scosso da oltre 5 mesi da violenze interetniche tra denka e nuer. Da rilevare che la cifra stanziata nella capitale norvegese rappresenta quasi il doppio dei fondi disponibili fino a ieri per far fronte alla crisi umanitaria nel Sudan meridionale. Una somma che si va ad aggiungere ai 536 milioni di dollari già promessi dal consesso delle nazioni, ma il totale resta comunque di molto inferiore ai quasi 2 miliardi di dollari che, secondo le Nazioni Unite, servono al Paese per risollevarsi. Il futuro è comunque fosco perché non sarà facile contrastare la carestia, considerando che oltre un terzo della popolazione è sull’orlo del collasso alimentare. Oltretutto, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha confermato che nove persone sono morte di colera e altre 138 sono state infettate, aumentando i timori per le difficili condizioni sanitarie e umanitarie in cui versa la popolazione che da mesi deve far fronte agli scontri tra truppe governative e ribelli. Da rilevare che il “cessate il fuoco” firmato ad Addis Abeba il 10 maggio scorso, tra il presidente sud sudanese Salva Kiir e i ribelli del suo ex vice Riek Machar, è stato ripetutamente violato, com’era, d’altronde, già successo per il precedente accordo del gennaio scorso. E proprio perché c’è il rischio che si torni a combattere, lo stato maggiore ugandese (che ha inviato proprie truppe in Sud Sudan a fianco del governo di Juba) ha fatto sapere che per fermare le violenze dovrebbe intervenire una più ampia forza regionale, facendo aperto riferimento all’Igad, l’Autorità intergovernativa per lo sviluppo dei Paesi dell’Africa Orientale. Insomma, non per essere disfattisti ma con sano realismo, è il caso di dire che le vicende sud sudanesi continuano ad essere storie di ordinaria follia!


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