Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Famiglia & Minori

Quanto pesa un bicchiere d’acqua?

di Jennifer Zicca

Raccontando a un’amica di un post su facebook in cui avevo letto di uno psicologo che parlava di bicchieri di acqua e di stress mi è venuta in mente l’immagine di un bicchiere pieno di dolori e ricordi, un po’ come il pensatoio di Silente in Harry Potter.

Riempio un bicchiere con dell’acqua e le chiedo cosa pensi che le stia per chiedere, e lei mi risponde con un mezzo sorrisetto “Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?” Io invece le chiedo: “Quanto pensi che pesi questo bicchiere d’acqua?” Lei mi risponde “Non sono una bilancia!!!!!!”

Le spiego: “No, non sei una bilancia, ma sei una persona che potrebbe sollevare questo bicchiere.

Se lo sollevi per un minuto, non è un problema, perché ti sembra leggero. Se lo sostieni per un ora il braccio inizierà a farti male. Se lo tieni un intero giorno il tuo braccio sarà indolenzito e quasi paralizzato. Il peso assoluto è sempre lo stesso, ma l’affaticamento del tuo braccio cresce in modo esponenzialmente proporzionale in base all’aumentare del tempo col quale tu lo sostieni.”

Continuo: “ I nostri dolori sono un po’ come quel bicchiere d’acqua. Se penso per un attimo ai miei problemi non mi succede nulla. Ma se inizio a pensarci per un’ora mi rattristo. Se ci penso tutto il giorno inizio a sentirmi incapace di affrontarli. Se me li porto dietro per giorni, mesi o anni, mi schiacceranno con il loro peso gigantesco”

Non portiamoceli addosso per troppo tempo, aiutiamo noi stessi ad alleggerire i pesi della nostra storia: confidiamo questi pensieri a chi ci vuole bene, facciamo diventare reali i nostri pensieri con le parole come se volessimo fargli assumere una consistenza solida, come se li trasformassimo in quel bicchiere per poterlo fisicamente appoggiare sul tavolo dinnanzi a noi.

Osserviamo quel bicchiere posato davanti a noi e riviviamo quei dolori da un altro punto di vista, mettiamo in dubbio il nostro ricordo. “Era veramente colpa mia se venivo picchiata?” “Ero veramente io che cercavo quelle attenzioni sessuali?” “Avevo veramente bisogno di drogarmi?” “Potevo fare veramente qualcosa di diverso se non sottomettermi?”

Beh le risposte arriveranno come un massaggio al nostro braccio indolenzito.

Non lasciamo che questi arrivino ad essere dei macigni che ci schiacciano. Ricordiamoci sempre di posare il nostro bicchiere.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA