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Media, Arte, Cultura

Ofelé fà el so mestè

di Lorenzo Maria Alvaro

Riassumendo molto stringatamente il caso Fedez-No Expo, che tiene banco sui media da qualche settimana, il casus belli tra il rapper milanese e alcuni giornalisti, in particolare Filippo Facci e Nicola Porro, nasce il 30 aprile. Il giorno della manifestazione studentesca no expo. Quella universalmente riconosciuta come civile che Fedez ha apertamente sostenuto. Il giorno dopo però va in scena la manifestazione del primo maggio, quella dei black bloc, delle macchine bruciate e delle vetrine spaccate. A quel punto la bufera nei confronti del cantante. Da lì è stato un alzarsi di toni continuo, con l’intervento del socio in affari di Fedez, J-Ax, che attacca frontalmente anche Matteo Salvini. Fino alla querela che Fedez ha intentato nei confronti di Facci e di alcuni sue dichiarazioni.

Ieri Fedez ha chiarito a Radio 105 che «ho due strade per difendermi. O vado da Filippo Facci e lo meno, oppure faccio un querela per fare chiarezza seguendo le regole». In studio, Gianluigi Paragone e Mara Maionchi gli ricordano che c’è anche una terza via: «Te ne devi fottere».

Nessuno che abbia invocato la via più banale per un musicista: la musica.

Ma quale musica? «Ma chi ci salverà dai banchieri, dai politici, dal deficit, dalla crisi, dagli alieni, dai Maya, da Scilipoti in città? C’è Alfonso Signorini». Per quanto sia ironica (e con un po’ di fantasia) critica, questa canzone di Fedez – “Alfonso Signorini eroe nazionale” –  soprattutto con un video che vede il vero Signorini vestito da Superman rosa, sembra più un’operazione di marketing che altro.

In “Generazione Boh”, che dovrebbe essere un’aspra critica ai giovani di oggi, Fedez canta: «Generazione televoto, coi cervelli sottovuoto sempre più risucchiati dal tele vuoto. Generazione beat? Generazione pop? No, rigenerazione, generazione boh».

Nel 2010, quando ancora doveva diventare famoso, Fedez cantava in “Anthem Pt.1”(in copertina): «ogni mese c’è una nuova puttana, ma non ti devi preoccupare, c’è lo speciale sul delitto di Avetrana, non me lo posso far scappare, adesso c’è la Chiesa che aumenta i suoi fedeli perché la disperazione porta a leggere i vangeli, ti fan pagare l’eco pass, poi fanno i grattacieli, però sanno a memoria tutto l’inno di Mameli».

In “Vivere domani” del 2012 rappa, «in un mondo di attori lo spettacolo è importante, la bocca è protagonista, la mano è antagonista. Ma nella recita anche l’occhio vuole la sua parte, dategli la sceneggiatura, due minuti e poi si parte».

La verità è che Fedez aveva capito come funziona il sistema sin dall’inizio. Oggi per vendere un disco la musica non è importante. L’importante è avere le idee chiare sul mondo:

Regola numero 1 – Capire cosa vuole la gente. Siamo una generazione di teledipendenti? Devi andare in tv a fare magari il giudice di un talent show che si basa sul televoto. Ti ameranno Regola numero 2 – Il disco e il tuo brand devono avere un buon battage pubblicitario. Le canzoni sono secondarie perché conta la recita che si mette in scena. Niente di meglio di una bella polemica sui media. Tanta pubblicità gratuita, per tutti.

Il disco, Pop-Hoolista, è stato certificato doppio disco di platino per aver venduto oltre 100.000 copie. Direi che il gioco paga.

Ma d’altra parte si sa: «ogni mese c’è una nuova puttana». Sarebbe però bello se invece di passare il tempo nei salotti televisivi, nei talk show, inondando i media di opinioni su ogni cosa i musicisti tornassera semplicemente a fare musica. Come si diceva una volta a Milano “Ofelé fà el so mestè”. Ma forse bisognerebbe prima capire qual è il mestiere di questi artisti emergenti.

 


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