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Cooperazione & Relazioni internazionali

Spagna 23 febbraio: da un tentativo di golpe alla difesa dei beni comuni

di Emanuela Borzacchiello

23 febbraio 1981. Madrid si svegliava invasa da carroarmati e con un tentativo di golpe di stato da parte della destra più estrema, capeggiata dal tenente colonello della Guardia Civil Antonio Tejero. Erano gli anni della transizione democratica postfranchista, quando la Spagna era stretta nella morsa della crisi economica, gli attentati dell’Eta, la riorganizzzione dello stato federale e i tentativi di interrompere il processo democratico da parte di alcune frange dell’esercito. Il golpe fallisce e il processo di transizione continua.

23 febbraio 2013. Per tutto il fine settimana Madrid, con altre 70 città, si sveglia inondata da maree di manifestanti. Una data simbolica scelta per convocare la prima manifestazione unitaria di tutti i movimenti sociali e sigle sindacali. Si autodefinisce Marea Ciudadana – marea cittadina – organizzata questa volta contro quello che hanno definito il “golpe finanziario” nella cui morsa oggi la Spagna si sente drammaticamente strangolata. Una marea in cui sono confluiti tutti i settori tematici che compongono la costellazione dei movimenti spagnoli. Dalla sua nascita il movimento 15 M ha deciso di organizzare le sue diverse anime in differenti aree tematiche, in modo che ognuna potesse riunirsi, analizzare situazioni, individuare problemi, elaborare proposte. Risultati da presentare in assemblee plenarie in cui ogni volta è stata messa alla prova la capacità di unità e sintesi di tutto il movimento. Aree suddivise in Marea Blanca (sanità), Verde (educazione), Morada (femminismo), Naranja (servizi sociali), Negra (impiegati pubblici), Azul (ambiente). Ognuna è scesa in piazza con i propri colori. Intorno altre organizzazzioni sociali e i sindacati.

Alle h.18 del 23 febbraio 1981, il generale Tejero entra nel Congresso dei deputati e al grido “¡Quieto todo el mundo!” da inizio al golpe.

Alle h.18 di sabato 2013, la cittadinanza spagnola si dirige nella piazza del Congresso, come punto finale della marcia. Si crea una catena umana che abbraccia tutto l’edificio del Congresso per chiedere “istituzioni realmente democratiche”. E poi, ad oltranza, per tutta la notte si occupa Plaza del Sol fino all’alba di domenica. “Tra i grandi numeri di piazza e la pressione costante da esercitare in strada, in questo ultimo periodo abbiamo scelto la pressione costante. Ci siamo sforzati di organizzare piccole e medie concentrazioni, una o due volte alla settimana”, sottolinea Lara Cillán, una delle portavoci de la Marea Ciudadana, “da oggi l’obiettivo è mostrarci visibili in maniera unitaria. La situazione è sempre più drammatica. In un anno la destra di Rajoi – Partido Popular – non ha solo operato tagli ma snaturato il concetto stesso di welfare state. Il problema è che non si sono limitati a tagliare risorse, hanno soprattutto cambiato il modello”. Il cambio di sistema messo in campo da Partido Popular ha operato in tempi recod e in maniera chirurgica per diversi settori, primi fra tutti: lavoro, educazione e sanità. “Uno degli ambiti più rischio è il sanitario”, Eduardo Fernández rappresentante della marea blanca e medico: “in pochi mesi la situazione è precipitata. Un blackout sanitario che si declina in liste di attesa più lunghe, aumento del costo dei servizi e dei farmaci, chiusura di reparti, riduzione del personale, ma soprattutto l’esclusione dal diritto di accesso alla sanità pubblica di quella parte della popolazione considerata più a rischio: migranti e persone disoccupate non più coperte da cassa integrazione”.

Strade piene di manifestanti, ma lo scenario che riporta alla memoria quel golpe del 1981 rimane. Ad ogni angolo di strada uno schieramento di agenti antisommossa. Una militarizzazione della città voluta da Cristina Cifuentes, delegata del governo a Madrid, che ha deciso di schierare1600 agenti di polizia e alzare il clima dello scontro sociale. Domenica mattina ci si è risvegliati con 42 detenuti tra i manifestanti, di cui 9 minorenni. “Parte della polizia schierata non lascia le pratiche antisommossa apprese durante il franchismo”, afferma Iolanda, madre di uno dei minorenni trattenuti in commissariato, “hanno picchiato a sangue una ragazza che è uscita dai loro uffici con il volto tumefatto. Ci sono le foto”.

Da oggi e per una settimana il centro della scena è occupato dalla difesa dell’educazione pubblica e gratuita per tuttei. In tutta la regione di Castilla La Mancha si occupano Università e scuole. Se eravamo abituati a percepire il momento dell’occupazione delle università ancora con sguardi da anni ’70, questa volta ci tocca spostare lo sgurdo e vedere che seduti in quegli spazi pubblici, rivendicandone e proteggendone il senso comunitario, sono volti di tutte le età e diverse classi sociali. Ci sono studenti e professori, funzionari dell’amministrazione e genitori, un territorio composito, reso ancor più differente dalla consapevolezza che chi ti è seduto a fianco durante il sit in o sfila con te in manifestazione non sempre ha votato il tuo stesso partito. Scenari differenti, ma con obiettivi comuni.


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