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Di rivoluzioni (francesi e italiane) e colibrì

di Serena Carta

Si vede dai tweet che scrive che Andrea il legame con l’Italia non l’ha mai spezzato. Quasi per ogni messaggio in francese c’è la versione italiana, e viceversa. Anche nell’e-book che ha pubblicato di recente, “La révolution dei colibrì” (Asterisk edizioni), si ripropone lo stesso binomio. «In questi 6-7 anni di giornalismo in Francia ho scoperto delle iniziative talmente stimolanti che ho voluto farne un tributo raccontandole al pubblico italiano e mettendole a confronto con quello che già esiste nel nostro paese».

32 anni, giornalista esperto in sviluppo sostenibile ed economia sociale e solidale, Andrea Paracchini ha da poco firmato il suo terzo contratto a tempo indeterminato a Parigi. Arrivato in Francia fresco di laurea, nella sua città natale – Novara – non ci è quasi più tornato. Eppure i tentativi di rientro sono stati diversi, tutti accolti da interrogativi e perplessità: “Ma cosa vuoi tu, che già lavori in Francia? Perché dovremmo far fare uno stage a te, quando ci sono dei tuoi colleghi che non hanno mai messo piede in una redazione? Ma soprattutto, perché vuoi tornare in Italia?”.

«E’ fastidioso essere messi nella condizione di difendere il voler lavorare nel proprio paese» dice Andrea, che tuttavia non nasconde le effettive difficoltà incontrate nella ricerca di un posto in Italia. «Nel 2013 la redazione per cui lavoravo a Parigi ha chiuso e mi sono ritrovato disoccupato. Ho pensato che quella fosse l’occasione giusta per fare ritorno e così per 6 mesi ho girato come una trottola per tutta la penisola per farmi dei contatti. Ero come il prezzemolo: ho partecipato a tutti gli eventi giornalistici e non dell’agenda culturale italiana». Peregrinazioni che a qualcosa sono servite. «L’editore che mi ha pubblicato l’e-book, per esempio, l’ho conosciuto al Festival di giornalismo a Perugia; così come anche i giornalisti Vittorio Pasteris e Rosy Battaglia, con cui ho presentato il libro all’ultima edizione della fiera “Fa’ la cosa giusta”. Alla fine, però, non ho trovato nessuna collaborazione stabile».

La parola fine alla disoccupazione l’ha messa Altermondes, rivista francese specializzata nella solidarietà internazionale che ha investito sul talento di Andrea in una fase di grande trasformazione interna. «Altermondes è appena diventata una cooperativa a statuto speciale supportata da 40 organizzazioni della società civile, da una scuola di giornalismo, dall’Alleanza internazionale di giornalisti e da 100 lettori abbonati che hanno comprato alcune quote. Si tratta di un progetto collettivo, che ha al centro l’informazione come bene pubblico e la società civile come attore di cambiamento. Qui i giornalisti non hanno uno status privilegiato nel fare informazione».

La carriera di Andrea ha una particolarità, quella di essersi sviluppata nel settore del giornalismo sociale, militante, «che tira su i soldi dalle ong». Un ambito di nicchia, che in Francia come in Italia non gode dell’attenzione dei canali mainstream, ma che sembra essere più proiettato alla sperimentazione, come nel caso di Altermondes. In questo contesto, Andrea definisce la sua condizione “paradossale”:  «Non riesco a capacitarmi di questa cosa: vado bene per i francesi e non per gli italiani. Se l’Italia mi proponesse la metà di quello che mi danno qui e un contratto di un anno, tornerei domani».

Nel suo e-book dedicato all’Italia, Andrea ha cercato di raccogliere e raccontare esempi di piccole e grandi rivoluzioni civiche che negli ultimi anni si sono diffuse in Francia. “La révolution dei colibrì” è una mappatura dettagliata e rigorosa di iniziative e progetti nati nel nome della sostenibilità economica, sociale e ambientale da cui prendere ispirazione e da implementare o adattare nel nostro paese. Al termine di ogni capitolo c’è per l’appunto una sezione dedicata all’Italia, così da mettere a confronto le diverse pratiche e riflettere su nuove direzioni da intraprendere.

Otto percorsi che propongono soluzioni alternative e collettive ai problemi odierni, descritti da una penna critica e analitica e dall’intenzione di non limitarsi a un elogio ma di provare a coglierne la portata e l’impatto positivo. Il viaggio nell’economia sociale e solidale francese (e italiana) parte dal mondo dell’agricoltura e della riappropriazione della terra, passa attraverso l’energia rinnovabile (nel paese “dell’atomo prima di tutto”), incontra i cittadini che proteggono il territorio presidiandolo e diventandone sentinelle, ragiona su come trasformare il lavoro in un’ottica collettiva e mutuale, contro il dumping sociale e l’individualismo. Il messaggio generale del libro è quello di farcela insieme, anche al di fuori dei sentieri tracciati dalle politiche governative. Sperimentando, osando, partecipando.

La discussione e il confronto sulle “rivoluzioni dei colibrì” (questi piccoli uccelli noti nella tradizione degli indiani d’America per non essersi sottratti alla responsabilità di spegnere l’incendio che aveva colpito la loro foresta, mentre tutti gli altri animali si erano dati alla fuga) continua sulla pagina Facebook dell’e-book e su Twitter con l’hashtag #colibrirevolution.

 


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