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Cooperazione & Relazioni internazionali

Il CONI, lo sport e lo ius soli

di Marco De Ponte

Prima sono stati gli amministratori. Ora anche il mondo dello sport si mobilita per lo ius soli, e per anticipare quello su cui invece il Parlamento e la politica tardano a dare risposte: la necessità della riforma della legge sulla cittadinanza.

Giusto ieri l’altro il Consiglio comunale di Firenze ha chiesto a tutte le federazioni sportive, l’introduzione dello “ius soli sportivo” per i giovani atleti di origine straniera nati e cresciuti in Italia come già fatto di recente dalla Federazione Italiana Hockey con l’approvazione di un documento ad hoc. Aperture in tal senso ci sono state anche da parte di numerose Federazioni, come la federazione pugilistica, quella di atletica leggera, e la recente disponibilità mostrata dalla Figc. Una sensibilità e una lungimiranza già dimostrate dal presidente del CONI Giovanni Malagò; il tutto a dimostrazione che lo sport può rappresentare, al pari della scuola, un luogo di crescita e inclusione sociale, soprattutto per bambini e ragazzi condannati, altrimenti, a rimanere in panchina. E che spero faccia da volano, come le amministrazioni comunali, per un cambio della legge.

Da anni la nostra idea dello sport è che possa essere un ottimo veicolo per coinvolgere sportivi e spettatori nella lotta per un mondo più giusto, convinzione che ci ha portato a firmare una partnership con il CONI per una serie di iniziative per le Olimpiadi del Brasile del 2016. Convinzione che prende vita nei progetti che ActionAid porta avanti nel mondo (Afghanistan, Brasile, Bangladesh Cambogia e Mozambico). Sul territorio italiano abbiamo compagni di strada ed eventi famosi, la squadra di rugby aquilana “Gran Sasso“, i Mondiali di Vela ad Ancona, i Giochi del Mare, le Maratone di Padova e Treviso; e tra gli eventi più recenti, la maglietta di ActionAid che ha corso per le strade di New York con il grande Stefano Baldini e gli arbitri e allenatori della serie A scesi  in campo per Operazione Fame.


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