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A scuola di volontariato e buona comunicazione

di Rossana Cavallari

Vi avevo detto che Dire Fare Sociale voleva essere uno spazio aperto alla condivisione e alla riflessione sui temi della comunicazione sociale.

Un’idea forse ambiziosa, non dico di no, ma alla quale voglio provare a dare forma perché sono convinta che possa avere un senso.

E mentre riflettevo su cosa raccontare ho pensato che la cosa migliore da fare fosse quella di iniziare con un esempio concreto.

Questa volta non ho dovuto cercare troppo lontano. A stupirmi, in senso positivo e lungimirante, è stata Verona la città nella quale vivo.

Inizio, allora, da una domanda precisa: può il tema sociale essere oggetto di valutazione della comunicazione? Sì certo, ma può essere ancora più interessante se diventa parte di un programma formativo dedicato ai volontari.

E questa è la sfida intrapresa dalla Scuola Permanente di Volontariato gestita dal CSV di Verona e coordinata da Cinzia Brentari che propone corsi di formazione finalizzati alla preparazione di coloro che desiderano impegnarsi in attività di volontariato a titolo gratuito, personale oppure associativo.

Il CSV apre la propria formazione ad aspiranti volontari di OdV e associazioni di altra natura, enti pubblici o del terzo settore e loro dipendenti, soci volontari di cooperative sociali, collaboratori professionali.

Quest’anno la volontà è stata quella di dedicare il primo semestre formativo alla comunicazione coinvolgendo, in questo progetto ambizioso, l’agenzia Pensiero visibile che, da sempre, pone al centro delle sue attività l’attenzione e l’analisi del linguaggio nelle sue varie forme.

Come, allora, costruire un percorso formativo utile e di valore in ambito sociale?

In questo caso creando un approccio basato sullo storytelling indagando l'identità profonda dell'associazione e il posizionamento esistenziale delle persone a cui rivolgere la comunicazione. In seguito, considerando gli obiettivi e il messaggio da trasmettere, si sceglieranno gli strumenti adatti per diffondere il tutto in modo adeguato.

Interessante, a mio avviso, l’intuizione di partenza.

L’idea che, spesso, nel modo cosiddetto del "sociale" si ritenga la bontà dei valori comunicati sufficiente a creare una comunicazione efficace, oppure si riponga troppa fiducia nei nuovi strumenti online magari perché apparentemente più economici, senza conoscerli veramente.

Per questo titolo del percorso formativo è ESSERE BUONI NON BASTA.

Un’affermazione certa. Un imperativo che non lascia spazio a dubbi o incertezze. Un monito ad agire in un determinato modo. Un’espressione capace di far riflettere senza se e senza ma.

Non basta essere buoni per fare della buona comunicazione infatti ma, nell'attuale scenario ipercomplesso, fare davvero buona comunicazione è fondamentale e il gioco di parole, scusate, non è casuale.

In un mondo tanto concentrato sul "fare" è importante aiutare le associazioni a riflettere sulla loro identità e sul punto di vista delle persone a cui rivolgono le loro azioni.

E in questo viaggio, che parte da una visione generale ed eco sistemica, ci saranno gli interventi di Gaia Passamonti, Eleonora Saladino, Bianca Borriello e Giorgia Viganego entrando, poi, nel dettaglio degli strumenti con Mariela De Marchi, Stefano Peruzzo ed Enrico Meneghelli.

Un esempio che ho scelto di raccontare perché stimolante e perché pone la lente di ingrandimento su due aspetti complementari tra loro: la comunicazione da un lato e la formazione dall’altro. Saper comunicare non è cosa che si può improvvisare in nessun ambito e in nessuna situazione, nel sociale ancor meno pur essendo, purtroppo, necessario ricordarlo.

Quando ci sono realtà così attente da coglierne il significato è giusto poterne parlare.

Gli esempi positivi ci sono e da uno di questi inizio questa avventura dando un segnale di inversione positiva che può fare solo bene.

Per approfondire questa iniziativa, che andrà avanti sino ad aprile, potete seguire il sito www.csv.verona.it

Foto Unsplash


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