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Armi di distrazione di massa e politica del Gattopardo

di Sergio Segio

Sarà l’estate e la tradizionale penuria di notizie (o la penuria di lettori?), fatto sta che ormai da tempo i giornali dedicano le prime pagine alle cronache politiche, arrivando quasi a dimenticarsi della dittatura dello spread. Il nuovo gioco da ombrellone pare sia divenuto la formazione degli schieramenti per le prossime elezioni politiche e il pronostico sulla data delle stesse. Autunno, inverno o primavera? Per giunta con l’ingorgo dovuto alla scadenza dell’inquilino del Quirinale, che si è rivelato uno dei Presidenti più interventisti (in politica interna, con il patrocinio del governo Monti, così come in eventi bellici esterni, vedi guerra in Libia). Settimana scorsa la notizia del giorno (lanciata da “la Repubblica”) riferiva di una telefonata (in vivavoce, precisavano le cronache) tra PierLuigi Bersani, Nichi Vendola e, all’altro capo del telefono, il sindaco di Milano Pisapia, il quale avrebbe concordato il suo «impegno totale» per organizzare una Lista di sindaci, in vista della prossima competizione elettorale, onde replicare su scala nazionale il “miracolo a Milano”. La notizia di oggi (da un’intervista rilasciata a “l’Unità”) è invece che il buon Giuliano boccia il partito dei sindaci e smentisce una sua candidatura, ma «se per vincere è necessario avere tre o quattro punte, se dobbiamo allargare il campo, io sono pronto a dare il mio apporto». Pierferdinando Casini, da buon tradizionalista, rimane affezionato all’imprintig giovanile, con la politica dei due forni di forlaniana memoria. Intanto fervono le trattative e gli accordi, veri, presunti e in itinere, tra forze politiche e tra singoli leader (dato che il populismo di centro, di destra e di sinistra rimane un virus molto aggressivo oltre che altamente infettivo). Assente del tutto, naturalmente, il dibattito sui contenuti programmatici con i quali riempire le alleanze e i cartelli elettorali. Nulla di nuovo, insomma. Anzi, perfetta continuità con la Prima Repubblica dei tempi d’oro, anche se ora i risvolti sono di farsa. Quel che sembra parzialmente nuovo è l’atteggiamento dei media mainstream (“Corriere della Sera” in testa), i quali negli ultimi anni avevano cavalcato quando non direttamente promosso un acceso sentimento di “antipolitica”, che aveva raggiunto apici preoccupanti (e favorito le fortune di Beppe Grillo). Non che le critiche alla Casta (quella politica, ma senza dimenticarci di tutte le altre, a partire da quella del Quinto potere) non abbiano robuste e condivisibili motivazioni, ma in questo caso si è trattato di un’operazione da manuale di disinformacija, per giunta venata da un’insana e sgradevole propensione al linciaggio fisico e individualizzato (anche qui nulla di nuovo rispetto alla fine della Prima Repubblica). Si trattava di stornare l’indignazione dell’opinione pubblica, italiana e mondiale, dal sistema responsabile della crisi finanziaria ed economica per scaricarla su altri, i politici appunto, e su altro, il debito pubblico e lo Stato sociale. Un’operazione che un analista tedesco ha definito il più grande successo di relazioni pubbliche di tutti i tempi. Nel breve volgere di pochi mesi, l’incazzatura verso i bonus milionari dei manager di banche e grande finanza o verso le crescenti diseguaglianze nei redditi e la patologica concentrazione delle ricchezze (nel mercato azionario, le prime dieci società controllano il 41% del valore totale, il 47% del totale dei ricavi e il 55% delle plusvalenze. Su 43.060 imprese multinazionali, il 40% del loro valore economico e finanziario è posseduto da sole 147 corporation; molte di loro sono composte da grandi istituti finanziari degli Stati Uniti e del Regno Unito) è stata così sapientemente dirottata e infine neutralizzata. Chiusa con successo quella fase, con ex manager e consulenti di quelle stesse banche al governo di diversi paesi d’Europa e non solo in veste di “salvatori”, ora evidentemente se ne sta aprendo un’altra. La politica, con le sue alchimie, torna al primo posto, profilando cointeressenze e spartizioni tra tecnocrazie e sistema partitico. Dopo che le grandi concentrazioni dei media hanno aiutato a salvare il sistema finanziario (che spesso è anche il loro padrone), facendo crescere antipolitica e qualunquismo, ora il sistema finanziario provvederà a recuperare il sistema politico, evitandone traumi e ristabilendo le necessarie alleanze. Il prossimo non sarà probabilmente caldo, sarà l’autunno del Gattopardo.

PS: Può essere utile di questi tempi Leggere il Manifesto per la soppressione dei partiti politici di Simone Weil, scritto nel 1940 e recentemente ripubblicato dall’editore Castelvecchi ( pp. 60, € 6).


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