Leggi e norme
Una formazione omogenea per tutte le assistenti familiari: l’intesa c’è, manca la firma dei ministri
Le Regioni hanno dato parere favorevole alle Linee guida sull'assistenza delle persone anziane non autosufficienti presentate dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Con questo documento da un lato si dà alle famiglie la garanzia di assumere personale formato, dall'altro si valorizza l'impegno di chi ha scelto di costruirsi una professionalità che risponda a tutto tondo ai bisogni degli anziani non autosufficienti. Manca solo la firma dei ministri

Percorsi formativi standardizzati, certificazione delle competenze, reti di servizi integrati: la legge 33/2023, la legge delega per la riforma della non autosufficienza, prevedeva questi tre passi fondamentali per la qualificazione delle attività professionali prestate nell’ambito della cura e dell’assistenza alle persone anziane non autosufficienti presso i servizi del territorio, a domicilio, nei centri semiresidenziali integrati e nei centri residenziali, nonché degli standard formativi degli assistenti familiari.
L’idea era quella di disegnare un quadro normativo nazionale per la formazione degli assistenti familiari, anche se la legge lasciava a futuri decreti attuativi e ad accordi fra Stato e Regioni la definizione delle modalità operative concrete e i dettagli dei corsi. Ora l’accordo con le Regioni c’è: la Conferenza Stato Regioni del 19 giugno ha sancito l’intesa sullo schema di decreto presentato dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali per l’adozione delle Linee guida per la formazione del personale addetto all’assistenza delle persone anziane non autosufficienti. Quindi le Linee guida ci sono, si attende solo la firma dei ministeri competenti: il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, il ministero dell’Istruzione e del Merito e il ministero dell’Università e della ricerca.
Formazione unica in tutte le Regioni
Si tratta di un passo importantissimo, perché unifica, a livello nazionale, la formazione degli e delle assistenti familiari. Sinora, una dozzina di Regioni avevano regolato questo aspetto, ma in modi differenti, sia per durata che per contenuti. Nell’articolo 38 del decreto legislativo 15 marzo 2024, n. 29 – il decreto attuativo per la legge di riforma della non autosufficienza – invece, ha inserito la disposizione di costruire delle linee guida chiare, che rendano uniformi e aggiornino la formazione, per rendere i badanti e le badanti un vero e proprio elemento costitutivo del sistema di welfare. Il testo delle Linee guida ministeriali non è ancora pubblico, ma ad esse ha certamente contribuito la riflessione portata avanti dal Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro – Cnel, che aveva creato un gruppo di lavoro sul tema e ha prodotto un testo, sulla base del confronto con le parti sociali e le associazioni che si occupano del tema.
«Finora gli assistenti familiari non sono stati riconosciuti fino in fondo come soggetto attivo della rete assistenziale», dice Federico Boccaletti, che ha partecipato al gruppo di lavoro del Cnel in rappresentanza dell’associazione Officina delle competenze. «La riforma ha posto questo obiettivo, inserendo – oltre all’unificazione dei percorsi formativi – anche una serie di provvedimenti come i registri territoriali degli assistenti familiari formati, le cui competenze cioè sono state verificate».
I contenuti
Assistere una persona non autosufficiente non significa solo provvedere ai suoi bisogni di base. Nella formazione, secondo il documento del Cnel, oltre alle attività cosiddette prestazionali, come l’igiene, l’alimentazione e la gestione in sicurezza della persona assistita, dovrebbero entrare anche le competenze relazionali, di comunicazione e di attenzione all’umanizzazione delle cure. Accompagnare le persone fragili, gli anziani così come i disabili, in un percorso assistenziale richiede attenzione e capacità di mettersi in ascolto dei bisogni, non solo fisici, dell’altro.
Entrare in dialogo e comunicare, però, è impossibile se non si conosce l’italiano e poiché molte delle persone che ricoprono il ruolo di assistenti familiari vengono dall’estero, nelle linee guida sono stati inseriti tutta una serie di elementi collegati all’apprendimento della lingua. «Si parla anche di utilizzo delle tecnologie», aggiunge Boccaletti. «Pensiamo solo a come Alexa possa essere usata efficacemente come stimolo all’attivazione cognitiva; oppure come Whatsapp sia importante per comunicare. Ma ci sono anche dispositivi che sollevano le attività assistenziali dalla fatica. I sollevatori, per esempio. O i letti mobili». Nelle case delle persone non autosufficienti, grazie al sistema sanitario nazionale, sono presenti tante strumentazioni utilissime, che però hanno bisogno di essere gestite in maniera corretta: «L’assistente familiare chiaramente non è un’infermiera», precisa Boccaletti, «ma certamente deve saper garantire la funzionalità di una serie di dispositivi. Importante è anche l’inserimento di nozioni riguardanti le diverse patologie della cronicità e dell’invecchiamento. Di nuovo, non si tratta di diventare dei medici, ma di capire quali sono i comportamenti assistenziali più idonei nelle varie situazioni».
Una formazione molto ricca, quindi, che comprende anche la sicurezza sul lavoro. Attualmente il contratto di lavoro domiciliare non è vincolato dalla normativa nazionale in questo senso, ma nelle linee guida si è fatto uno sforzo per inserire elementi che permettano di essere al sicuro mentre svolgono le loro mansioni.
Dalle Linee guida alla revisione dell’Atlante
Le Linee guida sono un documento importantissimo, ma anche dopo la firma dei ministri dovremo attendere ancora un po’ per vedere applicato. «Una volta che saranno approvate, le Regioni non le dovranno applicare automaticamente», spiega Boccaletti. «Il decreto legislativo dice che le regioni le “potranno assumere”: non c’è obbligo. Auspichiamo, comunque, che ci sia un’acquisizione immediata. In ogni caso, c’è ancora un passaggio tecnico da fare: l’Inapp, l’ente nazionale per la formazione professionale, deve adattare alle Linee guida i contenuti dell’Atlante nazionale del lavoro, una sorta di enciclopedia di tutte le professionalità».
A conclusione di questo iter, le circa 800mila famiglie che hanno un assistente familiare con un contratto regolare potranno essere sicure di impiegare una persona formata adeguatamente, rispetto ai vecchi e ai nuovi bisogni di chi non è autosufficiente. «La formazione non sarà obbligatoria», conclude l’esperto, «si potrà assumere anche una persona che non l’abbia fatta. Sarà, tuttavia, una garanzia per la famiglia. E permetterà inoltre a chi ha intrapreso questo percorso di vedere la sua professionalità riconosciuta e valorizzata».
Foto in apertura di Manuel Alvarez da Pixabay
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