Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Economia & Impresa sociale 

Kant, Sorrentino e … Papa Francesco

di Marcello Esposito

Forse, è un accostamento azzardato. Ma è tempo di estate e sono un lettore un po’ disordinato. Accumulo durante l’inverno libri da leggere e poi, prima di partire per le vacanze, acchiappo i primi della pila e li infilo in valigia. Quest’anno ci sono finiti, tra gli altri, la Laudato Sì e una monografia divulgativa su Kant a cura di Joan Solé. Il libro su Kant non è niente di particolarmente ostico, fa parte di una collana divulgativa di Filosofia che ho iniziato a collezionare, per rinverdire un po’ i ricordi dei lontani anni del Liceo. Si concentra sui due pilastri della Critica della Ragion Pura e della Critica della Ragion pratica, ma accenna anche molto brevemente alla terza Critica, quella del Giudizio. Sarà che sono profano di filosofia, sarà che ma a me è proprio questa che ha colpito. In particolare, l’intuizione che la contemplazione della natura, generando la sensazione del sublime, mette in contatto l’uomo con l’intelligenza di una potenza illimitata, che qualcuno potrebbe chiamare Dio. Mentre la bellezza è “delimitata”, il sublime è “infinito”. E proprio Sorrentino ci offre nel suo ultimo film la possibilità di visualizzare quello che forse aveva in mente Kant. Mi riferisco alla scena in cui l’anziano musicista contempla lo spettacolo di una vallata alpina e, intuendo la presenza di uno spartito, inizia a dirigere l’orchestra della creazione. Non dobbiamo pensare alla “natura come qualcosa di separato da noi o come mera cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa e ne siamo compenetrati” (cap.4-139) scrive Papa Francesco nella sua Enciclica Laudato Sì. L’ecologia integrale di papa Francesco non è una fuga dalla cultura occidentale o un ritorno ad una concezione medievale della vita. No, è proprio il contrario. La riscoperta delle radici vere della nostra cultura, quelle radici che hanno alimentato le grandi conquiste scientifiche e sociali degli ultimi trecento anni. E’ l’antropocentrismo della cultura dello scarto, materiale e umano, che rappresenta la grande deviazione dall’idea occidentale di progresso. Un progresso che non può essere scisso dalla bellezza e non può essere contro la natura, perché “le specie viventi formano una rete che non finiamo mai di riconoscere e comprendere. Buona parte della nostra informazione genetica è condivisa con molti esseri viventi” (cap.4-138)


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA