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L’aggregatore

di Flaviano Zandonai

Il roadshow segue un copione collaudato: presentazione del bando, introduzione dei temi della competizione, sequenza di pratiche ispiratrici. Un intervento però alza, non so quanto volutamente, il tiro. A farlo è il promotore in persona di Edisonstart, la nuova competizione che premia iniziative di innovazione (anche sociale). Il contributo – e qui viene il bello – non è riferito al concorso ma alle sfide che attendono Edison, la storica azienda energetica italiana ora controllota dal colosso francese Edf. Una di queste riguarda i rapporti con clienti che – udite udite – sono sempre meno utenti del servizio e sempre più coproduttori, perché ormai ci sono moltissime persone, famiglie e imprese che producono energia da fonti rinnovabili riversando nella rete nazionale il surplus oltre l’autoconsumo. Un fenomeno che ormai è giunto a massa critica, tanto da evere una propria data simbolica che attesta il cambio d’epoca. Il 16 giugno 2013, per un paio d’ore, le rinnovabili hanno alimentato l’intera rete nazionale, azzerando il costo dell’energia elettrica.

Il problema non è solo tecnico. Anzi è soprattutto sociale e consiste, come evidenzia l’intervento, nella necessità di dar vita a un “soggetto aggregatore” dei clienti prosumers, capace di interloquire per un utilizzo più efficace delle rinnovabili. Curioso che una grande e storica azienda ora parte di un conglomerato multinazionale ponga il tema, tutto cooperativo, di mutualizzare bisogni e risorse, così come avviene per molte iniziative locali. Esistono infatti moltissime realtà cooperative e d’impresa sociale che fanno proprio da “aggregatore” dell’offerta. Le esperienze sono numerose soprattutto nei paesi di lingua tedesca come dimostra questa interessante mappatura effettuata dal progetto Rescoop. Ma non mancano le iniziative pure in Italia come, ad esempio, We for Green che consente a tutti, anche a chi non ha un suo impianto o un tetto ben esposto, di diventare soci di una cooperativa che gestisce sistemi di produzione fotovoltaici.

E così, quasi per caso, salta fuori la miglior esemplificazione di innovazione sociale. Un’innovazione che si incorpora nel core business dei sistemi produttivi più consolidati e che quindi non si limita al pur ragguardevole obiettivo di guardare “a quel che succede la fuori”, accompagnando eventualmente la nascita di qualche startup senza disturbare più di tanto il conducente. L’aggregatore è di fatto un (potenziale) generatore di cambiamento per tutti i soggetti chiamati in causa: rompe i tradizionali schemi di relazione e pone questioni rilevanti che riguardano la gestione e il governo dell’energia, secondo una logica di autentico valore condiviso. I vincoli normativi, pur esistendo, sono però un dettaglio rispetto alla effettiva volontà di assecondare questo processo. Altrimenti la recente ondata di innovazione sociale sarà destinata a un precoce declino.


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