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Maglietta ritirata con le scuse. Una buona giornata

Ieri Franco Bomprezzi nel suo blog si era chiesto: “Ma si può far soldi scherzando sulla Mongolia?”, criticando una linea di T-shirt. Oggi il ritiro della maglietta e le scuse della ditta

di Redazione

Ieri Franco Bomprezzi nel suo blog (qui il link) si era chiesto: “Ma si può far soldi scherzando sulla Mongolia?”, criticando una linea di T-shirt. Oggi il ritiro della maglietta e le scuse della ditta. Il blog di Franco Bomprezzi ha ieri registrato un record di accessi, oltre 6.000. Il canale blog di Vita.it, con lui, ha vinto una bella battaglia. Qui il suo annuncio.

Capita assai di rado che una protesta civile, che nasce spontaneamente e si diffonde con la rapidità ormai consueta del web, porti così velocemente a un risultato positivo, in modo netto e del tutto trasparente. La denuncia di Anffas Brescia, dopo la segnalazione da parte dei genitori di un ragazzo con sindrome di Down, che facevano notare la gravità del messaggio contenuto in una t-shirt che voleva, senza riuscirci, essere spiritosa, ha convinto immediatamente l’azienda produttrice a ritirarla dal mercato e a chiedere scusa, con una breve lettera che non si presta a equivoci. La riporto integralmente.

“Buongiorno, ci scusiamo per questo episodio – ha scritto l’azienda -. Abbiamo ingenuamente lanciato questa t-shirt riprendendo un modo di dire che, come fate giustamente notare voi, è purtroppo spesso erroneamente utilizzato nel linguaggio comune. Non volevamo assolutamente offendere nessuno e ritireremo dal commercio immediatamente la maglietta in questione. Siamo mortificati per quanto accaduto e speriamo che tutte le persone che si sono sentite offese accetteranno le nostre scuse. ”

L’Anffas Brescia commenta giustamente, dopo aver preso atto delle scuse e della decisione dell’azienda: “Per molte persone, questa piccola vittoria fa di questa giornata una giornata migliore”. Esatto, anche per me è così. Anche per noi, anche per voi, che così numerosi avete condiviso il mio post di ieri e avete sottoscritto la petizione on line che chiedeva appunto il ritiro della maglietta. Anche i numerosi commenti nel blog sono stati importanti, a dimostrazione di una maturità e di una consapevolezza del limite che non si può mai valicare, anche quando si cerca, magari malamente, di fare dell’ironia o di usare un gergo giovanile sicuramente diffuso.

Non credo che il nostro fosse moralismo o insistenza nel volere a tutti i costi un linguaggio politicamente corretto. E’ vero invece che il buon gusto, il senso della misura, la comprensione che al di là di qualsiasi intenzione in molti casi si può ferire la dignità delle persone vanno difesi e diffusi, senza ipocrisie, senza ammiccamenti.

Sono contento come giornalista, come persona, come cittadino. Davvero una buona giornata. Grazie a tutti.

– See more at: http://blog.vita.it/francamente/#sthash.hZtIy4Iu.dpuf

Capita assai di rado che una protesta civile, che nasce spontaneamente e si diffonde con la rapidità ormai consueta del web, porti così velocemente a un risultato positivo, in modo netto e del tutto trasparente. La denuncia di Anffas Brescia, dopo la segnalazione da parte dei genitori di un ragazzo con sindrome di Down, che facevano notare la gravità del messaggio contenuto in una t-shirt che voleva, senza riuscirci, essere spiritosa, ha convinto immediatamente l’azienda produttrice a ritirarla dal mercato e a chiedere scusa, con una breve lettera che non si presta a equivoci. La riporto integralmente.

“Buongiorno, ci scusiamo per questo episodio – ha scritto l’azienda -. Abbiamo ingenuamente lanciato questa t-shirt riprendendo un modo di dire che, come fate giustamente notare voi, è purtroppo spesso erroneamente utilizzato nel linguaggio comune. Non volevamo assolutamente offendere nessuno e ritireremo dal commercio immediatamente la maglietta in questione. Siamo mortificati per quanto accaduto e speriamo che tutte le persone che si sono sentite offese accetteranno le nostre scuse. ”

L’Anffas Brescia commenta giustamente, dopo aver preso atto delle scuse e della decisione dell’azienda: “Per molte persone, questa piccola vittoria fa di questa giornata una giornata migliore”. Esatto, anche per me è così. Anche per noi, anche per voi, che così numerosi avete condiviso il mio post di ieri e avete sottoscritto la petizione on line che chiedeva appunto il ritiro della maglietta. Anche i numerosi commenti nel blog sono stati importanti, a dimostrazione di una maturità e di una consapevolezza del limite che non si può mai valicare, anche quando si cerca, magari malamente, di fare dell’ironia o di usare un gergo giovanile sicuramente diffuso.

Non credo che il nostro fosse moralismo o insistenza nel volere a tutti i costi un linguaggio politicamente corretto. E’ vero invece che il buon gusto, il senso della misura, la comprensione che al di là di qualsiasi intenzione in molti casi si può ferire la dignità delle persone vanno difesi e diffusi, senza ipocrisie, senza ammiccamenti.

Sono contento come giornalista, come persona, come cittadino. Davvero una buona giornata. Grazie a tutti.

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Capita assai di rado che una protesta civile, che nasce spontaneamente e si diffonde con la rapidità ormai consueta del web, porti così velocemente a un risultato positivo, in modo netto e del tutto trasparente. La denuncia di Anffas Brescia, dopo la segnalazione da parte dei genitori di un ragazzo con sindrome di Down, che facevano notare la gravità del messaggio contenuto in una t-shirt che voleva, senza riuscirci, essere spiritosa, ha convinto immediatamente l’azienda produttrice a ritirarla dal mercato e a chiedere scusa, con una breve lettera che non si presta a equivoci. La riporto integralmente.

“Buongiorno, ci scusiamo per questo episodio – ha scritto l’azienda -. Abbiamo ingenuamente lanciato questa t-shirt riprendendo un modo di dire che, come fate giustamente notare voi, è purtroppo spesso erroneamente utilizzato nel linguaggio comune. Non volevamo assolutamente offendere nessuno e ritireremo dal commercio immediatamente la maglietta in questione. Siamo mortificati per quanto accaduto e speriamo che tutte le persone che si sono sentite offese accetteranno le nostre scuse. ”

L’Anffas Brescia commenta giustamente, dopo aver preso atto delle scuse e della decisione dell’azienda: “Per molte persone, questa piccola vittoria fa di questa giornata una giornata migliore”. Esatto, anche per me è così. Anche per noi, anche per voi, che così numerosi avete condiviso il mio post di ieri e avete sottoscritto la petizione on line che chiedeva appunto il ritiro della maglietta. Anche i numerosi commenti nel blog sono stati importanti, a dimostrazione di una maturità e di una consapevolezza del limite che non si può mai valicare, anche quando si cerca, magari malamente, di fare dell’ironia o di usare un gergo giovanile sicuramente diffuso.

Non credo che il nostro fosse moralismo o insistenza nel volere a tutti i costi un linguaggio politicamente corretto. E’ vero invece che il buon gusto, il senso della misura, la comprensione che al di là di qualsiasi intenzione in molti casi si può ferire la dignità delle persone vanno difesi e diffusi, senza ipocrisie, senza ammiccamenti.

Sono contento come giornalista, come persona, come cittadino. Davvero una buona giornata. Grazie a tutti.

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“Buongiorno, ci scusiamo per questo episodio – ha scritto l’azienda -. Abbiamo ingenuamente lanciato questa t-shirt riprendendo un modo di dire che, come fate giustamente notare voi, è purtroppo spesso erroneamente utilizzato nel linguaggio comune. Non volevamo assolutamente offendere nessuno e ritireremo dal commercio immediatamente la maglietta in questione. Siamo mortificati per quanto accaduto e speriamo che tutte le persone che si sono sentite offese accetteranno le nostre scuse. ”

L’Anffas Brescia commenta giustamente, dopo aver preso atto delle scuse e della decisione dell’azienda: “Per molte persone, questa piccola vittoria fa di questa giornata una giornata migliore”. Esatto, anche per me è così. Anche per noi, anche per voi, che così numerosi avete condiviso il mio post di ieri e avete sottoscritto la petizione on line che chiedeva appunto il ritiro della maglietta. Anche i numerosi commenti nel blog sono stati importanti, a dimostrazione di una maturità e di una consapevolezza del limite che non si può mai valicare, anche quando si cerca, magari malamente, di fare dell’ironia o di usare un gergo giovanile sicuramente diffuso.

Non credo che il nostro fosse moralismo o insistenza nel volere a tutti i costi un linguaggio politicamente corretto. E’ vero invece che il buon gusto, il senso della misura, la comprensione che al di là di qualsiasi intenzione in molti casi si può ferire la dignità delle persone vanno difesi e diffusi, senza ipocrisie, senza ammiccamenti.

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“Buongiorno, ci scusiamo per questo episodio – ha scritto l’azienda -. Abbiamo ingenuamente lanciato questa t-shirt riprendendo un modo di dire che, come fate giustamente notare voi, è purtroppo spesso erroneamente utilizzato nel linguaggio comune. Non volevamo assolutamente offendere nessuno e ritireremo dal commercio immediatamente la maglietta in questione. Siamo mortificati per quanto accaduto e speriamo che tutte le persone che si sono sentite offese accetteranno le nostre scuse. ”

L’Anffas Brescia commenta giustamente, dopo aver preso atto delle scuse e della decisione dell’azienda: “Per molte persone, questa piccola vittoria fa di questa giornata una giornata migliore”. Esatto, anche per me è così. Anche per noi, anche per voi, che così numerosi avete condiviso il mio post di ieri e avete sottoscritto la petizione on line che chiedeva appunto il ritiro della maglietta. Anche i numerosi commenti nel blog sono stati importanti, a dimostrazione di una maturità e di una consapevolezza del limite che non si può mai valicare, anche quando si cerca, magari malamente, di fare dell’ironia o di usare un gergo giovanile sicuramente diffuso.

Non credo che il nostro fosse moralismo o insistenza nel volere a tutti i costi un linguaggio politicamente corretto. E’ vero invece che il buon gusto, il senso della misura, la comprensione che al di là di qualsiasi intenzione in molti casi si può ferire la dignità delle persone vanno difesi e diffusi, senza ipocrisie, senza ammiccamenti.

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Franco Bomprezzi


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