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Politica & Istituzioni

A Padova, niente su di noi senza di noi

di Franco Bomprezzi

Torno a casa, nella città in cui ho vissuto 25 anni, dal 1970 al 1995. Torno a palazzo Moroni, la sede del Municipio, dove sono stato consigliere comunale per cinque anni, dal 1975 al 1980 (avevo 22 anni, al mio esordio sui banchi). Torno là dove ho costruito relazioni, affetti, amicizie, lavoro, battaglie. Là dove vive ancora solo mio fratello, dopo che i miei genitori ci hanno lasciato. Torno per inaugurare una mostra fotografica della Fish, domani, venerdì, alle 17.15, dal titolo eccellente: “Nulla su di noi senza di noi! Le persone con disabilità e le loro famiglie: una partecipazione da protagonisti. Appunti per immagini”.  Un momento particolare, dunque, anche per me, carico di suggestioni, di ricordi, di significati.

Ci sarà il saluto del sindaco Ivo Rossi, eravamo giovani insieme, un bel po’ di anni fa. Sui banchi del consiglio, il primo caso di larghe intese, c’era fra gli altri il giovane Flavio Zanonato, ora ministro di questo governo. Fu proprio la scelta mia e di un altro consigliere socialdemocratico, di passare dal Psdi al Psi, a segnare la svolta che consentì un inedito, per Padova e per l’Italia di allora. Tempi durissimi, vivemmo i fuochi di Autonomia Operaia, il sequestro Moro, gli attentati terroristici. Non mi tiravo certo indietro, con la mia carrozzina. Ricordo l’incontro emozionante con Sandro Pertini, allora Presidente della Camera, quando parlò in piazza delle Erbe, e venne a salutarci, uno per uno, in Consiglio Comunale. La sua stretta di mano non potrò mai dimenticarla. Giusto fra i giusti, simbolo del nostro desiderio di libertà e di democrazia partecipata.

Ci ripenso adesso, a quella città confusa e a tratti sconvolta. Assieme alle associazioni delle persone “handicappate” (allora così si diceva) facemmo le prime battaglie per l’accessibilità, per i servizi, per la cittadinanza di tutti. Ricordo i primi due pulmini accessibili dell’Acap, l’azienda di trasporto pubblico, nulla di paragonabile a quello che oggi si può fare, eppure un segno di cambiamento, di apertura. Le battaglie assieme a Federico Milcovich, il mitico fondatore della Uildm, al quale adesso è intitolato un parco pubblico. Le vittorie del basket in carrozzina, con l’Aspea di Ruggero Vilnai, dove pure io mi cimentai da incosciente, con le mie ossa fragili. Colpa di Nadia, che divenne mia moglie, e che mi ha lasciato ormai dieci anni fa.

Tutto questo e molto altro, per me, è Padova. Un fiume di emozioni che cerco sempre di sopire e di sedimentare, perché guardare al passato serve solo per pensare meglio al futuro. Ma domani ci sarà anche questo, quando scorrerò le fotografie bellissime che testimoniano il cammino che abbiamo compiuto tutti insieme, a Padova, e in tante città italiane, in Lombardia, a Roma, in Calabria, a Torino, ovunque, ormai da vent’anni sotto le bandiere della Fish, una federazione con l’acronimo di un pesce, un pesce che riesce a nuotare in un mare grande, perché solo nel mare di tutti possiamo coronare i nostri sogni. Vi aspetto. A domani.


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