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Politica & Istituzioni

Siamo tutti filippini e cicciobelli

di Franco Bomprezzi

Certo, sono interista. E quindi potrei essere particolarmente suscettibile. Ma in realtà anche io ho qualche perplessità su questa prima fase di presidenza Thohir, ho la sensazione che si lasci condizionare in alcune scelte (a partire dalla conferma dell’allenatore), che abbia un po’ il braccino corto (chi acquista una squadra come l’Inter almeno per un paio d’anni, oltre a risanare il bilancio deve anche spendere per non compromettere qualità e prestazioni). Ma non mi è mai passato per la testa di giudicarlo negativamente perché è asiatico. Anzi, il suo arrivo a Milano conferma il patto fondante di questa squadra fondata da un gruppo di svizzeri, nel 1908: Internazionale.

Fatta questa premessa che mi mette al riparo dall’accusa legittima di conflitto d’interesse (passionale) mi domando che cosa stia succedendo. In pochi giorni Erick Thohir è stato insultato in vario modo da: Massimo Ferrero, noto industriale e presidente della Sampdoria  (lo ha definito “filippino” e poi si è scusato con i filippini), Evelina Christillin, intellettuale juventina ben collocata in una ventina di cariche (prima ha ironizzato sulla dentatura di Moratti, e poi ha definito “cicciobello a mandorla”  il tycoon indonesiano) e adesso persino da Enzo Iacchetti (“Non sa nemmeno parlare italiano”) ma in realtà ha ammesso che non gli piace perché gli ha tolto la tessera Vip e ora se vuole entrare a San Siro deve pagare (interista?). Si è aggiunto anche Matteo Salvini (“Ho riso per un’ora quando ha detto di aver ringraziato Allah per essere entrato in Europa League”). Ma almeno Salvini è coerente, oltre che milanista.

Al confronto le parole di Tavecchio sono acqua fresca. E nessuno, a dire il vero, in queste ore ai livelli più alti del calcio sta intervenendo per bloccare questa vergognosa deriva razzista. Lasciamo perdere il tifo: proviamo solo a immaginare come notizie di questo tipo possano essere lette in giro per il mondo. Il bello è che poi si cerca di ascoltare i cori, di interpretare i “buuh…”, di fotografare le banane nelle curve degli stadi. Ne parlo qui perché credo che la questione esuli completamente dal calcio, dalla passione, dal tifo.

Ho come la sensazione che ormai il calcio sia ritenuto un terreno franco, nel quale poter dare sfogo al peggio del peggio, senza rischi. I giornali registrano le notizie, ma tranne rare eccezioni (un pezzo molto forte di Mario Giordano su Libero che distrugge l’immagine patinata della Christillin) non si è vista una reazione adeguata. Forse perché in fin dei conti Thohir viene vissuto come un corpo estraneo rispetto al panorama di presidenti spesso picareschi delle nostre società di calcio; forse perché l’Inter sta comunque sulle scatole dai tempi di Calciopoli.

Per quanto mi riguarda non posso che dirmi filippino e sicuramente cicciobello. Non ho gli occhi a mandorla, ma in compenso le gambe assai storte, se può servire.


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