Venezia, non più Serenissima

Il paradosso di Venezia: turismo record, ma gli abitanti scappano

Ocio è uno straordinario archivio di dati e analisi sull’abitare nel centro storico e nelle isole. Vi attingono docenti universitari e testate internazionali, associazioni, studenti e mondo della politica, ma non tutti sanno che dietro le quinte dell’osservatorio civico c’è un team di esperti, tutti volontari: «La nostra è una forma di memoria comunitaria, per ogni edificio abbandonato c’è un prima e c’è un dopo che non va dimenticato». Il collettivo interverrà il 24 settembre a Venezia alla presentazione del numero di VITA

di Daria Capitani

«Era il 2019, il comune di Venezia aveva appena inaugurato lo sportello online Dime (“dimmi” in veneziano) dove inviare segnalazioni e reclami. Noi rilanciammo scherzosamente scegliendo il nome Ocio, come a dire: vi teniamo d’occhio». Ocio sta per Osservatorio civico sulla casa e la residenza, uno straordinario bacino, accessibile online, di numeri e analisi sull’abitare nella Venezia insulare. Tra le fonti più citate nel nostro approfondimento sul magazine Venezia, non più Serenissima, è gestito da un collettivo di abitanti e ricercatori.

A raccontarne la genesi sono Maria Fiano e Remi Wacogne, nessun ruolo specifico, semplicemente volontari: «Ocio non ha una sede, non ha portavoce né direttivo, è un luogo informale e orizzontale di confronto, ricerca e proposta che in parte ha recuperato l’eredità dell’Osservatorio Casa del comune di Venezia che un tempo monitorava i dati relativi alla residenzialità».

Da un’occupazione atipica all’analisi dei numeri

La primissima miccia si è accesa sei anni fa, raccontano, «in un momento vivace di mobilitazioni. Era in corso un’occupazione particolare, nel quartiere di San Giacomo dall’Orio nel sestiere di Santa Croce, di un immobile pubblico conosciuto come La vida, messo in vendita dalla regione Veneto. Negli stessi anni del “caso Poveglia” (l’isola della laguna in parte restituita quest’estate ai cittadini, una storia che abbiamo raccontato qui), gli abitanti del quartiere si opposero all’idea di farne un ristorante». La definiscono un’occupasione strana, «perché erano coinvolte tutte le età, dai bambini agli anziani, con esperienze creative come l’attivazione di un doposcuola per i bambini, la proposta di mostre ed eventi culturali. Dopo un annetto ci fu uno sgombero, molto doloroso, ma intanto si era generato un movimento. Vista la grande attenzione su queste tematiche, alcune realtà cittadine tra cui noi attivisti che ci eravamo messi in gioco per l’occupazione, organizzammo un’assemblea pubblica per riflettere su un altro uso, comune, dei beni pubblici».

Quando si parla di casa e trasformazioni dell’abitare, oltre titoli di giornale e le grandi inaugurazioni, c’è la ricostruzione storica dei numeri. È una forma di memoria comunitaria della città

Maria Fiano, una delle volontarie del collettivo Ocio

Un primo appuntamento che ne genera altri: «Ci siamo resi subito conto che una delle più grandi problematiche da affrontare a Venezia era la questione abitativa e che mancava un’analisi aggiornata, a fronte di numeri verificati, sul fenomeno. Avviammo una sorta di autoformazione: approfondimenti con esperti, docenti dell’università Iuav di Venezia, momenti collettivi di ricerca. Fu uno di questi gruppi di lavoro a pensare che fosse opportuno proseguire dando vita a un osservatorio più stabile».

Un Osservatorio Casa era già esistito a Venezia tra la metà degli anni ’90 e il 2012: «Aveva svolto un compito fondamentale di raccolta e lettura dei dati, al fine di monitorare acquisti, locazioni, seconde case e flussi migratori tra città storica e terraferma. Dalla fine di quella esperienza, era venuto a mancare un supporto fondamentale per comprendere i cambiamenti della città ed elaborare azioni a contrasto delle criticità più evidenti».

Riappropriarsi dell’abitare

A raccoglierne l’eredità, dall’11 maggio 2019, c’è Ocio. La data di nascita è precisa perché corrisponde alla prima Cura – Camminata urbana di riappropriazione dell’abitare. «Ci occupiamo di dati, il rischio è che da fuori le persone ci pensino chiusi nelle nostre stanzette, e invece da sempre ci impegniamo per restituire anche in presenza gli esiti delle nostre ricerche. Lo facciamo camminando, rigorosamente in modo corale, prendendoci cura dei luoghi e avendo contezza delle cose che lì accadono».

Uno degli incontri organizzati in città dal collettivo Ocio.

Per ogni appuntamento, all’incirca uno all’anno, il collettivo sceglie un sestiere, lo studia e poi lo racconta: le locazioni turistiche brevi, i progetti mancanti di edilizia pubblica, gli immobili pubblici vuoti. Non solo: «Noi portiamo le informazioni che abbiamo raccolto e sollecitiamo i cittadini e le realtà attive nel quartiere o sestiere a fare altrettanto, in un’ottica di scambio reciproco».

Di cosa si occupa l’osservatorio

Dalla situazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica (numero degli alloggi, loro assegnazione, criteri del bando regionale) ai pochi progetti annunciati e realizzati di edilizia residenziale sociale, fino alle locazioni turistiche brevi (normativa, numero, impatto). Le informazioni pubblicate sul portale si possono utilizzare liberamente citando la fonte. Un lavoro enorme che ha prodotto negli anni report e infografiche, articoli e ricerche: a realizzarli è un team di 20 volontari che si riunisce regolarmente.

Chi sono le persone che rendono possibile Ocio? «Attivisti, storici e non, ricercatori, dottorandi e intellettuali. Quello che ci caratterizza è la varietà di età, tra i 30 e i 70 anni, competenze e mondi. Lo facciamo perché, quando si parla di casa e trasformazioni dell’abitare, oltre titoli di giornale e le grandi inaugurazioni, c’è la ricostruzione storica dei numeri. È una forma di memoria comunitaria della città che va coltivata ed esercitata», spiega Fiano. «Per ogni edificio abbandonato c’è un prima e c’è un dopo, ci sono storie che vorremmo non si ripetessero».

Fare la differenza

Sono tanti i momenti in cui il collettivo è intervenuto nel tessuto sociale della città. «Innanzitutto siamo diventati un riferimento non soltanto per Venezia, ma a livello nazionale e internazionale», continua Wacogne. «La stampa ha iniziato a chiederci informazioni e pareri su vari temi (è ormai frequente che testate come The Guardian ci contattino per fornire supporto scientifico) e anche il mondo universitario e scolastico ci interpella per prendere parte a passeggiate didattiche o brevi interventi sui luoghi. A volte, sono nate collaborazioni più strutturare come quella con il Padiglione Austria alla Biennale Architettura 2023, che ci ha chiesto un contributo per il catalogo dell’allestimento».

Non abbiamo arginato la tendenza che vede crescere i posti letto a uso turistico a fronte di una riduzione costante di residenti, ma ne abbiamo preso coscienza

Remi Wacogne, membro del collettivo Ocio

L’osservatorio ha rappresentato la società civile in audizione nelle commissioni consiliari del comune, ha sostenuto una ricerca realizzata da due studentesse sulle condizioni abitative degli universitari a Venezia ed è stato un tassello fondamentale nella campagna nazionale sulla regolamentazione delle locazioni turistiche brevi lanciata dal regista Andrea Segre a seguito dell’uscita del film Welcome Venice. Da qualche anno è entrato a far parte di Social Forum Abitare, una piattaforma di riflessione, scambio e azione costituita da organizzazioni del Terzo settore, sindacati, associazioni di inquilini, movimenti, ambientalisti, ricercatori universitari, attivisti e semplici cittadini interessati a portare il proprio contributo sul tema del diritto alla casa.

Una consapevolezza nuova

Che cosa è germogliato da questi sei anni di lavoro? «Più che vittorie, abbiamo collezionato sconfitte», scherza Fiano. «Tra quelle che bruciano ancora c’è il progetto per l’ex Scalera, dove sarebbero dovuti sorgere 25 alloggi in edilizia convenzionata. Semi costruiti, oggi sono in stato di abbandono dopo il fallimento della ditta che si era aggiudicata il bando».

È sbocciata però una maggiore consapevolezza, riflette Wacogne. «Non abbiamo arginato la tendenza che vede crescere i posti letto a uso turistico a fronte di una riduzione costante di residenti, ma ne abbiamo preso coscienza. Non riesco a immaginare a che punto saremmo oggi se non avessimo creato l’osservatorio».

Presenteremo il nuovo numero di VITA mercoledì 24 settembre alle 18,30 alla Bocciofila San Sebastiano nel sestiere Dorsoduro a Venezia. Un dialogo aperto con le persone a cui abbiamo dato voce nel magazine: per l’osservatorio Ocio interverrà Remi Wacogne.

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Le fotografie sono di Ocio Osservatorio civico sulla casa e la residenza

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