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Concarneau, dilettanti (non) allo sbaraglio

di Roberto Brambilla

Il lieto fine non c’è stato. Ma è stata comunque una bella avventura. Il Concarneau, squadra dell’omonimo paese della Bretagna, ha perso 2-1 contro il Guingamp nei quarti di finale e ha fallito l’accesso alle semifinali della Coppa di Francia, dove avrebbe potuto incontrare Auxerre, Saint-Etienne e il Psg. L’impresa però la compagine della città in cui Georges Simenon ambientò una delle avventure del commissario Maigret l’aveva già fatta, arrivando al terz’ultimo della Coppa nazionale contro i “cugini” bretoni. Perché l’US Concarneau, militante in quarta serie, è una squadra di dilettanti. Il portiere Ivan Seznec lavora in una ditta che si occupa di installare porte e finestre, Thibault Sinquin fa il falegname, Christophe Gourmelon numero 10 della squadra è un agente immobiliare, Florian Le Joncour, Maël Illien e Guillaume Jegousse studiano all’Università, mentre Herman Kore’, unico straniero nella rosa e bomber dei bretoni, ha vissuto sette anni da cladestino, dopo essere scappato nel 2003 dalla Costa d’Avorio con la squadra di rugby che giocava il Mondiale Under 20.

Un gruppo di gente normale che si allena tre volte la settimana agli ordini di Nicolas Cloarec, ex giocatore con qualche presenza anche in Ligue 1 e del presidente Jacques Piriou, membro di una famiglia di armatori e figlio di Jacques a cui è intitolato lo stadio di Concarneau. Una società che tira avanti con un budget di 620mila euro l’anno (circa 200mila euro più basso della media). molti dei quali arrivati dai 120 partner commerciali. Soldi investiti che servono per migliorare le strutture del club e per provare a salire in terza serie. Senza spese pazze e concedendosi qualche lusso come il cammino da grande in Coppa di Francia.


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