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Biciclette elettriche e sviluppo locale: la responsabilità sociale al servizio del clientelismo

di Marco Percoco

In questo periodo si sta discutendo intorno all’impostazione dei programmi di sviluppo delle regioni per il periodo 2014-2020. Si sta discutendo, quindi, di come spendere i famigerati fondi europei. Vorrei prendere ad esempio il caso della Basilicata per mettere in evidenza come NON fare programmazione e gestione di tali importanti interventi.

La regione (noi) è stata nuovamente retrocessa nel gruppo delle regioni più povere d’Europa. Devo dire che la notizia non ha colto di sorpresa chi osserva da vicino e conosce le economie regionali. Anzi, questo risultato era atteso già da due anni e non avrebbe potuto essere altrimenti per un territorio che ha perso circa il 25% di produzione industriale in cinque anni (e di certo non è specializzato nei servizi).

Questo dato ci indica in maniera inappellabile e cruda che gli ultimi anni di gestione dei fondi strutturali non sono stati efficaci come auspicabile, proprio in un momento di grave e profonda crisi per la Basilicata. Questi fondi non sono stati per i Lucani il cordone di sicurezza necessario a guadare meglio il mare della depressione economica. Ho maturato nel tempo la convinzione che la spesa finanziata (parzialmente, è bene ricordarlo) dall’Europa abbia avuto, nella nostra regione, ben poco di “strutturale” e molto di spesa di parte corrente. In ogni caso, l’evidenza empirica ci dice che bisogna cambiare il modus operandi mantenuto negli ultimi anni.

Da un punto di vista istituzionale e organizzativo, mi sembrano opportuni (se non essenziali) tre interventi per cercare di invertire la rotta e ridurre lo strisciante clientelismo che purtroppo aleggia intorno a questi programmi (sono principi che tutte le Regioni dovrebbero adottare).

a)      Bisogna dotare la Regione di una struttura di programmazione economica di lungo periodo che coordini le attività dei diversi assessorati ed assuma le competenze (formali, s’intende) che oggi impropriamente hanno le Autorità di Gestione.

b)      Poche persone, tra quelle che oggi si occupano di sviluppo locale in seno alla Regione, hanno serie competenze in materia. Da questo punto di vista, è necessario riqualificare o cambiare le risorse umane che quotidianamente implementano la politica economica e valutare la performance di chi ha sino ad ora gestito gruppo e materia (inutile dire che la capacità di spesa non può essere in alcun modo considerato un buon indicatore).

c)      La funzione di programmazione e la vecchia Autorità di Gestione del FESR – Fondo Europeo di Sviluppo Regionale non dovrebbero più dipendere direttamente dalla Presidenza della Giunta, ma essere in staff ad assessorati di natura economica.

Non ho richiamato i contenuti della programmazione 2014-2020, non perché irrilevanti, ma perché credo d’aver già più volte espresso le mie opinioni sul tema. Certo, è curioso che proprio in questi giorni si tengano a Matera le Giornate FESR per fare il punto sui risultati del periodo 2007-2013 e discutere dei temi per il 2014-2020 con la Commissione Europea e le altre regioni. Sarebbe bello capire in che modo la Regione Basilicata interpreterà la retrocessione e sarebbe ancora più interessante capire cosa c’entrano l’efficienza energetica e la mobilità sostenibile (sono questi, forse, alcuni dei temi che improvvidamente saranno presentati) con lo sviluppo della Basilicata. A quanto mi risulta, i Lucani hanno bisogno di posti di lavoro e non di infissi ermetici o biciclette elettriche. Forse lo sviluppo è una questione da affrontare con più serietà e competenza, appunto.

 


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