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Superbonus, tanto green ma poco grey

di Carlo Giacobini

In queste ore la Maggioranza è un pochetto in subbuglio e Mister Draghi incalzato (non è una novità, ma per il momento regge ancora bene). Oggetto del contendere in questo caso è il Superbonus 110% ideato già dal precedente Esecutivo e mirato alla riqualificazione energetica dei nostri edifici. Il solco è quello dell’economia green, sostenibile e a basso impatto ambientale. E si inizia quindi decisi dall’efficienza energetica dei nostri edifici.

Mettere loro il cappotto, rifare gli infissi, cambiare le caldaie, passare al fotovoltaico non genera solo costruzioni migliori, ma inietta anche nuova linfa a tutta la filiera che vi ruota intorno. Quindi anche un bel impulso economico per ampi comparti produttivi e di servizio. E per le banche.

Il propellente, potenziato da una robusta destinazione di quattrini, è quello dell’incentivo fiscale estremamente vantaggioso per i contribuenti il che giustifica quelle regole amministrative, gestionali e contabili che il sistema prevede assieme alle scadenze. Su queste ultime ecco le agitazioni nella Maggioranza, viste anche le più ampie destinazioni di fondi che potrebbero arrivare oltre i 18 miliardi di euro in combinata con il Recovery plan che sul green punta in modo deciso. Il pressing è tutto in una richiesta, facile facile: allungare i tempi arrivando a fine 2023. Come andrà a finire ci interessa marginalmente. Ciò su riflettiamo è che questa sia l’unica istanza.

Durante la puntata precedente (legge di bilancio 2021) abbiamo stancamente apprezzato un timido sforzo che estendeva un briciolo di attenzione alla qualità dell’abitare. Ma spieghiamola bene.
Il Superbonus prevede l’incentivo per alcuni pochi specifici interventi (energetici, antisismici). Li hanno chiamati interventi “trainanti”, cioè quelli che rappresentano la condizione per poter accedere alle agevolazioni. Poi ci ci sono i “trainati” cioè quelli che possono essere aggiunti solo quando esistono i “trainanti”. Fra gli interventi trainati la legge di bilancio prevede anche una parte di quelli di eliminazione delle barriere architettoniche. Tradotto: “Se efficienti il tuo palazzo, ti pago anche l’ascensore.”
“E se non lo efficiento? L’ascensore me lo rimborsi?” “Sì, in un tot di anni, e al 50%.”

Questo è il quadro e tale rimarrà anche dopo l’eventuale proroga, a meno che non si cambi profondamente registro.

Ascoltando il dibattito più recento, invero ristretto, sul Superbonus continuo a mantenere alcune perplessità che si sono impermalosite dopo la lettura del Recovery Plan. Non sfuggono infatti gli intenti e gli incisi sulla qualità dell’abitare, sulla domiciliarità, sugli interventi sulle abitazioni degli anziani non autosufficienti e delle persone con disabilità.

Molti anziani (il fattore grey), molte persone con disabilità vivono relegate in abitazioni poco funzionali, parzialmente inaccessibili, con bagni angusti e a rischio. Collezionano “no” dai condomini alla richiesta di ascensori, di adeguamenti che aumenterebbero il valore dell’edifico. E quanto a contributi pubblici – comunque parzialissimi e a babbo stramorto – sono rimasti al palo per due decenni e adesso sono orientati a compensare un imbarazzante pregresso.

O – tornando agli anziani, ai non autosufficienti, ai disabili – devono rinunciare a buona metà dell’offerta immobiliare perché inaccessibile, in barba alle norme e alle regole di cui l’Italia è prodiga quanto distratta. La stessa edilizia popolare, lasciata per decenni ai margini di politiche di investimento, conservazione, valorizzazione, preferendo la dismissione, soffre di una limitata disponibilità di alloggi davvero funzionali a inquilini più deboli.

Dopo il bonus “facciate” (case belle ma di fuori) anche il Superbonus perde una epocale opportunità di investire davvero sulla qualità dell’abitare, una tessera fondamentale per ogni altro intervento di abitare sociale (diffuso), cadendo così in contraddizione con alcune intuizioni pur timidamente espresse nel Recovery Plan.

Ma così le persone anziane, le persone con disabilità spenderanno sicuramente di meno per il gas o per il condizionatore, ma la loro condizione umana e relazionale rimarrà la medesima.

Oltre al green c’è anche il grey.


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