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Iran, Quando petrolio e gas non sono affari per soli uomini

di Nawart Press

Mentre le tragedie continuano a susseguirsi una dopo l’altra, in Medio Oriente più che altrove, questo mese è stato però interprete di una svolta epocale che ha visto finalmente venire a patti i due arcinemici di sempre. Dopo anni di tensione e reciproco sospetto, il 16 gennaio gli Stati Uniti d’America hanno deciso di sollevare le pesanti sanzioni che, per anni, hanno strangolato l’economia e le speranze degli abitanti della Repubblica Islamica Iraniana.

Delle tante questioni in ballo, viste anche le pericolose fluttuazioni di mercato, quella concernente le risorse energetiche si fa ogni giorno più cruciale. Mentre i paesi dell’OPEC non accennano a voler limitarne la produzione, e a lasciare ai prezzi il tempo di rialzarsi, ci si domanda da un lato cosa accadrà se e quando l’Iran comincerà a esportare gas e petrolio a ritmi simili a quelli del pre-2010 (quando l’USA ha irrigidito le sanzioni a suo carico) ma, soprattutto, chi riuscirà ad attirare nel Paese gli investimenti stranieri necessari per rinnovare infrastrutture petrolifere ormai datate.

La risposta? Si chiama Elham Hassanzadeh, ed è la donna che ha letteralmente rivoluzionato il mondo dell’industria del gas naturale.” Le persone sono davvero intrigate da lei, soprattutto in Occidente,” spiega al sito Bloomberg Business Jonathen Stern, relatore della tesi di laurea di Hassanzadeh e fondatore e capo del programma di ricerca in gas naturale dell’Istituto di Oxford per gli Studi Energetici da lei frequentato. “Una giovane donna iraniana con un inglese perfetto, un trascorso accademico straordinario, tanta esperienza in giro per il mondo e una laurea in legge, è qualcosa che non si è mai visto prima.”

Ma l’eccezionalità di Hassanzadeh non si ferma qui.

Ha cominciato a interessarsi al campo energetico quando ancora studiava all’Università Islamica di Azan a Teheran sotto Hassan Sedigh, uno dei più importanti avvocati di casi di gas e petrolio, presso il cui ufficio legale collaborò da stagista, e dove presto ebbe l’opportunità di lavorare con le dirigenze delle più grandi compagnie petrolifere a livello mondiale.

Quest’esperienza l’aiutò a vincere la borsa di studio offerta dalla Royal Dutch Shell per conseguire un Master in legge all’Università di Cambridge, in Inghilterra, nel 2008 e 2009. Al termine, Hassanzadeh tornò in patria e divenne la più giovane docente universitaria alla Facoltà di Legge della sua alma mater a Teheran. Quelli erano gli anni della presidenza del conservatore Mahmoud Ahmadinejad e della brutale repressione, tra punizioni corporali e arresti di massa, della famosa Rivoluzione Verde.

Il Paese era al collasso e Hassanzadeh decise di andarsene di nuovo, trovando rifugio all’Università di Oxford, dove conseguì con successo il più ambito programma di ricerca in risorse energetiche al mondo, e dove coltivò un’ampia rete di contatti con alcuni tra i più importanti attori su scala europea. Giusto il tempo di consegnare la dissertazione finale nel 2013, che il Presidente Rouhani assunse la presidenza e con lui il momento più adatto per Hassanzadeh per tornare a casa e rimboccarsi le maniche.

Questa giovane donna è oggi alla guida di Energy Pioneers, una ditta di consulenza basata a Teheran e Londra all’avanguardia nell’attirare investitori stranieri in Iran. “Lo shock value,” scrive Bloomberg Business, “non è solo che Hassanzadeh è una donna nel mondo del petrolio e del gas largamente dominato da uomini, ma è quello che dice a sconvolgere.” Infatti, invece di temere gli anziani dirigenti alla disperata ricerca di partner stranieri, parla loro schiettamente, e cerca di convincerli a non impegnarsi e a non diventare schiavi di “relazioni semi-coloniali di stampo mediorientale”.

“Prima di tutto l’Iran ha bisogno di tecnologia, know-how e impieghi,” ripete loro continuamente.

In un Paese in cui le donne costituiscono il 60 per cento degli studenti universitari ma solo il 18 per cento della forza lavoro, Hassanzadeh sapeva fin da subito la battaglia che l’avrebbe attesa. “Dovevo spezzare quella barriera, penetrare in quell’arena dove gli uomini da sempre cercano di rafforzare il loro dominio.”

“Amo il potere/estasi/ eccitazione che questo settore mi offre come donna e mi consente di combattere testa a testa con gli uomini – quell’esatto momento quando non hai solo superato le barriere ma ti sei piazzata davanti agli uomini; quell’esatto momento quando sei l’unica donna a parlare in circoli di alto calibro, dove sette o otto uomini stanno zitti e sono stregati da quello che dici.”

L’anno scorso Hassanzadeh ha scritto “”il libro” sull’industria del gas in Iran dalla Rivoluzione Islamica del 1979 in poi, intitolato Iran’s Natural Gas Industry in the Post-Revolutionary Period—Optimism, Skepticism, and Potential epubblicato dalla Oxford University Press, ed ora è impegnata in un altro ambizioso progetto: il più grande complesso di raffinerie di gas naturale al mondo.

Mentre fa sorridere pensare che l’Iran, se confrontato con i suoi vicini medio e vicino orientali, sia oggi osannato a garante di stabilità nella regione, spetta a una donna brillante e testarda come Hassanzadeh diventare il punto di riferimento fondamentale nella creazione di legami solidi, e fino a poco tempo fa insperati, tra Oriente ed Occidente.


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