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Filantropia

Fondazione Crt, il brusco addio di Palenzona

Dopo il segretario generale, Andrea Varese, che aveva lasciato venerdì sfiduciato dal consiglio con cui era entrato in contrasto per una segnalazione al Mef, si è dimesso anche il numero uno, a un anno dalla sua elezione a sorpresa. L'ex-presidente Unicredit lascia con dichiarazioni polemiche sugli accordi extra-governance. La vicenda potrà incrinare l'immagine complessiva degli enti ex-bancari come moderne realtà filantropiche?

di Giampaolo Cerri

Fabrizio Palenzona si è dimesso, a sorpresa, dalla presidenza della Fondazione Crt di Torino, a poco più di un anno dalla sua elezione ai vertici della terza fondazione bancaria d’Italia, a sorpresa anche quella.

La notizia è stata appena ufficializzata dall’ente torinese, dopo che il suo passo indietro aveva tenuto banco per l’intera giornata sulle cronache finanziarie, con l’Ansa a riportare anche una sua dura lettera di addio.

I motivi delle tensioni

Che qualcosa non andasse nella terza più grande fondazione bancaria d’Italia s’era intuito, venerdì, quando si era dimesso il segretario generale Andrea Varese, l’ex-manager Unicredit che Palenzona aveva voluto alla guida dell’ente. Varese aveva lasciato dopo un duro contrasto con alcuni consiglieri di amministrazione. Il dissidio era nato dopo che il segretario stesso aveva segnalato al ministero dell’Economia e delle Finanze – Mef, che vigila sulle fondazioni, alcuni presunti «patti occulti», fra alcuni dei consiglieri stessi e alcuni dei 22 rappresentanti degli enti locali, quelli che, tramite il Consiglio di indirizzo dell’ente, peraltro rinnovato nei giorni scorsi, sono i “grandi elettori” della fondazione, in modo da etero-guidarla. Un atto piuttosto pesante, quello di Varese, che avrebbe provocato, nell’immediatezza, le dimissioni di un consigliere, Corrado Bonadeo.

L’addio del segretario Varese

Nel momento del redde-rationem, i consiglieri contestavano a Varese di non aver portato la questione nello stesso cda, prima di attivare la comunicazione al ministero di Giancarlo Giorgetti. E lo stesso manager aveva dovuto prendere atto che la maggioranza dei consiglieri lo sfiduciava, dimettendosi.

Ieri appunto, in un altro consiglio che doveva procedere alle nomine, fra cui la prestigiosa Officine Grandi Riparazioni – Ogr, la decisione di Pelenzona di lasciare, con polemiche durissime. La lettera ripresa dall’Ansa accusa «taluni componenti degli organi sociali hanno cercato di piegare a logiche spartitorie la gestione dell’ente», a cui hanno fatto seguito, raccolte da Huffington Post, le contro-accuse di aver voluto sfruttare la nomina per «scalare l’Acri».

Nuovi vertici

Nel palazzo di Via XX Settembre a Torino, si è peraltro provveduto a rimpiazzare Varese, sostituito già ieri sera da Annapaola Venezia, ad interim perché era già vicesegretario, mentre è di oggi la notizia che sarà il vicepresidente vicario, Maurizio Irrera, ad assumere le funzioni che erano di Palenzona.

Le nomine degli enti collegati e delle partecipate – a cui il presidente uscente non avrebbe partecipato, sempre secondo Ansa – tratteggiano il fronte anti-palenzoniano: designato alla presidenza e al ruolo di ad di Ogr – anche se poi deciderà definitivamente l’assemblea dei soci – il consigliere di Fondazione, Davide Canavesio, che delle Officine era già vicepresidente. Come vice, un’altra consigliera, il notaio Caterina Bima, anche lei già nel consiglio Ogr. Nominata presidente di Fondazione Ulaop Crt (innovazione sociale per le famiglie) Anna Maria di Mascio, anche lei nel cda della fondazione-madre.

Contraccolpi per il settore?

Chissà che queste intricate vicende non finiscano per incrinare l’immagine che le fondazioni hanno costruito pazientemente in questi anni, vale a dire di moderni enti filantropici, capaci di essere motore dei loro territori, con quasi un miliardo di erogazioni all’anno.  

Nella foto di apertura, di Mauro Scrobogna / LaPresse, Palenzona ai tempi della sua presidenza degli Aeroporti di Roma Spa, nel 2010.


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