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Attivismo civico & Terzo settore

L’Impronta Civica necessaria per una buona politica

di Tiziana Ciampolini

Oggi dedico questo primo articolo del blog a raccontare come la penso e a chiarire perché l’intelligenza civica è un punto di osservazione centrale per me. Su questo tema ho recentemente curato un volume che raccoglie le riflessioni di anni di lavoro e di studio (1).

L’intelligenza civica ha sempre dimostrato la capacità di costruire un mondo diverso, carico di energia, di fiducia e di progettualità portatrici di alternative incisive e possibili. Nella storia, quell’intelligenza ha permesso di realizzare una società fatta di regole ma anche di legami, di idee, di sentimenti, di rispetto. Per questo è un fattore determinante per l'evoluzione delle città, dei territori. Attribuire ai cittadini un ruolo chiave nel disegno e nell’attuazione delle politiche pubbliche, è una priorità di policy della stessa Unione Europea, che sta realizzando percorsi per migliorare le istituzioni a partire dall’osservazione delle regole messe in atto dall’intelligenza civica. La crisi Covid ha rivelato la crucialità dell’impronta civica nei territori.

Torino è la mia città e in questo lungo tempo di crisi è stata proprio quell’intelligenza che ha dato la spinta per tirarci su le maniche e cominciare ad agire, in puro stile sabaudo: ci siamo adattati alle regole, abbiamo sostenuto i più fragili, sono nati gruppi e riconvertiti progetti. Lo abbiamo fatto in modo asciutto, disciplinato, concreto, compatto. È un talento di cittadinanza, frutto delle associazioni e dei gruppi che da tempo hanno capito che la collaborazione è l’unica strada possibile per re-immaginare il presente e il futuro. Quel talento, per poter crescere, ha bisogno di buona politica e istituzioni autorevoli. Autorevoli non perché ordinative ma ordinanti, capaci di guardare i problemi e le soluzioni in modo sistemico, di offrire cornici e orientamenti che definiscano una strategia di cambiamento che, con capacità amministrativa, sia traducibile in risultati. Senza quella capacità di governo, quella forza civica si depotenzia e finisce per generare un civismo extra-ordinario che non trova ordine e pace, che si impegna in modo scomposto in iniziative disomogenee centrate sulla logica dell’immediato consenso. In questo momento la cornice non è difficile da trovare, in tutto il mondo abbiamo un unico compito: costruire le condizioni per realizzare gli obiettivi dello sviluppo sostenibile su misura del proprio territorio. Ci sono macro obiettivi da realizzare, non negoziabili. L’economista Jeffrey Sachs, nel saggio “L’era dello sviluppo sostenibile” afferma che ci sono prove schiaccianti del fatto che abbiamo meno di 30 anni per mettere in salvo la Terra e la vita degli esseri umani. Gli eventi apocalittici sono in aumento, il primo lo stiamo sperimentando, il secondo è il cambiamento climatico, anche questo evidentissimo. Non sono affermazioni astratte o teoriche. Sono affermazioni realistiche che suscitano ansia, senso di impotenza e insofferenza. Sono sentimenti che si possono tenere a bada strutturando – a misura di città – interventi in grado di generare prosperità locale connettendo inclusione, coesione, tutela dell’ambiente e sviluppo economico. Se i principi di giustizia sociale e giustizia ambientale guideranno lo sviluppo economico possiamo vincere le passioni tristi che ci attraversano. Rimarremo tristi se metteremo il mercato, il profitto e la tecnica da soli, alla guida dello sviluppo. Il mercato e la tecnica sono regolati da una razionalità rigorosa per raggiungere gli obiettivi con il minimo delle risorse. Passione sociale, competenza civica, sogno, creatività vengono messe in un angolo. Se invertiremo gli addendi, se cioè il benessere sociale e ambientale guideranno l’economia, la finanza e la tecnica, sarà possibile – con intelligenza civica e autorevolezza istituzionale – comprendere come sviluppare tutto ciò di cui un luogo ha bisogno per prosperare.

1. Tiziana Ciampolini (a cura di), Comunità che innovano, Franco Angeli, 2019, Milano.

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