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Impresa sociale, si accende la Lampadina

di Alessandro Mazzullo

Si accende all’interno di un gruppo di studenti della SDA Bocconi di Milano (Master Np&Coop), dopo un’uscita sul Lago Maggiore, a giugno, verso la fine delle lezioni del Master.

Si accende a partire dalla volontà di giocare le proprie competenze all’interno del Terzo settore e dalla comune passione maturata nel volontariato, nella cooperazione internazionale, nella consulenza per il non profit, ecc.

Si accende in base ad una considerazione amara: l’esistenza di un intreccio normativo che impedisce al Terzo settore di sprigionare le sue energie vitali; che accavalla norme vecchie, ormai inadeguate (si pensi alla mancata riforma del libro I del codice civile sugli enti non profit), con norme nuove nate storte fin dall’inizio (si pensi al Decreto legislativo sulle imprese sociali).

Si accende sotto il sole, ragionando intorno al progetto di un’impresa ad alto impatto sociale, alla ricerca di una forma giuridica abbarbicata lungo uno schema aggrovigliato e composto da una Srl che ci consenta l’attività commerciale ad alto impatto sociale e da un’Aps che ci permetta di ricevere i fondi promessi da alcune Fondazioni che credono nel progetto ma che non possono donare ad un’impresa tradizionale, per quanto low profit!!

Si accende pensando all’esistenza di ordinamenti giuridici dove tutto questo è molto più semplice (si pensi al modello della Community interest company inglese).

Si accende, come spesso accade alle migliori idee, un po’ per caso, un po’ per incoscienza, un po’ per ingenuità, un po’ per voglia di impegnarsi nel cambiare le cose.

La lampadina che si accende è un’idea bizzarra: sensibilizzare l’agenda politica di questo Governo (Monti) e dei partiti che si candidano a sostituirlo, sulla centralità di queste tematiche e sull’urgenza di queste riforme.

È bizzarra perché talmente bottom up da sembrare impossibile…

Ci mettiamo intorno ad un tavolo e cominciamo a confrontarci e approfondire, tirando giù dati, riferimenti normativi e proposte concrete. Ne nasce un Position paper dal titolo: Il futuro è bene comune.

Il documento comincia a girare e passa tra le mani dei nostri Professori della Bocconi, poi di politici, poi d’imprenditori, poi di Ministri, fino ad arrivare sul tavolo di alcuni Commissari europei, raccogliendo consenso e simpatia, a volte anche critiche.

 

Ne nasce un Comitato: i3S, ovvero innovazione per il Terzo Settore.

Veniamo invitati come relatori al Forum della cooperazione internazionale indetto dal Ministro Andrea Riccardi; siamo selezionati tra le migliori idee di Italiacamp; cominciamo a far rete con il mondo dell’Università, del Terzo settore, della politica (in senso non partitico), della Finanza, dell’imprenditoria sociale come di quella for profit che fa CSR.

 Ne nasce un percorso, ancora in gestazione ma già strutturato intorno ad un obiettivo chiaro: aggregare la migliore massa critica del paese (e non solo) per sensibilizzare i policy maker sulla necessità di guardare al Sociale come ad un valore aggiunto, una risorsa, e non più come ad una spesa.

 

Fino ad arrivare al punto di oggi.

 

Mentre ancora stiamo discutendo le nostre tesi di Master, apprendiamo la notizia che una delle nostre proposte più importanti è stata recepita all’interno di un emendamento (il 3.2000) presentato al Senato sul ddl relativo alla Legge di Stabilità 2013; forse l’ultimo atto di questo Governo che, se non altro, ha dimostrato di saper guardare con competenza a ciò che avviene in Europa, al di là dei tanti corporativismi e veti incrociati che spesso ingabbiano le riforme in questo Paese.

La possibilità di distribuzione degli utili per le imprese sociali ex DLgs. n. 155/2006, riconosciuta da tale emendamento, rappresenta un passo in avanti che va nella direzione indicata dal nostro Documento, come anche da parte della più attenta Dottrina che ha avuto modo di scrivere in materia.

Essa rappresenta, dal punto di vista giuridico, una svolta molto significativa che avvicina l’Italia ad altri sistemi giuridici europei, ma che soprattutto le consentirà di attrarre importanti risorse finanziarie all’interno del capitale dell’impresa sociale ex lege, cosí come già accadeva per la cooperativa sociale attraverso le figure del socio sovventore, finanziatore e dell’azionista di partecipazione cooperativa.

Il riferimento più importante è quello già segnalato della Proposta di Regolamento sui fondi per l’imprenditoria sociale che la Commissione europea, e più nello specifico il Commissario europeo M. Barnier, stanno negoziando in questi mesi presso Parlamento e Consiglio

Con questa riforma sarà possibile anche per le imprese sociali attrarre investimenti in Equity che ne consentano la capitalizzazione, a tutto vantaggio dell’impatto sociale perseguito nei settori di cui all’art. 2 del DLgs n. 155/2006.

Ciò detto, non nascondiamo anche alcune perplessità in ordine ai tempi e agli strumenti di presentazione dell’emendamento e all’esigenza di un cap più simile a quello che vale per la figura del socio finanziatore nella società cooperativa. Anche la tecnica redazionale presenta dei dubbi interpretativi, ma molte delle critiche che già in queste ore giungono all’emendamento non sembrano giustificate nel merito; tra le tante estremamente discutibili, quella secondo cui la norma comporterebbe un grave costo erariale derivante dalla non imponibilità degli utili distribuiti.

 

Bene, comunque la pensiate e al di là delle diverse e legittime visioni..

una Lampadina si è accesa e insieme ad essa un dibattito più ampio ed importante.

 


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