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Essere in ferie ogni giorno

di Don Antonio Mazzi

Non fatemi ridere, o meglio non fatemi pensare che gli italiani siano cretini. Andare in ferie, spendere quello che spendiamo, agitarsi per mesi nel tentativo di trovare posti belli, che costano relativamente poco, in agosto, e poi smontare dall’aereo, dalla nave, dal camper e dalle macchine con la faccia di coloro che tornano da una via crucis (esagerato), mi pare comico, sarcastico. Eppure i medici mi confermano che dopo le ferie si moltiplicano richieste di visite, di controlli, di sedute specialistiche, di ricette per sedativi. Scusate: posso domandarmi se siamo o non siamo cretini? I quotidiani di questi ultimi e dei prossimi giorni, riempiono pagine su pagine per elargire consigli su “come gestire la fase delicata del ritorno alla normalità”. Il primo consiglio (che fa un po’ ridere), eccolo: vietato gettarsi nella routine. Vorrei tanto capire in che cosa consiste la routine. Fatto salva la macchina, perché appena a casa andremo a prendere il caffè, il giornale, l’aspirina in macchina, dove abita il verbo gettarsi? Se vai alle poste c’è coda e sportelli vuoti; se vai in stazione le macchinette risolvono il problema con il bigliettaio che ti da dell’analfabeta perché sbagli a cliccare; se vai al metrò anche lì tutto automatico; sulle autostrade hanno cominciato i lavori durante l’estate per essere pronti alla ripresa, e invece, vedete cosa sta succedendo; nelle scuole mancano i professori. Le uniche cose che funzionano sono le multe, le tasse e i giochini alle macchinette. Una ricerca intelligente (almeno secondo me) rivela che le ferie regalano una felicità appena appena superiore a quella che ci regala un animale domestico e inferiore alle attività che noi svolgiamo nei tempi liberi durante l’anno. Avranno, quindi, ragione i giapponesi che fanno appena dieci giorni di ferie e gli americani che le hanno annullate? Perché noi furboni di italiani, che ci facciamo trenta giorni con la pancia al sole, corriamo il rischio di essere più stupidi che furbi? Comunque, se vogliamo mantenere a lungo i pochi benefici acquisiti durante le ferie, non releghiamo gli svaghi solo nella pausa estiva. Sfruttiamo bene i week end. Godiamoci qualche concerto, qualche partito e qualche buon libro. Soprattutto il lunedì non viviamolo come un ritorno al purgatorio. Hanno inventato un termine inglese: hangover, cioè effetto contrasto. In parole povere: perché ogni lunedì dobbiamo avere mal di testa, mal di pancia, due linee di febbre, gli occhi strabici, sete, diarree e stanchezza infinita? Eppure non ci siamo ubriacati, non siamo andati a letto tardi, non abbiamo mangiato da strafogati. Niente di tutto. È solo “l’effetto contrasto”. Andiamo in rottura. Dalla bella vita al lavoro, alla scuola, al sudore, al padrone. Siamo povera gente che non sa trasformare le sua quotidianità in qualcosa di positivo, necessario, importante, qualificante anche se faticoso e talvolta doloroso. Essere adulti significa questo. Essere bambini, o peter pan, o immaturi significa invece aspettare che passino 330 giorni, per arrivare non si capisce dove.


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