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L’infrastruttura del 21° secolo? Il capitale umano

di Riccardo Bonacina

Il PNRR licenziato dalle Camere questa settimana dedica 83,5 miliardi di euro in tre Missioni che ci stanno particolarmente a cuore, Salute (20,23 mld, il 9% del budget totale); Inclusione e coesione (29,62 mld, il 13% del budget); Istruzione e Ricerca (33,81 mld, il 14% del budget). Ottantatre e passa miliardi per il 36% del budget totale tra PNRR, Fondo complementare e React EU, dedicati alla cura delle persone, al loro benessere e al loro sviluppo e crescita. Una scelta che migliora di molto le percentuali previste dalla prima versione del Piano, quella di Conte, e che percentualmente va anche oltre le scelte che contemporaneamente anche gli Stati Uniti si apprestano a fare.

Il maxi piano di investimenti in infrastrutture lanciato da un sorprendente Joe Biden, di circa 2.300 miliardi di dollari, prevede tra le «infrastrutture» anche il miglioramento dell'assistenza in casa ad anziani e malati (400 miliardi di dollari) e ai bambini (25 miliardi), 100 miliardi dedicati alla scuola. Stanziamenti che negli States hanno suscitato un dibattito relativo al fatto se sia giusto considerare la spesa dell’assistenza come investimento e come investimento in infrastrutture. Sul Financial Times la risposta a un dibattito che interessa anche noi, è stata un un grande e convintissimo sì.

Per prima cosa, perché l'andamento demografico fa sì che molti dei lavori del futuro saranno nell'assistenza alle persone. E sono lavori spesso impossibili da sostituire con macchine.
Secondo: anche l'assistenza e la cura possono essere generatori di ricerca avanzata, ad esempio nei settori dei farmaci, dei dispositivi sanitari, delle procedure mediche con l'aiuto, in questi campi sì, di big data, robotica e altre innovazioni tecnologiche.

“Quanto ai miliardi di dollari destinati alle scuole – scrive il Financial Time – investimenti del genere migliorano il capitale umano. E, sempre di più, questo sarà l’unico capitale che conta, visto che l'economia digitale semplicemente non richiede tanto capitale fisico quanto le aziende della old economy».

Da questo punto di vista dobbiamo cominciare a guardare il volontariato non come fenomeno marginale ma come possibilità di un nuovo assetto sociale e fermento dper la crescita del capitale umano. Come il 7 febbraio 2020 a Padova in apertura dell'anno di Padova capitale europea del volontariato, il presidente Mattarella aveva sottolineato: “Commette un errore chi pensa che l’impegno volontario, e i valori che esso trasmette, appartengano ai tempi residuali della vita e che non incidano sulle strutture portanti del nostro modello sociale. Al contrario, la dimensione della gratuità, unita alla responsabilità civica e a un forte desiderio di condivisione, produce riflessi e crea interrelazioni con ogni altro ambito della vita sociale”.


Investire di più in sanità, coesione e istruzione mette il turbo al tipo di capitale sociale che caratterizza le comunità di successo del futuro prossimo. È ora di riconoscere che, forse più di qualsiasi altro, il capitale umano è l’infrastruttura del 21° secolo. E il PNRR, almeno nella sua fase di scrittura, dimostra di averlo, in parte, compreso.

Non resta che attuarlo.


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