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Dialogo fra un idealista e un non so

di Giulio Sensi

Nel mezzo del cammin della mia vita mi ritrovai a non capirci più niente: il mondo che ascolta solo chi urla, chi urla che urla senza saperne niente, chi non sa niente che fa un sacco di strada nella vita, chi fa le strade che rimane senza lavoro, chi rimane senza lavoro che non sa dove sbattere la testa, un sacco di gente che ha sbattuto la testa eppure il lavoro ce l’ha. E ben pagato.

Con gli occhi fissi su una bussola impazzita, senza più sapere dove andare, mi fermai ad ascoltare un dialogo fra due amici della mia età. Due di quelli che ne hanno fatte di cose insieme e che per la prima volta dopo tanto tempo non sono d’accordo su molte cose. E per la prima volta dopo molto tempo hanno il coraggio di dirselo. Uno mi pareva un idealista, forse un po’ ideologico, l’altro mi pareva un “non so”, uno che “esercita l’arte del dubbio” o che “non ci capisce più un cazzo e non sa come uscirne”. Decidete un po’ voi come chiamarlo.

Il “non so” incalzava l’idealista.

NON SO: Senti ho poche certezze nella vita, ma una sì: che bisogna lasciare perdere tutte le convinzioni preconfezionate con cui siamo cresciuti. Soprattutto quelle di sinistra, le nostre. Meglio il pensiero libero, anche scomodo, Pasolini insomma.

IDEALISTA: A parte che Pasolini era tutt’altro che non idealista o ideologico come dici tu, ma poi ho il dubbio, questo si che ce l’ho, che sia un modo per smettere di indignarsi, di avvertire sulla pelle le ingiustizie. Per pensare solo a se stessi.

NON SO: Guarda che la cura di se stessi e la propria evoluzione sono l’atto più importante per cambiare le cose. Poi che c’entra, le ingiustizie fanno sempre schifo. Ma non si può passare il tempo a volare di ingiustizia in ingiustizia, indignandosi a ore, senza mai approfondire un argomento o capire il senso complessivo che ha. I tuoi amici sono bravi ormai a fare i rivoluzionari solo su facebook.

IDEALISTA: Ma come parli? Sembri un politico. Di destra. O di centro.

NON SO: L’aria di quello che fa comizi ce l’hai tu semmai.

IDEALISTA: Va bene, hai fortuna che non ho voglia di litigare. Metti in dubbio tutto, ma dove credi di arrivare in questo modo?

NON SO: Non lo so. So solo che le verità calate dall’alto mi fanno l’effetto contrario, mi spengono. Ti ricordi la storia del pensiero unico? Ecco a me sembra che oggi il mondo sia popolato da infinite centrali di pensiero unico: unico perché incrostato da ragioni che non spiegano più nulla del mondo. Unico perché incapace di dialogare con gli altri, anche se ininfluente.

IDEALISTA: Ma a cosa ti riferisci?

NON SO: Beh, alla politica, ma anche ai movimenti, al bisogno di cambiare il mondo, di migliorarlo, di renderlo più giusto. Ognuno ha una soluzione a tutti i mali. I mali sono tanti ed enormi e l’atto più onesto sarebbe ammettere che non c’è soluzione, non c’è solo una soluzione. È solo possibile un inizio di tentativo di migliorare le cose piano piano senza troppe pretese di fare rivoluzioni impossibili. Ognuno nel suo essere normalmente eroico.

IDEALISTA: Si va bene, ma così rinneghi la storia. Togli importanza alle rivoluzioni, ai movimenti che hanno cambiato la cultura e le società, ai grandi ideali che hanno mosso progresso e giustizia.

NON SO: Infatti questo è il punto che più mi angustia. Non so accettare che oggi le folle siano mosse solo da stupidità, da vecchie ideologie o da difese corporative. Guarda i sindacati, come si sono ridotti. A difendere i privilegiati.

IDEALISTA: Va bene allora non facciamo nulla, non difendiamo più nessuno e aspettiamo comodamente che tutti i diritti vengano distrutti.

NON SO: Non ho detto questo. Ho solo detto che nella nostra società vengono difesi solo gli interessi organizzati. Non c’è un avanzamento del perimetro dei diritti per chi non ce l’ha.

IDEALISTA: Su questo sono d’accordo.§

NON SO: Sei d’accordo perché sei un ideologico. Perché pensi che il mondo lo cambino solo i processi collettivi. Invece ognuno ha in mano le sue sorti. Soprattutto quando c’è crisi e le possibilità sono poche. Solo chi evolve se stesso può avere più possibilità, a meno che tu non pensi che debba essere lo stato ad assistere i cittadini fannulloni.

IDEALISTA: Va bene, mostri solo la tua ignoranza dei fenomeni. Sei tu che sei ideologico, anzi peggio, sei qualunquista. Vatti a studiare il reddito minimo, vai a vedere quanto ci si specula dentro il lavoro precario. Poi torna che se ne riparla.

NON SO: Eddai, semplificavo. Cazzo come vi prendete sul serio voi ideologici di sinistra.

IDEALISTA: Allora basta con questa storia delle ideologie. Non si tratta di essere ideologici, ma di avere degli ideali. Di avere dei sogni, degli obiettivi, delle speranze che non riguardano solo noi stessi e la nostra sfera privata, ma tutte le persone e la società.

NON SO: Queste cose le dicevamo 15 anni fa, e guarda ora come siamo ridotti. Che quelli che hanno vent’anni -come noi quindici anni fa- hanno meno possibilità e queste possibilità sono precluse anche perché esistono quelli che tu chiami diritti dei più adulti o dei quasi anziani. Che facciamo, aspettiamo che passi la crisi? O si fa un bel referendum per dire no?

IDEALISTA: Certamente non è attaccando i diritti che si risolvono le cose.

NON SO: Evidentemente le cose non cambiano se nessuno ci mette mano. Si chiama conservazione, si addice molto bene questo termine alle sinistre di oggi.

IDEALISTA: MA basta, ma tu sei ossessionato dalla sinistra, peraltro da quelli che hai sempre votato.

NON SO: No, sono ossessionato dalla mancanza di senso critico sulle cose, dal vedere gente che va avanti parlando ancora come si parlava venti o quarant’anni fa. E V O L U Z I O N E!

IDEALISTA: Ah sì, e per questa evoluzione tu perderesti qualsiasi valore? Ecco cosa vuoi tu, una società diseguale, con i ricchi da una parte e i poveracci dall’altra. Ma in fondo è questa la società che si sta costruendo, resta da decidere dove finirai. Ti auguro nei ricchi perché nei poveri ci si sta male. E poi ci si incazza da poveri e si ritrovano le motivazioni e gli ideali.

NON SO: Si vabbé questa retorica dei poveri. Col telefonino di ultima generazione e assistiti dallo Stato. Ma smettila, forse gli oppressi come intendevamo noi esistono ancora nel mondo, ma non in Italia.

IDEALISTA: Sai cosa sei tu? Un conformista. Uno che sta sempre dalla parte giusta. Ormai il Pd ti supera a sinistra. È tutto dire.

NON SO: Io conformista? Ah bello! io ho un pensiero e metto sempre in discussione tutti i pensieri preconfezionati. Non come te che prendi come oro colato quello che dicono i tuoi leader. Ora c’è Tsipras, no anzi quell’altro che si è dimesso, Varoufakis.

IDEALISTA: Va bene, ma io ti avverto. Poi ti avrò avvertito. La storia è fatta di ideali che hanno cambiato il mondo, di processi collettivi che hanno reso il Pianeta migliore o anche peggiore, per carità. Perdere fiducia nella possibilità di cambiare le cose insieme agli altri, pensare che solo l’individuo può influire sulla realtà è riduttivo e ti renderà più grigio. Pensaci, trova il modo di recuperare questa grande sensazione che ha reso nella storia possibili cose impossibili.

NON SO: Va bene, mi hai convinto. Ma anche io voglio avvertirti di una cosa. Metti sempre in discussione qualsiasi dogma. Perché prima ancora che urlare dietro uno slogan, il mondo si cambia tenendo il cervello pulito e funzionante, costruendo un pensiero solido, praticando il dubbio e la curiosità, agendo col buon senso e con il senso di ciò che è possibile. Non dividendo il mondo in buoni e cattivi. Che ne dici, ora possiamo ricominciare a fare cose insieme?

IDEALISTA: Non abbiamo mai smesso.


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