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Solidarietà & Volontariato

Rimborsi forfettari ai volontari: nessuno scandalo, ma gli ETS siano chiari e trasparenti

di Giulio Sensi

Colpisce in questi giorni un dibattito: nel mondo del Terzo Settore, e in particolare nel volontariato, si discute della riforma del terzo settore (ormai così matura da essere già caduta dall'albero e quindi letta) nella parte che riguarda i rimborsi spese ai volontari (articolo 17 del titolo III, "Del volontariato e dell'attività di volontariato). La nuova legge semplifica la disciplina in questo modo: non serve più presentare le pezze d'appoggio, ma nei limiti di 10 euro al giorno e 150 euro al mese i volontari delle organizzazioni di tutto il terzo settore possono avere da queste rimborsi forfettari. Lo ripetiamo perché sia chiaro: i volontari, non i dipendenti.

Qualcuno grida al pericolo: ma di pericolo si tratta? Intanto va detto che la pratica dei rimborsi spese forfettari anche se non era prevista dalla normativa (la Legge Quadro sul Volontariato si esprimeva a favore del rimborso delle "sole spese effettivamente sostenute per l'attività prestata, entro limiti preventivamente stabiliti dalle organizzazioni stesse") era già presente nel volontariato e nel terzo settore, tanto che alcune organizzazioni e anche diversi analisti da anni denunciavano come il principio di gratuità in alcuni casi fosse già derogato da queste pratiche non poco diffuse, visto anche l'inesistenza di tetti.

Il punto è questo: se la pratica è già diffusa, allora meglio che sia definita e quantificata, in modo da risultare credibile. 10 euro al giorno non sono poche, ma 150 al mese sinceramente non possono essere ricondotte al lavoro nero, né pensare che snaturino qualsivoglia principio di gratuità. La norma poteva prevedere, per chiudere a qualsiasi polemica, il divieto di ottenere nello stesso mese rimborsi spese forfettari da più di una organizzazione. Sarebbe stato meglio.

Se poi c'è un volontario che non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena e per 10 euro ogni due giorni fa volontariato e pranza, beh forse è un'opera meritoria da parte del volontariato permetterlo. A patto che nessuno venga sfruttato per fare manovalanza a basso costo. In ogni caso la norma prevede l'obbligo degli organi sociali competenti degli Enti di Terzo Settore, di deliberare sulle tipologie di spesa prima di concedere i rimborsi forfettari. È auspicabile, per evitare proliferare di fenomeni strani, che gli enti di terzo settore lo facciano e chiariscano i contorni del rimborso in maniera netta e credibile e che queso sia sempre ricondotto a spese effettivamente sostenute.


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