Cooperazione & Relazioni internazionali

I fantasmi del passato

di Wael Farouq

Gli europei continuano a fuggire dal loro passato. I musulmani, invece, continuano a fuggire verso il loro passato. Quale presente potrà riunirli, allora?

Due guerre mondiali hanno lasciato nella coscienza europea una ferita profonda, che fa sì che qualsiasi tentativo di creare e definire un significato per la vita, l’essere umano, la società o la storia sia sentito come un’esclusione nei confronti di tutto ciò che resta al di fuori di tale significato; un’esclusione che potrebbe minacciare il pluralismo e farci ricadere nell’inferno della guerra e della distruzione. Così, sono cadute le “grandi narrazioni”. È caduta la religione, l’ideologia e infine la scienza.

Al di fuori delle grandi narrazioni, ognuno di noi ha dovuto creare la sua piccola narrazione che, tuttavia, non facendo spazio a nessun altro, nasce morta, perché se fosse legata a “un altro” perderebbe la legittimità di esistere che le deriva dall’essere transitoria ed effimera. L’unica traccia che questa piccola narrazione lascia dietro di sé sono alcuni pollici alzati in segno di apprezzamento e alcune faccine dall’espressione sorridente o triste su Facebook. Ogni “qualità umana” è ormai oggettificata e trasformata in una “quantità” di segni che non consentono alla nostra piccola narrazione di mutarsi in grande narrazione, lasciandola invece prigioniera di un modello che si ripete all’infinito.

Dall’altra parte, il colonialismo e la successiva subordinazione politica, economica e culturale hanno lasciato nella coscienza araba una ferita profonda che fa sì che ogni tentativo di generare un significato per la vita, l’essere umano o la società sia visto come un consolidamento dell’umiliazione e una minaccia alla purezza delle origini, divenuta l’unica opzione cui ricorrere per lavare via l’onta dell’amore per il carnefice e della somiglianza con lui. Così, “le origini” sono diventate la grande narrazione che ha ingoiato le piccole narrazioni, impedendo loro di generare significato. Come potremmo generare significato se tutto ciò che facciamo è un’eterna ripetizione delle mitiche origini, al di sopra della realtà e della storia?

La civiltà occidentale, oggi, somiglia a un uomo che sceglie di castrare se stesso, perché non vuole generare un figlio malvagio. La civiltà islamica, invece, sembra un uomo che uccide tutti i figli che non somigliano a suo padre, che tuttavia lui non ha mai visto. Il primo mente a se stesso dicendosi che non ha bisogno di figli e che non gli importa del futuro. Il secondo mente a se stesso pensando che la somiglianza con un padre assente possa invertire la direzione del tempo. Il primo mente agli altri tentando di convincerli che i suoi nobili valori non hanno né radici né storia. Il secondo mente agli altri tentando di convincerli che i suoi nobili valori sono ancora in vita e non sono, invece, solo una maschera che nasconde la sua decadenza morale e la sua degenerazione umana.

In una delle sue famose storielle, Juha perde la chiave di casa. In strada, davanti alla casa, guarda in ogni angolo e capovolge ogni pietra, cercando la chiave smarrita. Alcuni passanti hanno pietà di quel vecchio disorientato e si mettono a cercare con lui, finché disperano di ritrovare la chiave perduta. A un certo punto, uno di loro chiede a Juha di indicargli dov’è caduta esattamente la chiave. Juha risponde: “È caduta dentro casa”. La gente, stupita della dabbenaggine di Juha, gli chiede con tono di rimprovero: “Ma perché allora ti sei affannato – e noi con te – a cercare in strada?!” E Juha, con tono di altrettanto rimprovero: “Perché la casa è al buio, mentre la strada è illuminata!”

Come Juha, preferiamo gettarci nel clamore, sotto la luce, nelle illusioni. Come Juha, sappiamo di essere degli sfrattati, spiritualmente e culturalmente. Sappiamo che la chiave per realizzare tutto ciò che diciamo sul pluralismo, sulla convivenza, sull’integrazione è là in quella casa buia: l’io. L’altro non esiste senza l’io. Il pluralismo non ha valore senza il significato. Non c’è altra via d’uscita se non riconquistare il significato, perché il vuoto lasciato dal significato sarà riempito solo dalla violenza.


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