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Famiglia & Minori

Il disagio delle non risposte

di Simone Feder

Nella lingua italiana la parola RESPONSABILITA’ deriva dall’aggettivo responsabile che deriva a sua volta dal latino “respondēre”: assicurare, rispondere a voce o per iscritto, rispondere alle esigenze, agli impegni o ai desideri.

Qualcosa però non quadra nell’ambito della cura delle dipendenze, qualcuno fatìca a coniugare responsabilità a risposte, perché, durante il convegno “Il Sistema dei Servizi per le Dipendenze in Regione Lombardia”, queste ultime sono mancate da parte di chi avrebbe invece dovuto darle in maniera chiara e rassicurante.

Hanno risposto le centinaia di persone presenti in sala, familiari, operatori, professionisti uniti dalla stessa richiesta di attenzione necessaria verso chi soffre e cerca un aiuto per rimettere insieme i pezzi di una vita faticosa.

Hanno risposto le comunità dando voce alla loro esperienza di decine di anni di accoglienza, di ricerca di innovazione coniugata ad una immersione totale nella realtà, sportelli costantemente aperti sul mondo del disagio a cui cercano di dare accoglienza nonostante la mancanza di risorse.

Hanno risposto i numeri che tristemente rivelano quanto il mondo delle dipendenze sia vorticosamente in aumento e in preoccupante evoluzione verso scenari sempre più patologici e multiproblematici.

Hanno risposto gli esperti che hanno reso visibile un sommerso in cui si coltivano i disagiati di domani, fatto di adolescenti soli a forte rischio delinquenziale e famiglie che faticano ad EDUCARE se non fortemente supportate dal contesto esterno.

Hanno risposto i referenti della III commissione Sanità e Politiche sociali che, organizzatori del convegno, hanno ribadito le necessità di dare seguito con fatti concreti alle parole spese in questi anni, ribadendo la necessità di un adeguamento economico e sostanziale alle richieste fatte a chi si occupa di cura e presa in carico.

Una risposta importante è però mancata, quella che tutti si aspettavano, quella di chi dovrebbe avere la responsabilità ultima e maggiore della presa in carico di queste persone.

Le responsabilità vengono chieste, a più livelli e verso sempre in più ambìti, ma le risposte mancano e non vengono date. E questo offende chi con dignità e professionalità porta avanti la propria missione oltre le responsabilità burocratiche e formali, perché oltre ad esse esistono quelle umane a cui nessuno può sottrarsi.

È ora di smetterla di scaricare la responsabilità sempre su altro (o altri), è ora di smetterla di burocratizzare la vita delle persone, è ora di smetterla di richiedere prestazioni e poi non mettere nelle condizioni di darle, è ora di smetterla di non valorizzare una tradizione educativa e di cura preziosa e unica per sviluppare la cultura dei tavoli infiniti e utili solo a se stessi.

Pubblico e privato non possono più essere concepiti come enti separati, è ora di prendersi un serio impegno verso le persone, senza nascondersi dietro a confini dettati da ambiti di competenza mai definiti, perché il disagio sta dilagando e non farà prigionieri!


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