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Cooperazione & Relazioni internazionali

ONG pride alla COP 19

di Sergio Marelli

La Conferenza internazionale di Varsavia sui cambiamenti climatici – COP 19 si è chiusa con il consueto nulla di fatto dettato dagli interessi degli speculatori e dall’assenza di impegni concreti da parte dei Governi dei Paesi ricchi. La grande novità di questa “edizione” 2013 sta nella decisione assunta dalle principali ONG internazionali di abbandonare la Conferenza prima del suo termine in segno di protesta e di solidarietà con le vittime delle catastrofi naturali ingenerate dai mutamenti del clima.

Dopo che per giorni si sono attesi impegni vincolanti e precisi per contrastare gli sconvolgimenti ambientali provocati dalla irresponsabilità degli sfruttamenti dell’ambiente operati da chi trae i propri profitti incurante dei danni e delle conseguenze sullo stato del pianeta e sulla sicurezza delle persone, verificato che i Paesi ricchi si sono rifiutati di attivare un meccanismo di intervento nelle situazioni di calamità e negli eventi estremi e constatato che questi stessi Paesi hanno declinato ogni impegno concreto per sostenere l’adattamento ai cambiamenti climatici dei Paesi poveri entro il 2020 così come per ridurre significativamente le emissione dei gas inquinanti causa del surriscaldamento della temperatura della terra, organizzazioni internazionali del calibro di Action Aid, WWF, Oxfam International, Firends of the Heart Europe, Greenpeace insieme a molti altri hanno lasciato il tavolo dei negoziati.

Si sono ripromessi di tornare al prossimo appuntamento della COP fissato per il 2014 a Lima con un supporto ancora più forte ed evidente della popolazione mondiale che intendono attivare con intensificazione delle campagne di sensibilizzazione, al prossimo appuntamento della COP fissato per il 2014 a Lima. 

Un colpo di reni inedito e al quanto singificativo che ridà dignità e ruolo alle organizzazioni di società civile certamenthe ciamate certamente alla mediazione con i tempi e le prassi della politica, ma che non possono e non devono rinunciare alla loro indipendenza e, quando serve, al loro ruolo di contestazione che ha nella dignità e nei diritti di tutte le persone un limite non negoziabile e non sacrificabile alle logiche della real politique di chi governa mosso dagli interessi dei forti dimenticandosi del diritto ad una vita dignitosa dei deboli e dei poveri. 


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