Cultura
Qui Giffoni, il Festival che rende protagonisti i ragazzi per un anno intero
Edizione numero 55 per la creatura di Claudio Gubitosi, per l'ultimo anno direttore della importante rassegna: passerà il testimone al figlio Jacopo. Un evento non solo cinematografico (99 i film in gara) ma anche sociale a tutto tondo, che coinvolge le famiglie. Qui gli adulti devono soprattutto ascoltare. Ospiti numerosi protagonisti del cinema internazionale e italiano. Da 30 Paesi arriveranno 5.000 giurati, tutti giovanissimi, per una manifestazione cha cambia pelle ogni anno

«È dal 1971, anno della prima edizione del Giffoni Film Festival, che mi pongo una domanda: come possiamo far crescere il protagonismo e la partecipazione attiva dei ragazzi in maniera concreta? Quando si parla dei ragazzi e si lavora per loro, non possono esserci attività spot o iniziative che durano pochissimi giorni. Per me c’è stato sempre un impegno molto forte, e non solo per renderli i protagonisti centrali: sono loro, infatti, i giudici della rassegna cinematografica cui assistono». Claudio Gubitosi, ideatore, fondatore e direttore del prestigioso Festival che domani, giovedì 17 luglio, aprirà a Giffoni Valle Piana (Salerno) la sua 55esima edizione, è legittimamente orgoglioso della sua creatura, patrimonio non solo della Campania e dell’Italia, ma addirittura di tutto il mondo: i 5mila giurati proverranno da 30 Paesi, «pronti a condividere storie, emozioni e visioni», come sottolinea lo stesso patron. Il progetto, che vede nella Regione Campania il partner principale, è realizzato sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed è sostenuto dal ministero della Cultura e da numerosi soggetti pubblici e privati. Sono 99 i film in competizione, 50 i registi internazionali, sei le anteprime e più di 20 gli eventi speciali in programma.

«Questo concetto di protagonismo lo ritroviamo nella sua massima espressione all’evento di luglio, ma durante tutto l’anno continua con la missione che Giffoni ha avuto sempre: quella di stare vicino soprattutto alle persone più deboli», riprende Gubitosi. «Abbiamo costruito reti e cooperazioni, collaboriamo con la prima scuola di recitazione della Calabria per non far andare via da lì i ragazzi, siamo attivi nei piccoli comuni della Basilicata dove si contano 700-800 abitanti, come pure in Sardegna, nel basso Lazio, in Puglia e in Veneto. Sosteniamo progetti speciali, per esempio contro l’abbandono scolastico e la povertà educativa. Portiamo avanti questo impegno attraverso i nostri formatori e altri soggetti che svolgono questo tipo di attività. Un anno intenso, nel corso del quale incontriamo centinaia di migliaia di ragazzi».
Molti dei quali arriveranno in queste ore in Campania.
Quando inizio a sentire le voci dei bambini che giungono a Giffoni, ogni anno penso che sia un vero e proprio miracolo. L’edizione 2025 era molto attesa. Quelli che erano bambini nel periodo della pandemia, oggi sono un po’ più grandi. E i ragazzi sono più adulti. Nel 2020 gli abbiamo tolto tutto, il Covid ha spezzato relazioni, amicizie, opportunità. Noi ci abbiamo messo quattro anni per recuperare queste relazioni. Questo è il festival più bello che io abbia mai firmato, è ritornato finalmente il grande Giffoni. Mi piace sottolineare la presenza delle famiglie, attraverso il gioco, i laboratori, le favole. Siamo tornati al Giardino degli Aranci, un luogo storico di questa cittadina, dove negli anni abbiamo fatto tante cose. Sono voluto tornare lì per dare spazio alla parola. Saranno gli attori e i sindaci a raccontare le favole ai bambini, senza utilizzare le immagini. Dirò ai bambini di creare le immagini con la loro immaginazione, lasciando spenti smartphone e tablet. E i musicisti suoneranno senza spartito, in un grande gioco collettivo che coinvolgerà le famiglie.
Non sarà soltanto una parentesi di divertimento, però.
Ci saranno anche i momenti di riflessione. Abbiamo dato e daremo ai ragazzi, come sempre, la possibilità di parlare. La voce. E gli adulti avranno il dovere di ascoltare. Nella sezione Impact ci sono quasi 200 giovani che arrivano da ogni parte d’Italia e si ritrovano per riflettere, interrogarsi e interrogare le persone, dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al presidente della commissione Cultura della Camera dei deputati, Federico Mollicone, da Maurizio Landini a Paolo Gentiloni, sui temi sociali più importanti. Parteciperà anche la ministra delle Disabilità, Alessandra Locatelli. Pur avendo 99 film in competizione, c’è un insieme di cose che vanno oltre il cinema e la cultura. La sezione più bella in assoluto si rivolge ai bambini dai tre ai sei anni: loro esistono, non sono soltanto il futuro. Quando entrano al Giffoni con i loro badge, sono più consapevoli di quanto la società li ama. A tutti loro dobbiamo dare amore puro.

Migliaia di persone seguiranno la 55esima edizione.
Bisogna respirare l’aria pulita di questo festival, che è fatta di un’energia incredibile. Si parla tanto di ambiente, ma qui viviamo proprio il concetto di rispetto. Abbiamo messo in cantiere tante iniziative laboratoriali su temi importanti, per esempio su come accogliere i bambini profughi con il Fami (il Fondo asilo migrazione e integrazione, ndr). E non dimentichiamo il divertimento, sono giovani e se lo meritano: alle 22 luglio apriremo la grande Arena, con il meglio della musica giovanile. Il festival, ovviamente, è fatto anche di film: ebbene, abbiamo individuato le migliori anteprime per queste fasce d’età. Il nostro è un carpet speciale, non c’è niente di rosso per terra perché non dobbiamo creare una distanza tra il pubblico e i grandi protagonisti del mondo cinematografico e dello sport, come Paolo Sorrentino, Toni Servillo, Tim Burton, Beppe Bergomi, Aurelio De Laurentis. Siamo nati dal nulla ma oggi mi dico orgoglioso di ciò che abbiamo creato.
Nel 1971 lei aveva 18 anni e tante speranze per il futuro. L’Italia, ma direi tutto il mondo, aveva una fisionomia completamente diversa rispetto a oggi.
Non a caso abbiamo scelto, per quest’anno, il tema “Diventare umani”. Prima era un’altra epoca, c’erano altri governanti, si viveva quotidianamente e con le piccole cose. È naturale, parliamo di 55 anni fa. Anno dopo anno, ho visto crescere e mutare le esigenze dei nostri ragazzi. Allora non c’erano le tecnologie, e neppure i telefoni, eppure abbiamo portato al Giffoni il meglio del mondo, a cominciare da Robert De Niro nel 1982, per proseguire con François Truffaut, il più grande genio e l’autore più serio che abbia guardato con attenzione al mondo giovanile. A volte abbiamo persino anticipato le esigenze dei giovani, ecco perché Giffoni cambia ogni anno. La sezione Impact nasce proprio da queste esigenze, mette i giovani nelle condizioni di poter essere ascoltati. I nostri film propongono anche temi molto forti, a volte discutibili, ma è importante che i ragazzi quando vengono al Giffoni possano appropriarsi di tutto, anche delle incertezze e delle debolezze. Credo di poter dire che si portino a casa tutte queste esperienze. Altrimenti non si spiega come mai, dopo 55 anni, questo Festival sia sempre attuale. È una cosa che stupisce pure me.
Si calcola che 400mila persone assisteranno a questa rassegna. Che cosa li spinge, a suo avviso?
Giffoni ha una cosa che altri eventi non hanno: lo spirito di Giffoni. La lealtà nei loro riguardi. Prima ci volevano dieci anni per capire come cambia una generazione; oggi dobbiamo cambiare ogni anno: dal 2024 ad oggi sembra passata un’era geologica, per ciò che stiamo vivendo in un mondo sconvolto che sembra non appartenerci più. Siamo ladri di sogni, abbiamo sottratto tantissimo alle ultime generazioni. Noi dobbiamo fidarci di loro e affidarci a loro. Siamo essere umani, e lo sappiamo. Ma lo siamo veramente? Lancio questa provocazione.
Papa Leone, all’ultimo Angelus, ha voluto inviare un messaggio augurale al vostro Festival.
Ha sottolineato la validità del tema e lo spirito che ci accompagna dal 1971. Raramente mi commuovo ma stavolta è accaduto. Vuol dire che abbiamo colpito ancora una volta nel segno. La società richiede valori e noi cercheremo di non farli mai mancare al nostro pubblico e ai nostri ragazzi.

Dopo questa edizione, passerà il testimone a suo figlio Jacopo.
La decisione nasce dalla consapevolezza che i tempi sono maturi per dare la responsabilità ai cento giovani che lavorano al progetto tutto l’anno. Sono cresciuti a pane e Festival, a volte con grandi sacrifici e dolori. È arrivato il momento di mettere in cammino questo gruppo, che sono orgoglioso di aver formato. Con mio figlio nuovo direttore generale e con il direttore artistico che inizierà a gennaio 2026 ma che lavora con me dal 2000, Luca Polito, sono certo che si proseguirà sulla strada tracciata. Io potrò dedicarmi finalmente ad altre cose, anche se da qui andrò via solo quando Dio vorrà.
Farà “soltanto” il presidente, dunque?
Mi dedicherò ad altri progetti, a narrare la storia di Giffoni, a girare per le università e le scuole, e spiegare perché e come ho fatto a creare questa favola. In questo paese c’era pochissimo, oggi c’è benessere perché si è sviluppata una nuova economia. I giovani hanno bisogno di narrazione, e io non mi tirerò indietro. Girerò l’Italia e andrò anche all’estero. E poi, ho un grande desiderio: negli anni Duemila ho realizzato la Città del Cinema, dopo un percorso di quasi 18 anni, poi la Multimedia Valley, un’arena da 5mila posti e un museo. Però manca il Campus. Vorrei dare l’opportunità a 180 giovani di restare in Italia, dando una particolare attenzione ai ragazzi del Sud, che spesso sono costretti a rinunciare ai propri sogni e alle loro ambizioni. Potranno fare alta formazione con esperti del mondo del multimediale e dell’audiovisivo. L’obiettivo è anche quello di produrre, soprattutto animazione.
Credits: foto di Giffoni Film Festival
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