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“Sconfinati”, il teatro sociale come forma di resistenza

di Alessandro Puglia

In un momento storico in cui echeggiano termini come “sbarchi selettivi” o “carico residuale”, il teatro sociale può essere un modello di resistenza. È quanto sta avvenendo al teatro Biondo di Palermo dove la compagnia teatrale Banned Theatre porta in scena “Sconfinati”, uno spettacolo itinerante, inclusivo dove il pubblico è chiamato a far parte del dramma umano di chi affronta la traversata nel Mediterraneo.

Ideato e diretto da Valentina Ferrante e Michela De Grandi, anche nelle vesti di attrici insieme a Luca Fiorino, Federico Fiorenza e Ramzi Harrabi “Sconfinati” prende in mano il pubblico, cinquanta spettatori per volta. Il palco diventa così una barca e si diventa ostaggi dei trafficanti libici, la percezione è quella di chi si ritrova nei centri di detenzione dove le speranze di raggiungere l’Europa si allontanano di ora in ora.

Lo spettatore non sa cosa aspettarsi perché i finali sono diversi: non sempre si riesce a salvarsi così come accade ai naufraghi in balia delle onde nel Mediterraneo centrale. I canti di scena sono affidati a Ramzi Harrabi, mediatore culturale di lunga esperienza e artista poliedrico. Totali sono le invocazioni a Dio nel momento della traversata, sconfinate le preghiere.

«Sulle onde ci siamo lamentati delle ferite che nel cuore dimorano da secoli./ Abbiamo così affrontato il mare,/ a casa nostra l’esilio è destino verso la terra di chi chiamiamo infedele,/ forse egli avrà pietà delle nostre ferite. / Fiori piantiamo in un campo ma le spine aumentano. / Onde a voi rivolgerò quando mi tradiscono, / quando non mi capiscono. / può darsi che mi proteggerete dagli uomini o dal Destino. / Barche andate avanti nel mare prima o poi troveremo il faro, sbarcheremo di nuovo/ su questa terra piena di spine che circondano le rose. / Onde onde onde a voi parlo». Ramzi Harrabi


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