Cooperazione & Relazioni internazionali

Dialogo civile: è ora di un passo avanti decisivo!

di Luca Jahier

Bruxelles, 14 novembre, la plenaria del CESE ha approvato quest’oggi a larghissima maggioranza (168 voti a favore, 3 contrari e 7 astenuti) il parere di iniziativa di cui sono stato relatore sulla Implementazione dell’art 11 del Trattato dell’Unione Europea, concernente la democrazia partecipativa e il dialogo civile. In una giornata di proteste e manifestazioni diffuse in tutta Europa, che dicono con grande chiarezza lo stato di sofferenza crescente dei cittadini in questa perdurante crisi; in una giornata in cui si è bloccata ogni conciliazione sul progetto di Bialncio 2013 tra Parlamento europeo e Consiglio Europeo (è la prima volta con le cionseguenze immaginabili), un simile atto del CESE non è certo la soluzione alla crisi, né tantomeno è la soluzione per invertire la rotta di una sfiducia crescente dei cittadini nei confronti delle Istituzioni. Ma come ha fatto acutamente osservare nel dibattito un collega della Repubblica Ceca, ricordando l’amara e pesante esperienza della crisi delle istituzioni sotto il regime comunista. “quando la gente ha perso fiducia nel sistema, l’unica soluzione per evitare l’implosione definitiva e ricostruire è allargare le possibilità di partecipazione al sistema, questo apre la strada alla ricostruzione di una adesione e di una ricostruzione delle fiducia democratica”. Condivido pienamente le parole di questo collega. E di seguito i punti salienti del discorso che ho tenuto oggi all’Assemblea del CESE nel presentare gli assi portanti eil quadro di riferimento delle proposte di questo parere.

 

Tutti abbiamo salutato la forza e la prospettiva emersa dalle conclusioni del Consiglio europeo di giugno e che si ritrova nel piano in quattro pilastri del Presidente Van Rompuy. Così come tutti ci siamo fortemente rallegrati per il magistrale intervento del Presidente Barroso al Parlamento europeo, ove ha presentato lo scorso settembre lo Stato dell’Unione 2012. Ciò che è coralmente emerso con grande chiarezza è l’urgenza di un rafforzamento decisivo della legittimità democratica dell’Europa di fronte ai suoi cittadini.

E’ la convinzione che solo una più grande trasparenza, una reale appropriatezza del progetto europeo e delle nuove e progressive scelte che si impongono, così come una più forte partecipazione dei cittadini e delle società civile organizzata sono le condizioni sine qua non per evitare la crescita degli estremismi, difendere i valori della democrazia, allargare la convinzione che ciascuno è chiamato a contribuire e sostenere un destino di integrazione, responsabile e solidale, sempre più comune.

E’ chiaro a tutti che la prima chiave di questo impegno è un rafforzamento del ruolo del Parlamento europeo insieme ai Parlamenti nazionali,  poiché il cuore della democrazia resta la democrazia rappresentativa, e questo sono gli articoli 10 e 12 del Trattato dell’Unione Europea.

Al loro fianco e tra questi due articoli vi è l’articolo 11, che fissa gli scopi e l’articolazione concreta della democrazia partecipativa, che noi definiamo come processo democratico di formazione dell’opinione pubblica e di dialogo permanente e strutturato tra le organizzazioni rappresentative della società civile e le istituzioni, ovverossia il dialogo civile.

Gli articoli 10, 11 e 12 rappresentano, insieme, il trittico del modello democratico europeo, che, soprattutto in tempo di crisi , va rafforzato, esteso e assunto tra le priorità politiche e operative.

Il parere che oggi viene presentato alla vostra approvazione è un perno chiave della missione istitizionale del CESE. Ancora ieri, il Vicepresidente della Commissione Europea, intervenendo al Bureau del CESE per discutere il programma di lavoro della CE per il 2013, ci ha detto che “La Commissione condivide la vostra ripetuta enfasi sulla promozione del dialogo civile e riconosce che il Trattato di Lisbona conferisce al CESE scopi addizionali nel suo ruolo di intermediario privilegiato nel dialogo tra le organizzazioni della società civile e le istituzioni”

E noi riteniamo che la sfida specifica del CESE sia fare di questo Comitato sempre di più un Centro di eccellenza di un dialogo civile trasparente e regolare, rafforzato e progressivamente capace di estendersi dalla piazza di Bruxelles ai livelli nazionali, regionali e locali.

Dopo quindici anni di dibattiti è ora di fare passi avanti decisivi in ordine ai prin cipi fissati e stabiliti nell’art. 11, il quale, lo ricordiamo, ricomprende quattro aspetti fondamenti: due già normati (le consultazioni della Commissione europea e l’Iniziativa cittadina europea) e due enunciati e in parte già praticati ma ancora largamente da sviluppare (l’obbligo di favorire le opportunità per le organizzazioni della società civile di far conoscere e scambiare pubblicamente le loro opinioni in tutti i settore chiave di azione dell’UE; l’obbligo per le istituzioni di mantenere un dialogo aperto, trasparente e regolare con le organizzazioni della società civile).

Dal 2010 chiediamo che la CE realizzi un Libro verde sulla implementazione dell’art 11, commi 1 e 2, che consenta così di pianificare una azione organica e progressiva. Ma questa richiesta ha finora trovato una decisa contrarietà da parte della Commissione.

Noi reiteriamo oggi questa richiesta, ma proponiamo anche un percorso forse più pragmatico ma immediatamente operativo, per andare avanti. Un percorso che consenta di partire da quanto si sta progressivamente facendo in molti ambiti per preparare una nuova fase più strutturata e più avanzata per la prossima legislatura.

Eravamo e siamo tutt’ora convinti che ogni istituzione sia chiamata a sviluppare azioni e strumenti a lei specifici, ma che sia anche necessario sviluppare un quadro di insieme, una strategia complessiva, coordinata e coerente per l’insieme delle Istituzioni. Perché, per il cittadini e per un dialogo civile più esteso e capillare, esiste un’unica Unione Europea. Soprattutto bisogna evitare di considerare l’art 11, 1-2 solo come affermazioni di principio e aventi carattere puramente descrittivo. Noi pensiamo che questo sia un testo prescrittivo, che fissa un preciso obbligo giuridico a fare e non si tratti semplicemente del riconoscimento di principi, ora fissati così autorevolmente nel Trattato.

E noi pensiamo anche che il CESE, organo consultivo delle tre Istituzioni, possa e debba giocare sempre più un ruolo chiave in questa partita applicativa.

Il parere contiene un insieme molto articolato di proposte operative, che si rivolgono a tutte le Istituzioni, ma anche al CESE medesimo e si organizzano intorno a tre assi principali.

1. Fare un bilancio strutturato, organico e ampio, delle diverse forme di partecipazione, consultazione, dialogo e cooperazione che sono state vieppiù sviluppate, in particolare da parte della Commissione e a tutti i livelli e settori, dopo il Libro Bianco sulla governance del 2001. Una valutazione che sia volta a quantificare e dare sistematicità a questo vasto insieme, ma anche a valutarne l’efficacia e l’impatto effettivo sul processo legislativo, ne rilevi i punti critici e ne individui infine le concrete possibilità di sviluppo, nel quadro del dialogo strutturato e regolare indicato dall’art. 11.

2. Realizzare una banca dati articolata, completa e progressivamente unitaria tra tutte le istituzioni e infine accessibile ai cittadini, circa il vasto insieme dei contatti e della molteplicità di forme di implicazione della società civile europea a tutti i livelli. L’obiettivo a medio termine sarebbe la realizzazione di un Rapporto annuale circa il dialogo civile a livello europeo, che sia strumento di rendiconto ma anche propedeutica ad una pedagogia di allargamento della partecipazione.

3.  Sperimentare qualche passo concreto nell’affiancare allo sviluppo delle tante forme settoriali di forme più complessive e trasversali di dialogo strutturale con le OSC, possibilmente in riferimento all’agenda delle priorità annuali dell’Unione Europa, più operativamente in riferimento al Programma annuale della CE che viene poi discusso con tutte le Istituzioni dell’UE.

Osiamo immaginare a questo proposito, in particolare alla luce della crisi odierna e delle sfide che essa rappresenta, la convocazione da parte del Parlamento europeo degli Stati generali dei parlamenti in Europa, implicando anche Parlamenti nazionali.

E a fianco di questo vorremmo lavorare per la convocazione parallela degli Stati generali della società civile europea. Duer appuntamenti volti ad indicare prioritù e strategie per l’Agenda dell’Europa che possano così incidere nel prevalente negoziato intergovernativo.

L’Unione Europea è molto cambiata in questi anni ed è oggi posta di fronte a grandi sfide. L’art 11 è uno strumento concreto, di grande rilevanza e a disposizione di noi tutti, per favorire una nuova stagione di investimento decisivo e appassionato dei cittadini nei confronti del rilancio e del rafforzamento del  progetto europeo. Il CESE ha la competenza e l’esperienza sul campo per giocare un ruolo trainante. Come diceva Jean Monnet, “Nulla si può realizzare senza i cittadini, niente può durare senza le istituzioni” E il CESE è l’istituzione chiave del dialogo civile europeo.

E’ dunque venuto il tempo di passare all’azione. Il 2013, Anno europeo dei cittadini, sia un momento di svolta vera e così sarà anche una buona preparazione per sollecitare un dibattito e una partecipazione importante verso le elezioni europee della primavera del 2014.

 

www.eesc.europa.eu/?i=portal.fr.soc-opinions.19332


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