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La Prossimità che cura

di Dino Barbarossa

Stiamo cercando di definire chi è buono e chi è cattivo, ma questa contrapposizione è già “cattiva” in se stessa e soprattutto non offre soluzioni per curare la Comunità universale dalle sue malattie.

È questo il tempo che dobbiamo vivere, non possiamo fare finta che non sia cosi, non possiamo sfuggirvi, tutto sommato non abbiamo neppure grandi “leve per innalzare il mondo”. Abbiamo lasciato che i potenti scegliessero per tutti noi, hanno prevalso opportunismo e corruzione, ci è sembrato più semplice ritagliarci un piccolo pezzo di benessere sociale pensando che non avrebbe fatto torto a nessuno.

In effetti, è cresciuta intorno a noi la “foresta” della povertà, del malessere, dell’esclusione, tanto che adesso ci sembra troppo, ci sommerge, ci rende l’aria irrespirabile. Siamo portati a cercare “colpevoli” che non esistono, sono solo il frutto delle nostre azioni od omissioni. Negli ultimi tempi assistiamo a rigurgiti di cittadinanza attiva che però appaiono estemporanei, balbettanti, mandano messaggi “populisti” a governanti “populisti”. Peraltro, l’aberrazione è che “populista” è il travestimento del “capitalista”, è il modo in cui chi detiene il potere arringa il popolo e ne ottiene il consenso. Intorno a questa impostazione, però, cresce solo degrado e distruzione: corruzione, criminalità, ghetti, violenza, ignoranza, …

C’è un metodo – a mio avviso l’unico – per ricostruire un sano pensiero comunitario, una nuova identità di popolo pensante, di società che esprime cultura, di comunità che si unisce per uno scopo. Quello che manca e che mancherà ancora ai finti populisti, è la capacità di connettere le persone, una capacità che si implementa con la conoscenza, una conoscenza che si implementa con la solidarietà, una solidarietà che si implementa con la prossimità.

Lo slogan di questi ultimi mesi #primalepersone ci interroga profondamente sul fatto che nasciamo tutti uguali e tutti originali e tutti insieme portiamo avanti la storia.

La persona non è sostituibile, né con un’altra persona (perché diversa per definizione), né con una macchina (perché priva di sentimenti per definizione). Se davvero crediamo nella sacralità della vita e della persona, spendiamo ogni istante perché il #rispetto per ogni essere umano prevalga. Non c’è solo una deriva semitista, ma una deriva di valori che porta ad indifferenza, insofferenza e, talvolta, odio.

#abbicuradime anche nei comportamenti ordinari e quotidiani, quando mi ferisci e mi colpisci, talora anche con cinismo e violenza.

#abbicuradime quando sono troppo piccolo e indifeso o quando la mia età o il mio corpo o la mia mente sono perduti .

#abbicuradime che ho commesso atrocità e mi sono pentito.

Negare questi valori, negare che #sonounapersona, produce l’inconsistenza umana, l’inutilità umana.

La cura allora è dare ad ogni persona piena dignità e costruire insieme la storia della propria Comunità.


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