Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Solidarietà & Volontariato

Ognuno resti a Casa propria

di Dino Barbarossa

Ognuno resti a casa propria, è un ritornello quotidiano, un modo per indicare che a casa mia non ti voglio, che il muro è alto e la porta è chiusa.

Ma infondo cosa significa casa? Chi ne parla? E a chi?

La casa è il luogo delle relazioni, il luogo che da sicurezza, agiatezza, ristoro. Ma casa è anche la Comunità a cui appartengo e con cui costituisco un’identità di popolo. E’ un concetto che geneticamente appartiene a tutti noi, al punto da diventare un bisogno primario. Senza una casa non sei nessuno, sei invisibile, emarginato e reietto. A pensarci bene però oggi casa è sinonimo di casta, serve a distinguere le persone dagli … altri uomini.

Allora forse dobbiamo andare più in profondità e cercare di capire se la parola uomo o persona appartiene a tutti o solo a coloro i quali fanno parte di una casta, che hanno uno status civile ed economico dominante, che hanno la loro Casa e di questa sono rappresentativi. Persone che hanno sentito il bisogno di ricercare, acquisire e comprare titoli aggiuntivi, di carriera e ricchezza per accumulare e gestire. E’ così che il potere si è nel tempo concentrato nelle mani di pochi, il benessere in poche porzioni di questa Terra, con una nuova forma di colonizzazione.

Cosi sono iniziate le migrazioni verso quelle terre dominanti, sperando di diventare parte della casta, di avere una casa. La migrazione è stata ed è fenomeno circolare, nel tempo ha riguardato tutti, c’è chi ha trovato casa, c’è chi e divenuto casta, c’è chi è ancora in viaggio.

Sono taglienti, come sempre le parole di Papa Francesco pubblicate da Avvenire www.avvenire.it/papa/pagine/il-papa-no-al-nazionalismo-accogliere-i-migranti.it Ieri il Pontefice ieri ha incontrato i componenti della Pontificia Accademia delle scienze sociali guidati dal Stefano Zamagni e ha ribadito che "ogni persona o famiglia che è costretta a lasciare la propria terra va accolta con umanità". Anzi, "in questa ottica il modo in cui una Nazione accoglie i migranti rivela la sua visione della dignità umana e del suo rapporto con l'umanità". Ecco allora riproporre i quattro verbi attorno alla questione migranti: accogliere, proteggere, promuovere e integrare.

Mi è sembrato un grande invito a tutti noi a costruire e divenire casa e reagire e agire a un tempo in cui gli uomini migrano, le guerre per il potere distruggono Città, Nazioni e persone, la strada diventa casa e le tempeste sociali producono povertà lasciando uomini e donne senza casa, senza dignità. Se questo ragionamento ha un senso allora la frase Ognuno resti a casa propria suona come auspicio. E’ la concreta possibilità che si scelga finalmente una sostenibilità per tutti, si aderisca al concetto per cui la terra può sfamarci tutti e se tutti si sfamano, nessuno morirà più di fame e di opulenza.

Proviamo ad accettare questa nuova profezia, questa nuova ma antica legge naturale che ci fa nascere nello stesso modo, da un amore e per amore, che non accetta idoli d’oro e si nutre di laica fratellanza. Ognuno resti a casa propria perché tutti hanno le medesime opportunità Ognuno resti a casa propria, perché tutti hanno la capacità generativa di cambiare il mondo, perché la terra sia casa per tutti.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA