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A chi pensa di bastarsi da solo

di Dino Barbarossa

Rossella Cutaia, collega da molti anni che da subito ha profuso energie nella Prossimità, ha scritto sul suo profilo facebook questa bella e intensa riflessione sul tempo che viviamo, rafforzando ancora una volta il convinciamneto che oggi più di ieri abbiamo bisogno di Prossimità.

"La prima volta sei impreparato, la seconda volta conosci e speri.

Il nostro 2020 è segnato da turbamenti che hanno sconvolto e coinvolto ognuno di noi, nonostante abbiamo ignorato ed ignoriamo ancora il cambiamento economico, psicologico e sociale che il Covid ha generato.

Alcune relazioni sono diventate #stabili in un momento di profonda instabilità. Ricongiungersi, abbracciarsi, guardarsi negli occhi hanno vestito di certezza alcuni rapporti di cui ignoravamo il valore, o semplicemente valore che davamo per scontato .

Molte altre relazioni sono state sopravvalutate, si sono costruiti ponti e meccanismi che ci hanno uniti ad alcuni piuttosto che ad altri, forse per affinità o quasi probabilmente per #connessioni.

Se da una parte attraverso le condivisioni di un mondo reinventato abbiamo messo nelle mani dell’altro tanta finta normalità mista quella spaventosa solitudine con attaccamento a nuove abitudini e interessanti nuove passioni, dall'altro c’è chi ha fatto di ogni incontro, reale o virtuale, un prezioso momento di scambio e reciprocità senza sprofondare nell’indifferenza.

Se il rapporto con gli altri è cambiato non possiamo non mettere al centro dell’attenzione un altro importante cambiamento, l’approccio con il nostro lavoro, con l’ambiente e con il denaro.

Ci siamo scoperti tutti indispensabili nelle decine e decine di call che abbiamo affrontato, abbiamo programmato infiniti incontri con l’altro, abbiamo preso conoscenza del lavoro dei nostri colleghi e molti hanno scoperto cosa significa accendere un pc da casa, portare a casa la responsabilità di un progetto comune e condividerlo, spesso a discapito del tempo che togliamo ai nostri affetti, con la propria famiglia. A mio avviso per tutti coloro che da sempre lasciavano il proprio lavoro fuori dalla porta di casa è una grande rivoluzione culturale!

Anche il rapporto con il denaro è cambiato, alcuni si sono ritrovati a navigare, per necessità o per noia o per disperazione, su tanti siti di e-commerce, altri hanno dovuto fare i conti con quello che iniziava a mancare e, anche li…,con parsimonia, tante di quelle cose che già i nostri nonni ci avevano lasciato in eredità in tempi non sospetti, fortemente ignorate, sono diventate oggetto di gratificazione, soddisfazione e per alcuni addirittura sfida! (penso al pane fatto in casa!).

E quante volte abbiamo alzato gli occhi al cielo! Troppe! In questi mesi ho sempre tenuto a mente una delle dodici le regole per il cristiano secondo Papa Francesco: Non lamentarsi «Un cristiano che continuamente si lamenta tralascia di essere un buon cristiano: è il signore o la signora lamentela, no? Il silenzio nel sopportare, il silenzio nella pazienza».

Quanta pazienza abbiamo sperimentato? Quanta normalità con pazienza nel tempo del Covid è diventata impresa? A quanta ma soprattutto a quale viva pazienza ci siamo affidati? Passo dopo passo abbiamo percorso strade sconosciute, ignorate, strade che portano dalla mia casa alla tua casa, chiedo perdono, è vero, le avevo ignorate.

Passando dalla mia casa alla tua casa ho goduto di tramonti nuovi, mai uguali, sono stati fonte di ispirazione e speranza, sono giunta alla mia verità.

Non esistono azioni, comportamenti e reazioni onnipotenti, ciascuno di noi ha sperimentato il bisogno dell'altro, la necessità di appartenere a qualcosa, a qualcuno.

La costituzione dell’Altro e la costituzione dell’Io si sono manifestati in una coincidenza temporale che definirei perfetta. Abbiamo trovato un “posto” , un “ruolo”, una “funzione” nel nuovo vecchio mondo solo grazie all'altro . C’è chi si è preso cura delle fragilità dell'altro trasformandole in punti di forza, chi è diventato complice di una effimera allegria, altri ancora si sono rivelati personaggi ipercritici travestiti da rivoluzionari. Infine ci sono coloro che si sono adoperati per tenere e mantenere equilibri precari prendendosi cura di se stessi e degli altri, nella piena totalità. .

Oggi ho paura, oggi ho paura più di ieri, ho paura per i “dimenticati” (spero in questi mesi di non aver dimenticato nessuno), temo per chi non ha avuto la possibilità di sperimentare ascolto e accoglienza ma ancor di più temo per coloro che pensano di bastarsi da soli. Adesso ci siamo colorati, siamo rossi, arancioni e gialli, sempre noi in pista fermi ad un semaforo, noi fermi in prossimità di una strada, inaccessibile, pericolosa, sbarrata. Noi, in qualunque parte del mondo a fare i conti con tanti progetti non compiuti, silenzi non ascoltati, promesse non mantenute ed un anno congelato ahimè ma ancora da vivere."


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