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Franco Battiato, un essere speciale

di Dino Barbarossa

Tanti sono i punti di riferimento che abbiamo perso durante questi due anni di pandemia e, fra questi, Franco Battiato, cantautore e impareggiabile musicista venuto a mancare il 18 maggio del 2021 provocando un grandissimo lutto, non solo nel mondo musicale, ma in tante persone ordinarie come me, che sono cresciute sotto l’ombra del suo mantello…. Sotto l′ombra sospiravi. Parlavi di una vita trascorsa…Lascia tutto e seguiti…Lasci un′orma attraverso cui tu stesso ti segui nel tempo e ti riconosci”

La “catanesità” che Franco Battiato ha sempre manifestato, scegliendo anche il ritiro di Milo sull’Etna per regalarci nuovi momenti di enfasi musicale, è stata per tanti di noi siciliani un balsamo interiore, un punto di riferimento per i sentimenti ed i pensieri sociali e politici.

In Giubbe Rosse (1989) lui canta il Sud, lui “Resta a Sud”, lui sceglie il Sud “ritornare a sud per seguire il mio destino. La prossima tappa del mio cammino in me, per trovare la mia stella e i cieli e i mari/prima dov’ero”.

La sua scomparsa è un altro momento di esaltazione della vita, ci fa riflettere. Perché Franco Battiato ci ha consegnato un suo testamento morale, spiegandoci che con la morte non finisce tutto, che la morte ci rende immortali. E lui, Franco Battiato, certamente ne rappresenta un fulgido esempio.

Nel testo “Torneremo ancora”…Un suono discende da molto lontano, assenza di tempo e di spazio
nulla se crea, tutto si trasforma…la vita non finisce è come sonno…la nascita è come il risveglio
Finchè non saremo liberi, torneremo ancora…

Franco Battiato è stato sempre e in vari modi impegnato a tirarci fuori dall’omologazione del “basso profilo” e a svolgere, con le sue canzoni, un ruolo di “coscienza critica”. Lo ritroviamo nel testo di Povera Patria: “Povera Patria schiacciata dagli abusi del potere, di gente infame che non sa cos’è il pudore. Si credono potenti e gli va bene, quello che fanno e tutto gli appartiene”.

Ė stato un italiano che ha amato il proprio Paese e questo amore lo ha spinto a non avere peli sulla lingua e a denunciare – con la potenza artistica della sua musica antica e moderna – fatti e misfatti. Già nel 1981, con Bandiera Bianca tuonava…“Quante squallide figure che attraversano il Paese/Com’è misera la vita negli abusi di potere”.

Nella sua carriera artistica, iniziata dopo la morte del padre (camionista e scaricatore di porto a New York) a Milano, sono stati fondamentali gli incontri (da Giorgio Gaber a Manlio Sgalambro)

Dopo una prima fase di discografia “di protesta”, nel 1969 il suo primo successo con il testo “E’ l’amore”: e' l'amore che mi prende piano piano per la mano
mentre l'acqua dietro ai vetri gia' discende lentamente”

Avviene qualcosa nella vita di Battiato, una crisi esistenziale che lo porta a dedicarsi completamente alla musica sperimentale, facendo un uso costante di strumenti e sonorità elettroniche. Sono gli anni in cui è visto come eversivo, strano, eclettico. Ma sono anche gli anni in cui cresce il suo interesse per la musica orientale. Tale fascinazione lo avvicinerà concretamente all'esperienza spirituale del sufismo, corrente mistica islamica.

Nasce così “l’era del cinghiale bianco”, un album con un esordio difficile, non del tutto compreso, ma che comprende un testo in dialetto siciliano che, per me, è una stupenda poesia: Stranizza d'amuri: “e quannu t'ancontru 'nda strata, mi veni 'na scossa 'ndo cori. ‘Ccu tuttu ca fora si mori,
na' mori: stranizza d'amuri, I'amuri” (E quando ti incontro per la strada, sento una scossa nel cuore. Nonostrante fuori si muoia, non muore: stranezza dell’amore, l’amore)

Bella l’amicizia musicale con Alice, che si esprime in pieno nel testo Il vento caldo dell'estate

I tempi del successo per Franco Battiato sono maturi, arriva nel 1981, La voce del padrone, con Bandiera Bianca, ma anche con Centro di Gravità permanente e Cuccuruccucù. In quest’ultima canzone si legge dell’”ira dei profughi afghani, che dal confine si spostarono nell’Iran”

Ma per me quello è il tempo di Segnali di vita, che considero uno dei testi più belli in assoluto, credo quello che ha dato un imprintig preciso al mio modo di essere e di vivere: Il tempo cambia molte cose nella vita, il senso le amicizie le opinioni, che voglia di cambiare che c'è in me. Si sente il bisogno di una propria evoluzione, sganciata dalle regole comuni, da questa falsa personalità.

E come non ricordare La stagione dell'amore che … “viene e va, i desideri non invecchiano quasi mai con l'età. Se penso a come ho speso male il mio tempo che non tornerà, non ritornerà più
La stagione dell'amore viene e va, all'improvviso senza accorgerti, la vivrai, ti sorprenderà. Ne abbiamo avute di occasioni, perdendole. Non rimpiangerle, non rimpiangerle mai…e gli orizzonti perduti non si scordano mai”

Si ritira a Milo, sull’Etna e – come scrivevo – inizia la parte più intensa della sua vita artistica, grazie anche all’incontro con Manlio Sgalambro, da cui nasce “La Cura”

Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore, dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte
e malattie, perché sei un essere speciale, ed io, avrò cura di te

Con l’elogio alla fragilità de “la Cura” devo fermarmi, non riesco a contenere l’immenso flusso emotivo presente nei testi di Franco Battiato. Certo è che le sue parole e i suoi pensieri sono stati penetranti, hanno istruito il mio cuore e segnato le mie azioni. E lo fanno ancor più adesso che non c’è più…ma “torneremo ancora” e apprenderemo ancora come rendere meravigliosa la vita.


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