Sanità & Ricerca

Italia

di Don Tullio Proserpio

L’altra sera sono uscito a cena su invito di Mauro Ferrari, per festeggiare una ragazza finlandese che ha conseguito il dottorato Phd conducendo uno studio in Cina.

Eravamo piu’ di venti persone, diversi giovani italiani, la moglie e le figlie di Mauro, alcune persone cinesi. Tutte persone che comunque lavorano presso il Methodist.

Avevo davanti una giovane donna cinese che non avevo incontrato prima e alla mia sinistra un uomo cinese che conosco avendolo incrociato e salutato in Ospedale.

Durante la cena ho spiegato dove lavoro e dove vivo a Milano. Ho detto che l’ospedale dove svolgo il mio servizio e’ analogo all’MD Anderson qui a Houston ma che e’ molto piu’ piccolo considerando che l’MD Andersone e’ per l’appunto enorme.

Mi ha sorpreso, e mi ha fatto riflettere, la risposta/commento che mi ha dato questo uomo…

Piu’ o meno il senso del suo discorso. Si’ l’MD Anderson e’ grande, ma cosa hanno scoperto all’MD Anderson, quali innovazioni hanno portato in campo clinico? In Italia avete scoperto e inventato molte cose (non so riportare molte delle cose che sono state scoperte in Italia, semplicemente perche’ non lo sapevo nemmeno…), mi ha citato Bonadonna con l’Adriamicina, Veronesi per la quadrectomia, ecc.

Voi siete un paese con non molte persone, gli Stati Uniti sono molti…

Era quasi piu’ orgoglioso lui quando parlava delle numerose scoperte italiane che non io che ascoltato basito rispetto alle sue affermazioni.

Mi e’ nata una considerazione, anche alla luce dei molti discorsi che con Carlo alla macchinetta del caffe’ – quanto mi manca!!!! – e non solo, abitualmente facciamo.

Forse storicamente l’Italia ha avuto la ‘forza’ e la capacita’ di giungere a determinati risultati, oltre che per il genio delle singole persone, anche per l’attenzione rivolta non primariamente al successo economico.

In altre parole l’attenzione al business era aspetto decisamente secondario. Al centro vi era il desiderio di ‘scoprire’ inventare qualche cosa di nuovo per poter aiutare e alleviare le fatiche e sofferenze delle epsone ammalate.

La spinta ideale era aiutare l’altro. Poi ci mettiamo il denaro, il prestigio, il potere, la debolezza umana, ecc. ma il cuore era aiutare l’altro.

Cio’ ha richiesto molto tempo di studio, di apprendimento, di lavoro sul campo ecc. I risultati si sono visti e ancora oggi sono il fiore all’occhiello in campo mondiale.

Probabilmente la ‘logica industriale’, il puntare al business, aspetti e realta’ nei quali mi sembra, ci stiamo buttando a capofitto, non consentono, o almeno rendono piu’ problematico, poter riproporre e conseguire risultati analoghi.

Forse l’Italia, proprio in quanto paese piccolo, anche numericamente, rispetto alle altre superpotenze, e’ chiamata a riconoscere la propria vera natura e puntare su quella. Diversamente mi sembra corriamo il rischio di fare la fine della rana o del rospo che voleva diventare grande come il bue (se non ricordo male la storia) fino a quando…


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