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Mi dia una benedizione

di Don Tullio Proserpio

Alcuni giorni fa ho accompagnato un amico a fare benzina per la macchina ad un distributore. Prima di fare benzina siamo entrati nel chiosco per comperare alcune cose. Dialoghiamo un momento con l’incaricato, un uomo i cui lineamenti somatici dicono la sua provenienza ispanica/sudamericana. Quando dico che sono italiano inizia a tessere le lodi dell’Italia. E quando il mio amico gli dice che sono un prete rimane perplesso e mi chiede conferma. Avendo ovviamente confermato di essere un prete, subito mi chiede di pregare per lui. Assicuro a lui il mio ricordo e la mia preghiera. Ci salutiamo e ci avviamo verso l’uscita per fare rifornimento alla macchina. Vedo quest’uomo che mi corre dietro e prima che uscissi, incurante delle altre persone presenti, mi si getta in ginocchio e mi chiede una benedizione. Rimango sorpreso e, rimanendo egli in quella posizione, prego per lui e la sua famiglia e impartisco la benedizione per lui e i suoi cari.

In vent’anni di sacerdozio un’esperienza del genere non l’avevo mai vissuta. Come ogni situazione che accade nella nostra esistenza ciascuno la legge e interpreta come meglio ritiene. Un disperato che si rifugia in questo gesto così strano dal quale spera di ottenere qualcosa di buono per se. Un gesto scaramantico tipico della cultura sudamericana. Un ignorante che non ha studiato e di affida all’irrazionale. Ecc. Anch’io offro la mia lettura. La conferma dell’autenticità del Vangelo. Sono i poveri che, con slancio naturale, si affidano al Signore, mettono la propria esistenza nelle Sue mani. Chi ha studiato e sa tante cose con maggior fatica si apre ad una proposta così profondamente umana come quella del Vangelo. Il povero, quindi in teoria ogni uomo, non sa dare risposte persuasive davanti ai grandi drammi che viviamo ogni giorno, non ultimo il terribile terremoto di questi gironi. Tuttavia proprio chi riconosce la propria povertà, il proprio limite, vive con la certezza che nulla di irreparabile potrà accadere, neppure la morte, perché ha imparato a riconoscere la presenza tenace e fedele di Dio che non abbandona mai i suoi figli, neppure nel momento della morte; non ci abbandona perché ci ama. La conferma e il segno che, come diceva il Cardinale Martini, lo Spirito Santo opera e agisce prima di noi e meglio di noi e ci precede sempre lungo le nostre strade.


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