Un intervento di Nicola Persico su lavoce.info spiega bene cosa stia accadendo a proposito delle dinamiche generazionali. E rivela che non sono i trentenni quelli messi peggio come ha detto Monti (qui il dibattito suscitato dalle parole del presidente del Consiglio). Nella distribuzione delle ricchezze sono stati messi a paragone i livelli del 1987 e quelli del 2008. Ebbene, fatta 100 la media della ricchezza delle famiglie italiane, si scopre che quelle con capofamiglia sotto i 50 anni sono tutte scese drammaticamente di livelli. I quarantenni sono passati da una ricchezza 125 a 98; i trentenni da 88 a 78. Ma quello che è davvero precipitato è il livello delle famiglie giovani, sotto i 30 anni, che da 82 sono scesi a 60. È questa la generazione che sta pagando in modo più pesante la crisi. Anche per un altro motivo, grave in prospettive: le famiglie impoverite riducono forzatamente l’investimento sulla formazione dei loro figli. Ma a livelli di istruzione più bassi, più bassi sono in prospettiva anche i redditi. Insomma è una spirale che se non viene in qualche modo interrotta, rischia di segnare drammaticamente il nostro futuro.
Gli anziani in compenso stanno meglio, perché il reddito dei capofamiglia ultra65enni è salito da una media di 65 sino a raggiungere 100. Sono in sostanza gli ultimi fortunati figli della prosperità. I giovani si possono consolare con l’aspettativa di vita, che in Italia secondo i dati Istat è ormai a 85 anni per le donne e 80 per gli uomini. Ma questo lo dicono i calcoli statistici: è altamente probabile che dalla realtà arrivino rettifiche. Difficile vivere a lungo se si è più poveri e se i servizi assistenziali e sanitari saranno sempre più per chi può permetterseli.
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