Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Media, Arte, Cultura

Non solo papi il 27 aprile…

di Giuseppe Frangi

 

Domenica scorsa mentre tutta l’attenzione era calamitata dall’evento globale di piazza San Pietro, ad Alba veniva innalzato agli altari Giuseppe Girotti. Si tratta di una beatificazione firmata il 27 marzo 2013 da Papa Francesco e se si guarda alla biografia si capisce il perché. Girotti era un frate domenicano nato nel 1905 e morto a Dachau nella baracca 26 il 1 aprile del 1945, giorno di Pasqua. A Dachau ci era finito perché  scoperto dai tedeschi nelle sue attività di copertura verso ebrei piemontesi: era stato arrestato nella casa dove si era nascosto il professor Giuseppe Diena, medico ebreo, popolare come “medico dei poveri”. A Dachau era stato rinchiuso il 5 ottobre 1944 e quei mesi vennero ricordati da tutti gli altri internati per la sua presenza, per la generosità verso chiunque e la sua apertura. Tant’è che quando morì, probabilmente “aiutato” da un’iniezione di benzina, sul suo letto appesero un cartello con scritto “qui dormiva san Giuseppe Girotti”.

Non è storia di eroismi la sua, quanto di silenziosa attenzione ai bisogni di tutti. Aveva studiato da biblista, pubblicando anche due libri, ma ciò che lo assorbiva di più era la sua attività tra la gente povera e umile, in particolare all’ospizio dei “poveri Vecchi” che era vicino al suo convento torinese. Non badava troppo agli aspetti formali; era baldanzoso e battagliero; povero e un po’ trasandato nel vestire e veniva accusato di essere troppo innovatore. E per quanto il domenicano Visitatore che era stato mandato per giudicare i suoi comportamenti lo definì “molto buono, servizievole e caritatevole come pochi” il 2 febbraio 1939 fu ufficialmente sospeso dall’insegnamento e trasferito di convento. Nel 1941 gli venne restituita la cattedra, ma era tempo di guerra e padre Girotti si trovò impegnato nell’aiuto alle famiglie ridotte alle fame. Aiutò nella clandestinità decine di ebrei, nascondendoli o facendoli fuggire. A chi gli obiettava, anche tra i superiori, i rischi di azioni così, ribatteva che erano “i portatori della parola di Dio” e “fratelli maggiori”. Se volete saperne di più, qui trovate la sua storia.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA