Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Attivismo civico & Terzo settore

Trasformiamo questa crisi in opportunità

di Bernardino Casadei

In questi giorni sono diversi i soggetti che stanno lavorando per scongiurare una riduzione dei benefici fiscali a favore delle donazioni che, di fatto, per come è stata impostata, significherebbe una loro sostanziale abrogazione. Per fortuna, il fatto che il Governo abbia ipotizzato una manovra che, essendo retroattiva, contraddiceva lo statuto del contribuente, oltre che i più elementari principi del diritto, lo sta costringendo ad una modifica radicale dell’impianto complessivo, il che giustifica un cauto ottimismo che però non deve affatto spingerci ad abbassare la guardia. L’accordo raggiunto oggi per lo meno ci garantisce contro la retroattività della norma e quindi, almeno per il 2012, i benefici rimangono, ma il Governa si riserva di dare risposte per quanto concerne l’introduzione di eventuali franchigie per il 2013 e quindi occorre tenere alta l’attenzione onde evitare spiacevoli sorprese. Il Governo non ha evidentemente capito che i benefici fiscali per le donazioni sono analoghi a quelli per le ristrutturazioni, che per questo non sono stati toccati, ossia incentivi che favoriscono comportamenti che sono utili per lo sviluppo del Paese. Mentre il mondo dell’edilizia è riuscito a mostrare come lo sviluppo del settore ha un impatto positivo per l’intera economia, il privato sociale non è riuscito a conseguire un analogo risultato. Dobbiamo rimediare sia ricordando che nel 2009, ultimo anno di cui si hanno dati disaggregati comparabili, le deduzioni e detrazioni per donazioni alle onlus sono costate all’erario 102 milioni, ma hanno generati quasi 400 milioni di contributi per la realizzazione di iniziative d’utilità sociale, sia raccogliendo dati e informazioni volte a mostrare i benefici che la società, ma anche il bilancio dello stato in termini di minori spese, hanno ottenuto grazie a queste donazioni. Questa crisi deve anche portarci a superare quell’atteggiamento sostanzialmente passivo, quasi fatalistico con cui accettiamo tutte le scelte che penalizzano il nostro settore. Il privato sociale nel nostro Paese coinvolge milioni di volontari, donatori, operatori, beneficiari, ha competenze specifiche nella mobilitazione della comunità e nelle gestione di campagne di sensibilizzazione, eppure quando si tratta di lavorare per il conseguimento di obiettivi comuni non riusciamo a coordinare i nostri sforzi e rimaniamo deboli e impotenti, salvo magari poi cercare la leggina o il contributo ad hoc che possa tutelare qualche esigenza particolare. Dobbiamo rimediare e trovare la forza per valorizzare il patrimonio di relazioni, fiducia e reputazione di cui godiamo così da conseguire quegli obiettivi di cui il nostro Paese ha così un evidente bisogno. Rimanere passivi non significa semplicemente accettare un ruolo marginale, ma anche privare la società italiana della sola alternativa possibile alla crisi dello stato sociale: la costituzione di una società solidale e sussidiaria. Infine è importante notare come da l’analisi che è stata fatta delle deduzioni e delle detrazioni per elaborare argomenti con cui scongiurare l’introduzione della franchigia appare come due terzi dei donatori utilizzano queste ultime, ossia le detrazioni, anche se sono sicuramente meno vantaggiose delle prime. Se si considera come le condizioni per poter usufruire delle due tipologie di vantaggio fiscale sono molto simili e comunque sicuramente non tali da giustificare una tale differenza, apparirà evidente come non stiamo aiutando i nostri donatori a massimizzare i benefici fiscali e quindi finiamo per privare noi e loro di risorse aggiuntive. Se a ciò si aggiunge che comunque gli italiani che usufruiscono dei benefici fiscali sono solo un milione e mezzo, mentre i donatori sono senz’altro molti di più, la nostra incapacità diventa ancora più manifesta e per certi versi anche colpevole. Dobbiamo rimediare attraverso un’adeguata formazione e sensibilizzazione dei nostri donatori e di coloro che li assistono nella compilazione della loro dichiarazione dei redditi. Quindi, rimbocchiamoci le maniche, raccogliamo dati e informazioni che mostrino il valore del nostro operato, mettiamo assieme le nostre energie, coltiviamo i nostri donatori. Assifero è a disposizione ed è pronta a mettersi al servizio di tutti coloro che condividono questa esigenza.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA