Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Attivismo civico & Terzo settore

Dispersi

di Bernardino Casadei

La dispersione scolastica sta innescando un meccanismo che potrebbe trasformarsi in una vera e propria bomba sociale. Come traspare nel bellissimo cortometraggio che Paolo Lipari ha dedicato al tema, spesso questi ragazzi non generano problemi nell’immediato. Privi di prospettive, come se la loro esistenza fosse già finita, osservano stancamente il susseguirsi delle giornate vivendo presso i loro genitori, ma non occorre essere dei fini analisti per immaginarsi le gravi conseguenze sociali che tutto ciò genererà per il futuro del nostro paese.

Per contrastare la dispersione scolastica, fenomeno che non siamo neppure in grado di quantificare in modo rigoroso, non basta il pur indispensabile orientamento. Essa non riguarda la sola terza media e i primi due anni delle superiori, ma ha le sue radici sin dalla prima infanzia e viene rafforzata dall’assenza di prospettive con cui si confrontano le nuove generazioni.

Le crescenti difficoltà che incontrano i genitori e più in generale gli adulti nel relazionarsi con i bambini sin dalla loro più tenera età, testimoniato dall’incremento degli accessi impropri ai pronti soccorsi pediatrici, che dal 2011 sono aumentati a Como del 30% così come le sempre più numerose richieste di intervento da parte della neuropsichiatria infantile, che nelle stesso periodo sono cresciute del 25%, impongono di intervenire dando vita ad una strategia articolata e complessa volta ad assistere le nuove generazioni dalla culla alla carriera.

Nel contempo l’assenza di prospettive, a Como la disoccupazione giovanile è triplicata raggiungendo il 36% dei minori di 25 anni, a cui si aggiunge la mancanza di opportunità concrete per partecipare alla costruzione della propria comunità, per cui i ragazzi sono normalmente oggetto e mai soggetto delle politiche pubbliche, oltre ad impedire di valorizzare tante energie che potrebbero contribuire al perseguimento del bene comune, finisce per spegnere ogni entusiasmo e speranza.

Per questo la Fondazione Comasca sta coinvolgendo tutta la comunità in un ambizioso progetto, “non uno di meno”, che mira proprio a creare una comunità che si prende cura dei propri figli:

  • aiutando i genitori a superare l’isolamento che spesso impedisce loro di stabilire una relazione emotivamente coinvolgente coi propri figli sin dalla più giovane età;
  • trasformando le scuole in beni comuni in grado di ricreare i legami comunitari e nel contempo evitare che i bambini vengano abbandonati alle sole lusinghe della tecnologia;
  • valorizzando le energie e il bisogno di protagonismo delle giovani generazioni e ciò mettendo a loro disposizione risorse affinché possano realizzare quanto ritengono giusto;
  • creando, attraverso una profonda trasformazione del privato sociale, concrete opportunità di lavoro per chi ha abbandonato gli studi e rischia di non poter più entrare nel mondo produttivo.
In tutto ciò la scuola ha naturalmente un ruolo fondamentale. Purtroppo un’attenta analisi del fenomeno sembra indicare come siano presenti dei meccanismi perversi che favoriscono proprio la dispersione. Per aggiudicarsi le risorse di cui hanno bisogno esiste per le scuole un concreto interesse ad espellere gli studenti meno adeguati, così da avere classi meno numerose e più omogenee, il che renderà l’insegnamento meno difficile e permetterà di conseguire risultati migliori e quindi di attirare nuove iscrizioni. Tale tendenza è testimoniata sia dai dati, basti pensare che nel 2013  a Como solo il 53,4% degli iscritti alla prima superiore è stato senz’altro ammesso alla classe successiva e che tale percentuale si riduce al 44,1 per gli istituti professionali; sia dall’utilizzo di sanzioni come le sospensioni che, a volte, danno l’impressione di sembrare più funzionali a garantire gli insegnanti contro eventuali ricorsi da parte dei genitori che a stimolare il recupero degli studenti.

Riflettere sugli incentivi che possiamo introdurre per controbilanciare fenomeni diventa quindi una priorità per chi vuole veramente contrastare la dispersione scolastica, evitando che i richiami alla buona scuola rimangano solo una sterile retorica priva di ogni reale prospettiva.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA