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L’intermediazione filantropica

di Bernardino Casadei

Una delle modalità più efficaci per democratizzare la filantropia istituzionale consiste nel diffondere l’intermediazione filantropica. Essa permette, anche a chi ha mezzi modesti o comunque non è pronto ad investire cifre particolarmente elevate in attività filantropiche, di entrare in questo mondo, allargando così la base sociale di un settore tradizionalmente molto elitario e spesso considerato con sospetto da parte dei cittadini e delle istituzioni democratiche. È questa consapevolezza una delle ragioni che hanno spinto alcune delle più importanti fondazioni tedesche ad investire somme importanti nella diffusione e nello sviluppo delle fondazioni di comunità, i principali intermediari filantropici esistenti al mondo, trasformando la Germania nel paese col maggior numero di questa tipologia di enti, seconda solo agli Stati Uniti[1].

L’intermediazione filantropica si concretizza nella decisione da parte di un’organizzazione che già persegue attività di beneficenza, di mettere a disposizione la propria infrastruttura, affinché altri soggetti la possano utilizzare per perseguire i loro obiettivi filantropici. Diversamente dalle attività di raccolta fondi, per cui l’ente sollecita donazioni per il perseguimento dei propri scopi, nel caso degli intermediari, la decisione su come debbano essere utilizzate le risorse rimane in capo al donatore, il quale può naturalmente anche decidere di delegarla all’intermediario, qualora pensi che quest’ultimo sia maggiormente in grado di dare concretezza ai suoi obiettivi filantropici.

Il donatore ha così immediatamente a disposizione gli strumenti fin qui elaborati dalla filantropia istituzionale coi benefici che ciò comporta. Costituire una struttura con cui erogare con efficacia le risorse che si vogliono destinare a finalità d’utilità sociale è un’operazione lunga, complessa e costosa, che solo i ricchissimi possono realizzare in autonomia. Per conseguire tale risultato è necessario investire somme consistenti, investimenti sensati solo se le risorse che dovranno essere erogate sono altrettanto importanti. Utilizzando un intermediario filantropico, il donatore non deve sobbarcarsi alcun investimento; ha a disposizione personale formato ed esperto oltre ad una struttura rodata utilizzabile anche per erogare somme modeste; può usufruire di tali servizi ad un costo marginale.

I servizi di un intermediario filantropico sono articolati e diversificati. In alcuni casi l’intermediario opera quasi esclusivamente come agente fiscale ed amministrativo. Esso offre al donatore quella che è stata definita la parte meccanica della filantropia, garantendo, per esempio, la massimizzazione dei benefici fiscali così come la gestione corretta di tutti gli oneri e gli adempimenti necessari affinché i contributi possano essere erogati nel pieno rispetto della normativa vigente e dei principi di una sana e corretta amministrazione. In pratica, l’intermediario mette a disposizione una macchina lasciandola quasi totalmente nelle mani del donatore, che la userà per conseguire gli obiettivi da lui stesso elaborati autonomamente.

In altri casi l’intermediario affianca all’assistenza tecnica un’attività di consulenza. Esso non si limita ad offrire gli strumenti tecnici, ma aiuta il donante a definire i propri obiettivi, affinché questi siano effettivamente coerenti coi suoi valori e con le concrete opportunità presenti nel territorio. L’intermediario, grazie alla conoscenza maturata con la gestione di molteplici iniziative filantropiche, può aiutare il donatore a meglio comprendere le vere conseguenze delle proprie strategie o ad individuare concrete opportunità con cui massimizzare l’impatto delle proprie erogazioni. Naturalmente lo sviluppo di questo ruolo consulenziale presuppone da parte dell’intermediario delle competenze specifiche che ben difficilmente potranno espandersi su tutti i possibili ambiti di intervento filantropico, in quanto impongono una specializzazione che potrà essere territoriale piuttosto che tematica.

Infine vi sono intermediari filantropici che svolgono un ruolo proattivo. Attraverso un’analisi approfondita di quelle che sono le principali sfide di un determinato territorio o comunità, essi individuano ed elaborano delle strategie ben articolate che poi presentano ai donatori, anche al fine di mobilitare e coordinare azioni ad ampio raggio capaci di conseguire quell’impatto per il quale è necessario ottenere una massa critica che singole attività, per quanto ben pensate, non possono generare autonomamente. In quest’ultimo caso la distinzione fra un intermediario filantropico ed un ente che raccoglie fondi per ottenere uno specifico cambiamento sociale non è sempre chiara e i ruoli rischiano di confondersi e di sovrapporsi. Di norma, ciò che caratterizza l’intermediario non è solo che persegue l’obiettivo finanziando altre organizzazioni, ma soprattutto che lo scopo ultimo rimane quello di promuovere il dono, conferendo ai donatori un ruolo attivo che spesso si concretizza nel lasciare a loro la scelta delle attività da sostenere.

Non è chiaramente possibile stabilire a priori quale, fra questi tre approcci o le loro ibridazioni, sia quello più corretto, in quanto la risposta dipende dalle esigenze specifiche dei donatori. Vi è chi sa esattamente cosa vuole, chi invece ha bisogno di essere aiutato e chi preferisce potersi integrare in un progetto di più ampie dimensioni in cui l’impatto del proprio contributo possa essere massimizzato. Bisogna poi considerare le condizioni in cui l’intermediario è chiamato ad operare. Così, offrire una consulenza su quelle che sono le opportunità specifiche di un determinato territorio è spesso impossibile per chi opera a livello nazionale od internazionale, mentre è difficile che una fondazione di comunità possa dedicare tempo e risorse per tenersi aggiornata negli innumerevoli ambiti di possibile intervento filantropico.

Promuovere l’intermediazione filantropica significa favorire la nascita di un ecosistema composto da una pluralità di soggetti che possano integrarsi, collaborare ed anche competere, così da offrire a tutti i donatori quel giusto mix di servizi ed assistenza che permetta loro vivere pienamente un’esperienza fondamentale per la loro crescita personale così come per quella delle loro comunità.

[1] http://www.buergerstiftungen.org/


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