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Sanità & Ricerca

Luca Tartaro, psicologo e sclerotico molto popolare sul web, è ospite oggi di Sclerotica con un bel racconto

di Noria Nalli

Da tempo volevo dare spazio ai miei colleghi sclerotici conosciuti sui gruppi Facebook. Ho il piacere di iniziare oggi con Luca Tartaro, psicologo e scrittore di Milano. Ho scelto questo racconto perché parla di una incidente molto comune a quasi tutti gli sclerotici una caduta! Auguri e buona lettura!

DOPO LA CADUTA

Dio, che botta!… Rotto qualcosa?… A parte il colpo alla testa, niente di grave…Non c’è sangue, niente, anche questa volta l’ho scampata… imparare a cadere è un’arte…Chiamatemi Gommolo.
Per qualche minuto meglio che resto a pancia in giù sul pavimento freddo con gli occhi chiusi… mentre mi riprendo penso che non sarò sempre così fortunato ma dai, un incidente banale, non facciamola tanto grave….Adesso rialzarsi da solo però sarà un casino… il privilegio di vivere da solo pur essendo malato di sclerosi multipla è in queste circostanze che si paga…

La gatta si avvicina e mi annusa, poi se ne va altezzosa. Nessun aiuto da parte sua. Io vedo la casa ad altezza di gatto. Sospetto che nel suo mondo la mia sia una malattia da prede. Resto immobile senza lamentarmi, se vivi da solo impari presto che lamentarsi non serve e poi il dolore della botta sta passando.
Ma tu guarda, quanta polvere c’è sotto l’armadio… quante gatte pelose, ma non erano state tirate via?… devo ricordarmi di mettere qualche straccio per terra, così se cado dò pure una pulita. Ah, ecco dov’era finita la biro… Diobono, almeno ci fosse qualcuno, chiederei aiuto… Devo fare tutto da solo… Voltarmi sul dorso, e che sarà mai… Mi accorgo che mi fa male il ginocchio… Forza!… No, non ce la faccio… Aspetta, mi riposo un attimo poi ricomincio, non posso mica restare tutta la vita a guardare per terra.

Che strano vedere la casa dal basso. Vedo la casa come un gatto… Vai! Forza!!!… Voltati!…. Dài dài… Ce l’ho fatta! Sono a pancia in su… Però il braccio morto mi è rimasto sotto… Calma, piano, tirarlo fuori. Ecco, è libero. Buongiorno soffitto, son tornato a vederti.
E adesso dove mi aggrappo?… Al tavolo, su, su, su!… niente, Madonna è peggio di prima… Mi sa che mi tocca strisciare sino al letto, che ha il bordo duro a cui posso aggrapparmi bene.

In questi anni ho elaborato tutte le mie tecniche. Sono pronto per un corso universitario: “cadere e rialzarsi, strategie, metodi, consigli”. Striscio sul pavimento tipo marine… ah, se mi vedessero adesso… Ecco, arrivato al letto, mi aggrappo.
Sono tutto impolverato e sudato, ma chi se ne frega… piano… Piano… Che fatica… Su, su…Ecco, ci sono… sono in piedi. Nessuno saprà quanto mi è costata una cosa così semplice ma sai la soddisfazione. Adesso però è doveroso riposarsi. Mi accascio sulla sedia.

Quante volte sono caduto in questi anni? Neanche le conto. E’ rialzarsi che ho imparato è un’avventura. Per questo cammino con circospezione, sempre aggrappandomi a qualcosa, per me è diventata una abitudine. Ma ogni tanto le gambe cedono. Ti ricordi quando sei caduto in bagno e sei rimasto tutte la notte sulle piastrelle?
Capita. Ieri mi sono commosso nel vedere dei bambini che correvano guardando in alto. Lo facevo anch’io da bambino di correre così.


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