«Come tessera di’ssocio c’ho il ducentosettantaquattro e come matricola di’mmilite dell’associazione sono ì numero seicento… e l’unico diciamo riconoscimento che c’era pe’ fassi vedere che s’era pubblica assistenza era rimasta solo la fascia co’ il nome perché tutto ciò che l’era dell’associazione l’era finito sotto l’acqua escluso le ambulanze che furono salvate quarcheduna portandole in chiesa di piazza Santa Maria Novella o in cima in cima alla stazione». A me questa cosa che a Firenze il 4 novembre 1966 ci fu qualcuno che forse si chiamava Giorgio e che salvò le ambulanze portandole sull’altare di Santa Maria Novella, ogni volta che ci penso e le immagino sull’altare, a me fa commuovere e mi ha fatto commuovere quando me lo ha raccontato Rolando Noferini che si muoveva con la sedia mentre parlava e usciva dall’inquadratura e dice: “Bisogna vedere se… poi c’è il fiato”. E mi commuove pure il lavoro fotografico che ha fatto oggi Mattia Marasco.
Crediti: Enzo Susini, detto Kappaviola, per la trascrizione linguistica
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